Titolo originale: The legend of Deathwalker
Glossario

CONTROCOPERTINA

Insieme alla rappresentativa sportiva del Drenai, Druss, in veste di pugile, si reca nel Gothir per partecipare ai Giochi dell'Amicizia. Duranti tali giochi conosce il campione di pugilato del Gothir, Klay, e malgrado si debbano affrontare nella finale diventano immediatamente amici. Purtroppo, durante una rissa Klay subisce una grave ferita e Druss decide di recarsi nel santuario di Oshikai - Flagello del Demone, il grande guerriero Nadir, che questi ultimi ritengono il loro unico eroe nazionale, al fine di ritrovare gli Occhi di Alchazzar, due gioielli magici in grado di curare qualsiasi tipo di malattia o ferita. Ma altre forze hanno intenzione di procurarsi quei gioielli. Il ministro Garen-Tsen, consigliere del Dio-re, il pazzo monarca che regna sul Gothir, se ne vuole impossessare al fine di sfruttarne il potere per i suoi scopi. Per questo motivo manda Lord Gargan, con duemila soldati della Guardia Imperiale, nel territorio Nadir, per distruggere e saccheggiare il santuario. Druss, la Leggenda, dovrà schierarsi insieme al manipolo di coraggiosi Nadir per cercare di non far cadere i gioielli in mano al Gothir. Ad aiutarlo in questa impresa c'è Talismano, un giovane addestrato nell'arte della guerra dai Gothir. Ma oltre ad essere un abile stratega, Talismano è anche colui che dovrà trovare l'Unificatore: il Nadir dagli occhi viola che, come Oshikai - Flagello del demone, dovrà riunire tutte le tribù Nadir.


COMMENTO

Ancora una volta Druss si schiera coi più deboli... ovviamente uscendone vincitore. Dopo aver letto tre libri su questo personaggio (in ordine di stampa questo è l'ultimo, ma racconta fatti precedenti all'assedio di Dros-Delnoch, primo libro scritto da David) ho maturato una convinzione in più: Druss non può essere sconfitto. Può morire, certo... ma non può uscire sconfitto da un confronto, fosse anche contro un esercito: buon per Klay che non abbia dovuto affrontarlo! E anche quando muore, lo fa unpo' per propria scelta... come se la vita che conosce, l'unica che sa vivere, non avesse più alcun sapore. Forse Druss è un personaggio molto più complesso di quanto possa sembrare ad una prima occhiata. O forse sente solo la mancanza di Rowena. Spero che Gemmell abbia sofferto quanto me nel vederlo morire...

Mi è piaciuta particolarmente l'impostazione di questo libro: in pratica è un flash-back in cui Druss racconta, attendendo l'attacco dei Nadir sulle mura di Delnoch, di quando con i Nadir aveva combattuto spalla a spalla, in una difesa non meno disperata. Molto ben delineata anche la figura di Talismano: del resto, un personaggio così centrale di questo libro non poteva non essere ben descitto, dal momento che, in realtà, è molto più di quanto il suo nome può far sospettare...

 Voto: 7 


PROLOGO

La mezza luna, simile alla lama di una falce, brillava nel cielo illuminando la fortezza di Dros Delnoch e il campo Nadir. Pellin osservò le migliaia di guerrieri accampati ai piedi delle mura. Il giorno dopo essi avrebbero attraversato la breve striscia di terreno insanguinato, portando le scale, scagliando i rampini oltre le merlature, lanciando urla di battaglia e di morte, proprio come era successo poche ore prima, Pellin avrebbe avuto paura di quei suoni che sembravano potergli penetrare la pelle come centinaia di aghi ghiacciati. Il giovane non si era mai sentito cosí terrorizzato in vita sua e aveva desiderato di poter scappare, nascondersi, buttare via l'armatura fuori misura che indossava e correre verso sud, verso casa. I nadir si erano avventati contro le mura in diverse ondate, preceduti dalle loro roche grida di battaglia cariche dell'odio che provavano nei confronti degli assediati. Pellin aveva una ferita profonda nella parte superiore del braccio sinistro che pulsava e formicolava provocandogli dolore. Gilad gli aveva assicurato che tutto ciò significava che stava guarendo, ma c'era un ché di doloroso in quelle parole, come se contenessero la promessa di maggiori sofferenze a venire. Pellin aveva visto i suoi camerati contorcersi e urlare con la pance aperte dalle spade seghettate... II ragazzo cercò di allontanare quei ricordi. Un vento freddo cominciò a spirare da nord portando nuvole cariche di pioggia. Pellin rabbrividí e ripensò alla sua fattoria con il tetto in zolle di terra e il grosso camino di pietra. In una notte fredda come quella lui e Kara sarebbero stati a letto. La compagna gli avrebbe appoggiato la testa sulla spalla e la gamba sinistra in mezzo alle cosce. Sarebbero rimasti abbracciati, avvolti dalla luce morente del fuoco, ad ascoltare i lamenti del vento.
Pellin sospirò. 
"Per favore, fai che non muoia qua," pregò.
Erano partiti in ventitré dal villaggio e ora erano rimasti in nove. Si girò a fissare i difensori che dormivano avvolti nelle coperte, sdraiati sul prato tra il Muro Tre e il Muro Quattro. Quei pochi uomini avrebbero potuto fermare il piú grande esercito mai radunato? Pellin sapeva che non sarebbe stato possibile.
Riportò lo sguardo sul campo nadir e si mise a osservare la zona vicina alle montagne. I cadaveri dei Drenai, privi di armi e corazze, erano stati ammucchiati in quell'area e bruciati. Un fumo nero e denso si era levato dalla pira, e aveva stagnato sopra le mura del Dros per ore portando con sé l'odore nauseante della carne bruciata. Potevo esserci anch'io, pensò Pellin, ricordando il massacro avvenuto in seguito alla caduta del Muro Due.
Rabbrividí. Dros Delnoch, la piú imponente fortezza del mondo: sei spesse mura di pietra e un grosso mastio, non era mai stata conquistata. Tuttavia la fortezza non aveva neanche mai dovuto resistere all'assalto di un esercito di tali proporzioni. A Pellin sembrava che ci fossero piú nadir accampati davanti a lui che stelle nel cielo. I difensori si erano ritirati dal Muro Uno dopo una battaglia cruenta poiché quelli erano i bastioni piú lunghi e quindi piú difficili da tenere. Si erano rifugiati nottetempo dietro il secondo muro per evitare altre perdite. La difesa del Muro Due era costata un altissimo numero di vite umane. Il nemico aveva penetrato le difese ed era quasi riuscito a circondarli. Pellin, che era riuscito a malapena a raggiungere il Muro Tre, ricordava ancora il sapore acido della paura che gli aveva pervaso la gola, e il temibile tremore che aveva scosso il suo corpo quando era riuscito a issarsi oltre il bordo del muro e a ripararsi dietro la merlatura.
Perché lo stiamo facendo? si domandò. C'è molta di fferenza se i drenai si governano da soli oppure vengono dominati da Ulric, il Signore della Guerra? I campi produrrebbero meno granturco? Le vacche si ammalerebbero e morirebbero? Dodici settimane prima, quando l'ufficiale reclutatore dell'esercito drenai si era recato nel suo villaggio in cerca di uomini da arruolare, gli era sembrata solo un'avventura: poche settimane di guardia sulle mura della fortezza e poi di nuovo tutti a casa come degli eroi.
Eroi! Sovil era stato un eroe fino al momento in cui una freccia lo aveva colpito all'occhio strappandoglielo. Jocan era stato un eroe mentre giaceva a terra urlando cercando di trattenere con le mani gli intestini che gli uscivano dalla pancia.
Pellin aggiunse un po' di carbone dentro il braciere di ferro e agitò un braccio in direzione della sentinella che si trovava a trenta passi alla sua sinistra. L'uomo stava battendo i piedi contro la pietra degli spalti per cercare di scaldarsi. Lui e Pellin avevano cambiato di posto un'ora prima e tra poco sarebbe toccato nuovamente al suo compagno rimanere vicino al braciere. Sapere che presto avrebbe sentito molto freddo portò Pellin e dedicare maggiore attenzione al fuoco e vi distese sopra le mani godendosi il calore.
Fu allora che vide una gigantesca figura che si dirigeva verso gli spalti camminando con molta cautela tra i corpi addormentati dei soldati. Appena Druss cominciò a salire gli scalini il cuore di Pellin prese a battere piú forte.
Druss la Leggenda, il Liberatore del Passo di Skeln, l'uomo che si era recato in capo al mondo combattendo decine di battaglie pur di riprendersi la moglie. Druss dell'Ascia, l'Uccisore d'Argento. I nadir lo chiamavano Morte che Cammina e Pellin conosceva il motivo di quell'appellativo. Lo aveva osservato combattere e aveva visto la sua ascia tagliare e squarciare. Non era un mortale: era l'oscuro dio della guerra. Pellin sperò che il vecchio soldato rimanesse lontano da lui. Cosa poteva dire un novellino come lui a un veterano dello stampo di Druss? Con suo grande sollievo la Leggenda si fermò vicino all'altra sentinella e cominciò a parlarle. Pellin poteva vedere il compagno che spostava il peso da un piede all'altro nervosamente mentre il vecchio guerriero gli rivolgeva la parola.
In quel momento capi che Druss era l'incarnazione vivente di quell'antica fortezza, mai conquistata, tuttavia erosa dal tempo: meno di quanto lo era stata in passato, ma pur sempre magnifica. Pellin sorrise ricordando l'araldo dei nadir che aveva riferìto a Druss il messaggio in cui si chiedeva la resa della fortezza, pena la morte di tutti gli occupanti. II vecchio eroe aveva riso. "Nel nord." aveva risposto, " le montagne possono anche tremare quando Ulric scoreggia, ma qui siamo nel Drenai e per me il vostro Khan è solo un altro grassone selvaggio che non potrebbe pulirsi il deretano senza avere una mappa drenai tatuata sulla coscia."
Il sorriso di Pellin scomparve appena vide Druss dare una pacca amichevole sulla spalla dell'altra sentinella e quindi dirigersi verso di lui. La pioggia era cessata e la luna era tornata a brillare nel cielo. Le mani cominciarono a sudargli e le asciugò strofinandole sul mantello. Il giovane si mise sull'attenti quando vide la Leggenda che si avvicinava a lui a grandi passi con l'ascia illuminata dalla luce della luna. Pellin aveva la bocca secca quando appoggiò il pugno contro il piastrone della corazza per salutare il guerriero. "Rilassati, ragazzo," disse Druss, appoggiando la sua mitica ascia contro un merlo. Il vecchio allungò le mani sopra il braciere scaldandole, quindi si sedette con la schiena contro la merlatura e fece segno al giovane di sedersi al suo fianco. Pellin non era mai stato tanto vicino a Druss. Il tempo gli aveva scavato il volto conferendogli un'espressione granitica e gli occhi, pur sovrastati da folte sopracciglia, erano brillanti, chiari; Pellin scoprí di non riuscire a fissarli. 
"Non verranno stanotte," lo rassicurò Druss. "Arriveranno poco prima dell'alba e sarà un assalto silenzioso, niente urla di guerra."
"Come fa a saperlo, signore?"
Druss sghignazzò. " Mi piacerebbe dirti che la mia vasta esperienza nel campo della guerra mi ha portato a questa conclusione, ma la risposta è molto piú semplice. L'hanno predetto i Trenta e quelli sono delle persone in gamba. Di solito non ho mai molta fiducia nella magia e in tutte quelle stranezze, ma quei ragazzi sono dei combattenti superbi." Si tolse l'elmo nero e si passò una mano tra i folti capelli grigi. 
"Mi ha servito bene questo elmo." disse a Pellin, facendolo ruotare in modo che la luce della luna brillasse sul motivo d'argento a forma di ascia disegnato sulla fronte. "E non ho dubbi che domani farà bene il suo lavoro."
Al pensiero della battaglia a venire, Pellin lanciò un'occhiata nervosa oltre il muro in direzione del campo Nadir. Dal punto in cui si trovava poteva vedere gli assedianti dormire avvolti nelle coperte intorno alle centinaia di fuochi da campo. Quelli svegli o affilavano le armi o si erano riuniti in piccoli gruppi per parlare. Il giovane distolse lo sguardo e tornò a fissare i Drenai che dormivano esausti cercando di strappare qualche preziosa ora di sonno. "Siediti, ragazzo," gli consigliò Druss. "Non li allontanerai preoccupandoti."
La sentinella appoggiò la lancia contro il muro e si sedette. Il fodero della spada sferragliò contro la pietra e lui lo sistemò al suo fianco con dei gesti goffi. 
"Non mi abituerò mai a portare questa armatura," si lamentò Pellin. "Inciampo sempre nella spada. Temo di non somigliare affatto a un soldato."
"Tu sei lo stesso soldato che tre giorni fa si trovava sul Muro Due," disse Druss. " Ti ho visto uccidere due nadir, quindi aprirti la strada fino alle corde che penzolavano da questo muro. Quando hai visto un tuo compagno ferito a una gamba sei anche sceso ad aiutarlo."
"Ha visto tutto ciò? Ma c'era tanta confusione e lei si trovava nel cuore dello scontro!"
"Io vedo molte cose, ragazzo. Come ti chiami?"
"Pellin... Cul Pellin," si corresse. "Signore," aggiunse velocemente.
"Lasciamo perdere le formalità, Pellin," gli disse Druss in tono amichevole. "Stanotte ci sono solo due veterani che stanno tranquillamente seduti in attesa dell'alba. Sei spaventato?"
Pellin annuí e Druss sorrise. "E ti starai chiedendo: perché io? Perché dovrei rimanere qua ad affrontare l'intera nazione Nadir?"
"Sí. Kara non voleva che io andassi con gli altri. Mi disse che ero un pazzo. Voglio dire, che differenza fa se vinciamo o perdiamo?"
"Dopo cent'anni? Nessuna," rispose Druss. " Ma tutti gli eserciti invasori hanno con loro dei demoni, Pellin. Se dovessero sfondare, i nadir dilagherebbero sulla piana sentriana portando con loro morte e distruzione. Ecco perché dobbiamo fermarli. Perché tu? Perché sei la persona adatta."
"Io penso che morirò." disse Pellin. "Non voglio morire. La mia Kara è incinta e io voglio vedere mio figlio crescere alto e forte. lo voglio..." si zittí e il groppo che gli si era formato in gola gli impedí di continuare.
"Tu vuoi quello che tutti noi desideriamo, ragazzo," disse Druss, con calma. "Ma tu sei un uomo e un uomo deve affrontare le proprie paure o venirne distrutto."
"Non so se posso farlo. Continuo a pensare di unirmi ai disertori. Scappare via di notte e dirigermi a sud. Tornare a casa."
"Perché non l'hai fatto allora?"
Pellin rifletté qualche secondo. "Non lo so," rispose incerto.
"Te lo dirò io, ragazzo. Perché ti guardi intorno e vedi coloro che dovranno combattere ancor piú duramente poiché tu non sei piú al tuo posto e tu non sei un uomo che lascia agli altri il proprio lavoro."
"Mi piacerebbe crederlo. Veramente."
"Credimi, ragazzo, sono bravo a giudicare gli uomini." Druss scoppiò in un'improvvisa risata. "Tempo fa conobbi un altro Pellin. Vinse l'Oro durante i Giochi dell'Amicizia che si svolsero a Gulgothir."
"Credevo che fosse stato Nicotas," disse Pellin. " Mi ricordo della parata quando i nostri atleti tornarono a casa. Nicotas portava la bandiera Drenai."
Il vecchio scosse la testa. 
"Ma quello è accaduto ieri," disse Druss, sfoderando un ampio sorriso. "Stavo parlando dei quinti Giochi. Credo che si siano svolti circa trent'anni fa, molto prima che tu fossi anche solo un bagliore negli occhi di tua madre. Pellin era un brav'uomo."
"Furono i giochi a cui lei prese parte, signore? Quelli che si svolsero durante il regno del Re Pazzo?" chiese la sentinella.
Druss annui. "Non era nelle mie intenzioni. A quel tempo ero un contadino, ma Abalayn mi invitò a Gulgothir come parte della delegazione. Mia moglie, Rowena, mi spronò ad accettare l'invito; pensava che mi stessi annoiando della vita sulle montagne." Sorrise. "Aveva ragione! Mi ricordo che attraversammo Dros Delnoch. C'erano quarantacinque atleti, circa un centinaio di perdigiorno, prostitute, servitori e gli allenatori. Ormai mi sono dimenticato la maggior parte dei loro nomi. Mi ricordo ancora di Pellin perché mi faceva ridere e mi piaceva la sua compagnia."
Il vecchio guerriero rimase silenzioso, perso nei ricordi.
"Come ha fatto a entrare nella squadra, signore?"
"Oh quello! Il drenai aveva un pugile chiamato... dannazione a me se mi ricordo come si chiamava. La vecchiaia mi sta intaccando la memoria. Comunque, egli era un uomo dal carattere pessimo. Tutti i pugili portavano con loro gli allenatori e alcuni pugili apprendisti per potersi allenare. Quel tipo... Grawal, ecco come si chiamava! ...era un violento e aveva messo fuori gioco due dei suoi apprendisti. Un giorno mi chiese di allenarmi con lui. Mancavano tre giorni prima di arrivare a Gulgothir e io mi stavo veramente annoiando. Questa è una delle maledizioni della mia vita. Mi annoio facilmente! Cosí accettai e quello fu un errore. Molte delle donne del campo avevano l'abitudine di osservare gli allenamenti dei lottatori e io avrei dovuto capire che Grawal era un individuo che amava far colpo sulla folla. Tuttavia, cominciammo ad allenarci. In principio tutto andò bene, era bravo, aveva le spalle potenti ed era agile. Ti sei mai allenato con un pugile, Pellin?"
"No, signore."
"Beh, somiglia in tutto e per tutto a un incontro vero e proprio solo che tutti i pugni vengono trattenuti. Lo scopo di un simile allenamento è quello di aumentare la velocità e i riflessi del pugile. Purtroppo delle donne si sedettero vicine al punto in cui ci stavamo allenando. Grawal volle far vedere loro quanto era bravo e mi colpí con una scarica di pugni non trattenuti. Mi sembrò di essere stato preso a calci da un mulo e devo ammettere che la cosa mi irritò. Arretrai di qualche passo e gli dissi di contenersi. Quel folle fece finta di niente, riprese ad attaccarmi con forza e io lo colpii. Che io sia dannato se non gli ruppi la mascella in tre punti. Il risultato della mia reazione fu che i Drenai persero uno dei loro lottatori di punta e io mi sentii onorato di prendere il suo posto."
"Cosa successe poi?" chiese Pellin. mentre Druss si alzava in piedi e si sporgeva oltre il muro. La debole luce dell'alba cominciava ad apparire verso est.
" È meglio che la storia aspetti fino a stanotte, ragazzo," disse Druss, calmo. "Stanno arrivando!"
Pellin si alzò barcollando. Migliaia di guerrieri nadir si stavano avvicinando silenziosamente al muro. Druss lanciò un urlo di pericolo e il suono del corno echeggiò nell'aria. I guerrieri Drenai con indosso i mantelli rossi si svegliarono.
Pellin estrasse la spada con la mano tremante mentre osservava la marea di uomini. Centinaia di nadir portavano delle scale, mentre altri reggevano corde e rampini d'assalto. Il cuore della giovane sentinella batteva all'impazzata. "Dolce Missael," sussurrò. "Niente li fermerà!" Fece un passo indietro, ma in quel momento Druss gli appoggiò una delle sue larghe mani sulla spalla.
"Chi sono io, ragazzo?" gli chiese fissandolo con gli occhi freddi come il ghiaccio.
"Co... cosa?" balbettò Pellin.
"Chi sono io?"
Pellin sbatté le palpebre per asciugare il sudore che gli bruciava gli occhi. "Tu sei Druss la Leggenda," rispose.
"Rimani vicino a me, Pellin," disse il vecchio in tono torvo, " e li fermeremo." Quindi rise improvvisamente. "Non racconto molte storie, ragazzo, e odio essere interrotto. Cosí, quando ci saremo occupati di questa piccola sortita ti offrirò un bicchiere di rosso di Lentria e ti racconterò del Re-Dio di Gothir e degli Occhi di Alchazzar."
Pellin fece un profondo respiro. "Rimarrò con lei, signore," rispose.