Le imperfezioni del mondo perfetto
In CINA, prime rivolte di contadini (la setta dei turbanti rossi) contro i dominatori mongoli. Avviene in questo periodo una delle più storiche modificazione dello sterminato territorio cinese posto a sud est; quello che è oggi a Nord del Nepal, il Tibet, grande come la stessa Mongolia (1.200.000 kmq). Il dominio assoluto è degli abati buddhisti lamaisti Pag-mo-gru che hanno trasformato da secoli (dal VI) questa regione in un potente regno, molto appartato (soprattutto a sud) e nella terra dei grandi monasteri, il cui centro è Lhasa, con subito alle spalle la grande catena Himalaiana e il tetto del mondo, il Chomolungma (Everest). In questi anni non più efficacemente controllato dalla dinastia mongola cinese, nasce l'autonomia politica tipicamente teocratica del Tibet centrale. Ma la totale indipendenza e dopo tanti altri conflitti nei successivi trecento anni (con gli stessi monasteri) e con i mongoli (che comunque lasceranno sempre alla gerarchia lamaica il governo del paese) i monaci la conquisteranno solo nel 1655, al tempo del quinto Dalai Lama; ma durò nemmeno un secolo. E se già prima erano rimaste estranee alle assimilazioni etniche della grande civiltà cinese, nel vivere in isolamento su questo grande altipiano che è il più vasto ed elevato della Terra (in media 4000-5000 metri) ha fatto conservare non solo l'etnia a tutta la regione ma anche il singolare tipo di società, con limitate espressioni non solo artistiche culturali ma anche di sviluppo economico e -per scelta- del tutto assente quello tecnologico. Nel 1720 i cinesi manciù riconquistarono il Tibet imponendovi un protettorato e un loro dalai lama, il settimo.
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