Non In Mio Nome

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Il movimento per i diritti del popolo palestinese e per la pace in terra di Israele

APPELLO N.I.M.N. ( = "Non in mio nome"), "il manifesto" 11 e 23 maggio 2001

Rispondiamo alla richiesta degli intellettuali, universitari e cittadini israeliani esprimendo la nostra ferma condanna della politica di repressione violenta e di blocco economico messa in atto dal governo israeliano nei confronti della popolazione palestinese. In questo contesto, scegliamo di esprimerci in quanto ebrei, per negare al governo israeliano la possibilità di legittimare il proprio operato dichiarando di agire in nome del popolo ebraico, del quale anche i firmatari e firmatarie di questo testo fanno parte. Con l'intenzione di contribuire con questo gesto alla creazione di una reale mobilitazione per una pace giusta e duratura nell'area, sollecitiamo un impegno del governo italiano e dell'Europa in favore dell'intervento immediato di una forza internazionale di pace, forse l'unico strumento utile ad interrompere questa ormai insopportabile spirale di sangue e di violenza e ribadiamo l'urgenza della ripresa delle trattative. Intendiamo anche sottolineare che a nostro avviso una pace giusta e duratura è raggiungibile solo attraverso: 

- La fine dell'occupazione militare della Cisgiordania e di Gaza e lo smantellamento degli insediamenti; 

- La creazione di uno stato palestinese a fianco dello stato israeliano sulla base dei confini del 1967, comunque sicuri per entrambe le parti;

- Il riconoscimento di Gerusalemme come capitale condivisa dai due stati. Contestualmente invitiamo il governo di Israele a: 

- Riconoscere che la nascita dello stato d'Israele, che rappresentò un modo con cui l'umanità cercò di riconoscere un debito contratto con il popolo ebraico nei secoli, determinò con la conseguente guerra del 1948 un fatto carico di drammi e terribili conseguenze per il popolo palestinese, e quindi ad accettare oggi di essere parte attiva nella ricerca di una soluzione concretamente attuabile del problema dei profughi; 

- Garantire parità di diritti e giustizia per i palestinesi con cittadinanza israeliana; 

- Operare per un'equa spartizione delle risorse tra i due stati, per la giustizia sociale ed economica per i loro cittadini e cittadine; - Impegnarsi a trovare la propria funzione specifica per un pieno inserimento culturale, economico e sociale nell'area. 

Sollecitiamo l'adesione a queste richieste soprattutto da parte di tutte e tutti coloro che a partire da queste convinzioni vogliono dire apertamente e con forza: "Non in mio nome", così come hanno fatto tanti ebrei in Israele ed in tutto il mondo. 

Vediamo in questo anche un modo per evitare che su questo conflitto pesino inconciliabili estremismi e fondamentalismi religiosi e politici, dai quali nessuna delle parti è esente. Siamo infatti fermamente convinti che solo su un terreno laico e democratico, che sappia porre al primo posto la giustizia ed i diritti delle persone tutte, sia possibile trovare una soluzione. Iniziamo da qui per costruire anche in Italia un movimento che si inserisca nella più ampia rete di discussione e mobilitazione internazionale, con l'obiettivo, anche a partire dalla richiesta di un informazione corretta su quanto sta avvenendo in Israele e nei territori occupati, di compiere passi concreti in direzione di una pace giusta per i due popoli.

Firme del 23 maggio (oggi sono aumentate) Barbara Agostini, Anna Belgrado, Andrea Billau, Marina Del Monte, Paola Canarutto, Cesare Cases, Sveva Haertter, Michele Luzzati, Patrizia Mancini, Alessandra Minerbi, Francesca Polito, Stefano Sarfati Nahmad, Claudio Treves, Eliana Nahmad, Silvio Sarfati, Daniel Amit, Enrico Luzzati, Sergio Sinigaglia, Eva Schwarzwald, Marina Nebbiolo Di Castri, Nicoletta Gandus, Ester Fano, Rebecca Zanuso, Gabriella Finzi, Bruno Bertolini, Dino Levi, Paolo Amati, Giunio Luzzatto, Renata Sarfati. (Per adesioni a questo appello apparso per la prima volta su "il manifesto" l'11 maggio scorso: nimn_italia@virgilio.it ).

 

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