Adorazione Eucaristica:

“ Quaresima tempo di conversione”

 

“La Quaresima, tempo "forte" di preghiera, di digiuno e di impegno verso quanti sono nel bisogno,

 offre ad ogni cristiano la possibilità di prepararsi alla Pasqua con un serio discernimento della propria vita,

 confrontandosi in maniera speciale con la Parola di Dio, che illumina il quotidiano itinerario dei credenti. ”

 (Giovanni Paolo II, Messaggio per la Quaresima 2003)

Introduzione

Siamo nel periodo di  Quaresima, il cammino di conversione che la Chiesa ogni anno ci invita a compiere per prepararci a vivere la resurrezione anche nella nostra vita. Questa sera, durante questa Adorazione Eucaristica  siamo qui per pregare e meditare insieme lasciandoci provocare dalla lettura dei brani del vecchio e del nuovo testamento.

In questa adorazione abbiamo cercato di dare particolare spazio al silenzio per far risuonare la Parola nei nostri cuori.

I brani che ci aiuteranno a riflettere sulle Scritture sono incentrati sull’importanza nel cammino di conversione della preghiera e  della ricerca di momenti di deserto in cui riflettere.

Inizieremo invocando lo Spirito Santo perché ci guidi in questo cammino di conversione e perché, in quest’ora di Adorazione, sostenga la nostra preghiera e apra i nostri cuori all’ascolto della Parola di Dio.

Lo invocheremo con il ritornello Vieni vieni spirito d ‘amore.

Reciteremo poi a cori alterni, uomini e donne, il brano del libro di Isaia.Cominceranno gli uomini.

Attraverso le parole del profeta, Dio spiega il vero significato del digiuno, che va al di là degli atteggiamenti esteriori di penitenza.

La Quaresima ci invita infatti ad una conversione interiore e profonda che ci renda degni di essere chiamati Figli di Dio.

Seguiranno i Vangelo di Luca e la Lettera di S.Paolo agli Efesini con i relativi commenti.

Subito dopo la lettura del commento alla lettera degli efesini inizierà il lungo silenzio di meditazione.

Prima di iniziare il silenzio ci avvicineremo in ordine all’altare per prendere ( cantando Adoramus Te domine)

uno dei piccoli fogli contenuti nel cestino, sul quale troveremo una frase tratta dal testo degli  Efesini. L’invito è quello di riflettere alla luce delle letture e dei loro commenti dando particolare attenzione alla frase contenuta sul foglio.

Seguirà il momento di condivisione.

Chi se la sente potrà leggere la frase su cui si è meditato durante il silenzio di adorazione e condividere le riflessioni e le preghiere.

Tra un intervento e l’altro ripeteremo il ritornello Adoramus Te domine.

Concluderemo con il Padre Nostro, la benedizione ed il canto finale.

 

 

INVOCAZIONE ALLO SPIRITO

 

Canto: Vieni vieni Spirito d ‘Amore (pag.125)

 

 

Dal libro del Profeta Isaia  (58, 3-8)

 

"Perché digiunare, se tu non lo vedi,

mortificarci, se tu non lo sai?".

Ecco, nel giorno del vostro digiuno curate i vostri affari,

angariate tutti i vostri operai.

Non è piuttosto questo il digiuno che voglio:

sciogliere le catene inique,

togliere i legami del giogo,

rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo?

 

Ecco, voi digiunate fra litigi e alterchi

e colpendo con pugni iniqui.

Non digiunate più come fate oggi,

così da fare udire in alto il vostro chiasso.

Non consiste forse nel dividere il pane con l'affamato,

nell'introdurre in casa i miseri, senza tetto,

nel vestire uno che vedi nudo,

senza distogliere gli occhi da quelli della tua carne?

 

È forse come questo il digiuno che bramo,

il giorno in cui l'uomo si mortifica?

Piegare come un giunco il proprio capo,

usare sacco e cenere per letto,

forse questo vorresti chiamare digiuno

e giorno gradito al Signore?

 

Allora la tua luce sorgerà come l'aurora,

la tua ferita si rimarginerà presto.

Davanti a te camminerà la tua giustizia,

la gloria del Signore ti seguirà.

 

 

                 

 

 

ASCOLTO DELLA PAROLA

 

Dal Vangelo di Luca

 

Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano e fu condotto dallo Spirito nel deserto  dove, per quaranta giorni, fu tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni; ma quando furono terminati ebbe fame.  Allora il diavolo gli disse: "Se tu sei Figlio di Dio, dì a questa pietra che diventi pane".  Gesù gli rispose: "Sta scritto: Non di solo pane vivrà l'uomo".   Il diavolo lo condusse in alto e, mostrandogli in un istante tutti i regni della terra, gli disse:  "Ti darò tutta questa potenza e la gloria di questi regni, perché è stata messa nelle mie mani e io la do a chi voglio.

Se ti prostri dinanzi a me tutto sarà tuo".   Gesù gli rispose: "Sta scritto: Solo al Signore Dio tuo ti prostrerai, lui solo adorerai".   Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul pinnacolo del tempio e gli disse: "Se tu sei Figlio di Dio, buttati giù;  sta scritto infatti:  Ai suoi angeli darà ordine per te,

perché essi ti custodiscano;   e anche:  essi ti sosterranno con le mani,  perché il tuo piede non inciampi in una pietra".   Gesù gli rispose: "È stato detto: Non tenterai il Signore Dio tuo".

 Dopo aver esaurito ogni specie di tentazione, il diavolo si allontanò da lui per ritornare al tempo fissato.

 

 

 

I Vangeli parlano di un tempo di solitudine di Gesù nel deserto, immediatamente dopo che ebbe ricevuto il battesimo da Giovanni. Gesù vi rimane quaranta giorni digiunando .Terminato questo periodo, Satana lo tenta tre volte cercando di mettere alla prova la sua disposizione filiale verso Dio. Gesù respinge tali assalti che ricapitolano le tentazioni di Adamo nel Paradiso e quelle d'Israele nel deserto, e il diavolo si allontana da lui “per ritornare al tempo fissato” (Lc 4,13).

Gli evangelisti rilevano il senso salvifico di questo misterioso avvenimento. Gesù è il nuovo Adamo, rimasto fedele mentre il primo ha ceduto alla tentazione. Gesù compie perfettamente la vocazione d'Israele: contrariamente a coloro che in passato provocarono Dio durante i quaranta anni nel deserto,  Cristo si rivela come il Servo di Dio obbediente in tutto alla divina volontà. Così Gesù è vincitore del diavolo: egli ha “legato l'uomo forte” per riprendergli il suo bottino. La vittoria di Gesù sul tentatore nel deserto anticipa la vittoria della passione, suprema obbedienza del suo amore filiale per il Padre.

La tentazione di Gesù manifesta quale sia la messianicità del Figlio di Dio, in opposizione a quella propostagli da Satana e che gli uomini  desiderano attribuirgli. Per questo Cristo ha vinto il tentatore per noi: “Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia compatire le nostre infermità, essendo stato lui stesso provato in ogni cosa, a somiglianza di noi, escluso il peccato” (Eb 4,15). La Chiesa ogni anno si unisce al Mistero di Gesù nel deserto con i quaranta giorni della Quaresima .

(Dal Catechismo della Chiesa cattolica (538-540) )

 

 

 

Breve momento di silenzio.

 

 

 

 

Dalla Lettera agli Efesini 6, 10-20

 

Per il resto attingete forza nel Signore e nel vigore della sua potenza. Rivestitevi dell’armatura di Dio, per poter resistere alle insidie del diavolo. La nostra battaglia infatti non è contro creature fate di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti.

Prendete perciò l’armatura di Dio, perché possiate resistere nel giorno malvagio e restare in piedi dopo aver superato tutte le prove. State dunque ben fermi, cinti i fianchi con la verità, rivestiti con la corazza della giustizia, e avendo come calzatura ai piedi lo zelo per propagandare il vangelo della pace. Tenete sempre in mano lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutti i dardi infuocati del maligno; prendete anche l’elmo della salvezza e la spada dello Spirito, cioè la parola di Dio. Pregate inoltre incessantemente con ogni sorta di preghiere e di suppliche nello Spirito, vigilando a questo scopo con ogni perseveranza e pregando per tutti i santi, e anche per me, perché quando apro la bocca mi sia data una parola franca,  per far conoscere il mistero del vangelo, del quale sono ambasciatore in catene, e io possa annunziarlo con franchezza come è mio dovere.

 

 

 

 

La fragilità e la vulnerabilità della creatura umana sono tali da rendere necessaria un'armatura per chi vuole impegnarsi nella lotta contro il nemico di Dio, l'avversario del Vangelo.

La comunità di Efeso si chiedeva: come fare per vivere davvero secondo il piano di amore salvifico di Dio?

Paolo inizia a rispondere con due esortazioni: fortificatevi nello Spirito e rivestitevi dell'armatura di Dio.

 

Nella seconda parte del testo, ci viene spiegato il motivo delle due esortazioni. Dobbiamo armarci appunto perché la nostra lotta è una lotta spirituale, contro i principati, le potestà, gli spiriti maligni. L'atmosfera in cui viviamo è satura

di potenze contrarie a Cristo e quindi la lotta si annuncia difficile.

 

 Nella terza parte, l'armatura viene descritta con sei metafore: la cintura, la corazza, i calzari, lo scudo, l'elmo, la spada. La prima metafora è la cintura della verità.

Dice Isaia 11, 5: «Cintura dei suoi fianchi è la fedeltà». La verità di cui si cinge come di una veste stabile colui che combatte è la coerenza; quella fedeltà che è coerenza piena, stile coerente di vivere e di agire.

Per poter combattere contro l'atmosfera maligna, l'atmosfera pestifera nella quale viviamo, occorre essere

armati di una profonda coerenza tra ciò che proclamiamo e ciò che dobbiamo internamente sentire e vivere tra noi.

La seconda metafora è la corazza della giustizia.

Questa corazza che ci cinge completamente, che ci difende, è il rivestirci di quei sentimenti che fanno gridare a Cristo per le strade di Palestina: «A Dio ciò che è di Dio” che gli fanno proclamare la giustizia del Padre e, come giustizia, l'opera di salvezza per chi si pente e il castigo per chi non si pente.

La terza metafora: calzati i piedi di alacre zelo per il Vangelo della pace.

La realtà della metafora è la prontezza a portare il Vangelo. Viene indicato l'ardore, il desiderio di predicare il Vangelo, sapendo che è benefico per gli uomini e che porta loro la pace. Quindi anche la gioia di chi ha trovato il tesoro.

Quarta metafora: in tutte le occasioni, impugnate lo scudo della fede.

 I dardi infuocati lanciati dal maligno sono la mentalità del mondo di peccato che, dal mattino alla sera e dalla sera al mattino, ci circonda e ci invita a interpretare cose e situazioni della nostra vita con metri esclusivamente psicologici, sociologici, economici, assalendoci da ogni parte per toglierci il tesoro della fede.

Lo scudo per opporsi a tale mentalità è lo scudo della fede, cioè la considerazione evangelica di tutta la realtà umana.

Quinta metafora: l'elmo della salvezza.

Vuol dire: accettate 1'azione salvifica di Dio in voi come unica vostra protezione, unica vostra speranza; vi protegge il capo perché essa è la cosa più essenziale.

Sesta metafora: la spada dello Spirito che è la parola di Dio.

Gesù, nella sua lotta contro satana, si difende citando gli oracoli di Dio: «Sta scritto...»; gli oracoli di Dio furono per lui, e sono per noi, difesa.

 

Nella parte finale del brano si legge un'esortazione intensissima alla preghiera. La caratteristica specifica della preghiera cristiana consiste nel fatto che essa parte da Cristo ed è mossa, guidata dallo Spirito. Bisogna pregare incessantemente, di continuo. Occorre inoltre vigilare nella preghiera affinché non sia abitudinaria o una sorta di monologo con se stessi, ma consapevolezza di essere davanti a Dio.

(Cardinal Martini, Ritrovare se stessi)

 

 

ADORAZIONE

Dopo l’esposizione del santissimo, ci si avvicina ordinatamente all’altare per prendere uno dei fogli contenuti nel cestino.

 

Rit. Adoramus Te, Domine.

 

 

CONDIVISIONE

Risonanze alternate dal ritornello.

 

Padre Nostro.

 

 

Preghiera finale:

Signore, converti a te i nostri cuori,

aiutaci  in ogni  giorno di questo cammino quaresimale

nella fede, nella speranza,

nell’impegno per la giustizia e la pace,

 affinché possiamo vivere in pienezza la Pasqua di resurrezione

 

 

 

Canto finale: Te al centro del mio cuore (pag. 109).