• Questa é la "Battaglia degli alberi", un poema recitato dai poeti celti per "giocare" delle partite molto importanti, delle vere e proprie guerre verbali.
  • Vorremmo far rivivere in qualche modo questa antica e strana tradizione, con il vostro aiuto.
  • Prossimamente troverete in questa sede alcuni spunti di lavoro.
  • Intanto, visto che questa proposta di lavoro é già stata formulata ad un gruppo di insegnanti, qualcuno ha già mandato un primo, piccolo ma significativo contributo.
  • Qui sotto troverete notizia di questi contributi, a partire, appunto, dal primo suggerimento.

Il contributo del professor Alfiero Cefalù - scuola media "Giovanni XXIII" - Senago (Mi)

Il secondo contributo del professor Alfiero Cefalù - scuola media "Giovanni XXIII" - Senago (Mi)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L'albero del mese - la tradizione - la battaglia degli alberi

Cad Goddeu

Le cime del faggio
hanno germogliato tardi,
si sono mutate e rinnovate
dal loro stato avvizzito.

Quando prospera il faggio
anche se incantesimi e litanie
aggrovigliano le cime delle querce,
c’è speranza per gli alberi.

Ho spogliato la felce,
spio attraverso tutti i segreti,
il vecchio Math ap Mathonwy
non ne sapeva più di me.

Giacchè di nove tipi di facoltà
Dio mi ha fatto dono:
io sono il frutto dei frutti raccolti
da nove specie di alberi:

prugna, mela cotogna, mirtillo, mora,
lampone, pera,
ciliegia selvatica e bianca
insieme alla sorba partecipano di me.

Dalla mia sede a Fefynedd,
forte città,
ho guardato gli alberi e le creature verdi
affrettarsi.

Rifuggendo dalla gioia
di buon grado si disponevano
sotto forma delle lettere principali
dell’alfabeto.

I viandanti si stupivano,
i guerrieri erano sgomenti,
al rinnovarsi di scontri
come quelli sostenuti da Gwydion;

sotto la radice della lingua
una lotta spaventosa,
e un’altra che infuria
dietro, nella testa.

Gli ontani in prima linea
principiarono lo scontro.
Il salice e il sorbo selvatico
furono tardi a schierarsi.

L’agrifoglio verde scuro
oppose risoluta resistenza;
è armato di molte punte di lancia
che feriscono le mani.

Dei passi dell’agile quercia
risuonarono cielo e terra.
“Robusto Guardaportone”
è il suo nome in tutte le lingue.

 

Grande fu la ginestra spinosa in battaglia
e l’edera in fiore;
il nocciolo fu arbitro
in questo momento incantato.

Rozzo e selvaggio fu l’abete,
il frassino crudele;
non si volge di lato per lo spazio di un piede,
punta diritto al cuore.

La betulla, seppur nobilissima,
non si armò che in ritardo,
segno non di codardia
ma di alto rango.

L’erica offriva consolazione
alla gente sfinita dalla fatica,
i pioppi durevoli
molto s’infransero.

Alcuni di essi furono scagliati via
sul campo di battaglia
a causa dei vuoti scavati tra loro
dalla potenza del nemico.

Valenti capi furono il prugnolo
con il suo frutto cattivo,
e il biancospino non amato
che indossa al stessa veste.

Il giunco che agile incalza,
la ginestra con la sua covata,
e il ginestrone che si comporta male
finchè è domato.

Il tasso che elargisce la dote
ristette imbronciato al margine della battaglia,
insieme al sambuco lento a bruciare
tra i fuochi che ardono,

Molto furente la vite
che ha gli olmi per accoliti;
con vigore la lodo
ai reggenti dei regni.

e il benedetto melo selvatico
che ride orgoglioso
dal “Gorchan” di Maelderw,
accanto alla roccia.

Indugiano al riparo
il ligustro e il caprifoglio
senza esperienza di guerra,
e il pino cortese.

Ma io, seppur ignorato
perchè non ero grande,
ho combattuto, o alberi, tra le vostre schiere,
sul campo di Goddeu Brig.

 

Tratto da "La Dea bianca" - Robert Graves - Ed. Adelphi

La battaglia degli alberi affonda le sue radici in un antico mito gallese, nel quale si racconta della lotta tra il re Arawn ed i figli del re Don (Amathaon e Gwydion); il fine della battaglia è quello di scoprire il nome segreto della divinità venerata dal popolo nemico.

La Cad Goddeau è anche una lunga poesia, o meglio un gruppo di poesie mescolate insieme, contenuta nel “Romanzo di Taliesin”; tale opera faceva parte di quel bagaglio di antichi racconti che ogni poeta o menestrello doveva ben conoscere.

Lo scontro descritto da Gwion non è una battaglia frivola, e neppure una battaglia vera combattuta fisicamente, bensì uno scontro svoltosi sul terreno intellettuale e combattuto nella lingua dei dotti.

La tradizione celtica attribuiva ai Druidi, i sacerdoti, il potere magico di trasformare gli alberi in guerrieri e di mandarli a combattere.

In definitiva la Cad Goddeau può essere letta come il racconto dell’espulsione di una classe sacerdotale dell’età del Bronzo dalla sua necropoli per opera di un’alleanza tra una tribù agricola da tempo insediata in Britannia e una tribù di invasori.