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"VITA
PASSATA" Riassunto: Seguito
di “L’alieno” – Max, Isabel e Michael devono recuperare i ricordi
della loro vita su Antar e chiedono l’aiuto di Tess. Il
sonno di Max era profondo, ma tormentato da incubi: rivedeva il viso
maligno di Wilson, la sua Liz legata ad una catena, i suoi amici stesi sul
pavimento in fin di vita ed infine vedeva gli occhi familiari di Logan che
gli ripeteva all’infinito di ricordare la sua vita su Antar. Si svegliò
agitato, si mise a sedere sul letto e si prese la testa fra le mani: “Ma
come faccio a ricordare? Non so neanche da che parte cominciare!” disse
tra sé e sé rabbiosamente ma, allo stesso tempo, con un senso di
impotenza. La sua ferma decisione iniziale cominciava ad incrinarsi mano a
mano che pensava alle conseguenze del suo gesto ed i pensieri ripresero ad
affollargli la mente: “Cosa c’è di così importante nascosto dentro
di me? E se ricordassi l’amore che provavo per Tess? Mio Dio, Liz
soffrirebbe di nuovo a causa mia e questo non posso permetterlo! No, non
posso ricordare, non devo, rischio di perderla per sempre e non voglio!”
Era ormai ora di alzarsi e Max, lentamente, si avviò in bagno. Aprì
l’acqua della doccia lasciandola scorrere perché raggiungesse la
temperatura adatta, si spogliò e si guardò allo specchio. Era pallido in
viso e gli occhi rivelavano che non aveva dormito molto: “Eh, Max! Hai
proprio bisogno di dormire, se tu ne fossi capace!!” disse
sarcasticamente tra sé e sé ed un sorriso amaro apparve sul suo volto;
poi si girò ed entrò nella doccia. “Ecco
fatto, signorina Parker! Il suo braccio è finalmente libero
dall’ingessatura. Mi raccomando, per qualche giorno cerchi di non
sforzarlo!” Il medico aveva finalmente tolto il gesso dal braccio di Liz
e la ragazza era felicissima. Aveva atteso a lungo quel momento, si
sentiva leggera, nonostante il braccio fosse un po’ indolenzito.
“Certo, dottore. Non si preoccupi; farò solo gli esercizi che mi ha
consigliato.” disse Liz che non vedeva l’ora di uscire
dall’ambulatorio. L’odore che si respirava in ospedale le ricordava
quei giorni di amnesia e rivedeva i visi preoccupati dei genitori, di Max,
di Maria e di tutti gli altri ragazzi ed erano immagini che voleva
dimenticare. “Se dovesse avere problemi, non esiti a chiamarmi. Questo
è il mio numero.” continuò il dottor Jackson allungando a Liz un
biglietto da visita. Liz guardò quel piccolo cartoncino bianco e ringraziò
il dottore, prese la borsetta lasciata sulla sedia e si avviò verso la
porta. Nella sala d’attesa l’aspettava la madre che, non appena la
vide uscire, si alzò dalla piccola poltrincina e si avviò verso di lei:
“Oh, tesoro! Tutto a posto? Cosa ha detto il dottor Jackson?” –
“Ha detto di non sforzare il braccio per qualche giorno e mi ha
consigliato alcuni esercizi per riabilitarlo. Tutto qui! E’ tutto a
posto!” – “Sono contenta! Ora spero che ti riprenda del tutto
dall’ultima brutta esperienza che hai vissuto!” e dicendo così la
donna abbracciò affettuosamente la figlia. Nonostante tutto fosse finito
per il meglio, di notte Liz aveva ancora gli incubi; sognava ancora quella
stanza illuminata soltanto da una piccola lampadina e la faccia di
quell’uomo mentre tentava di uccidere Max e si svegliava angosciata nel
cuore della notte. La madre era corsa più di una volta in camera sua
sentendola agitarsi e sapeva bene che Liz era ancora sconvolta. “Supererò
anche quella, vedrai!” la voce di Liz era sicura. Ora si sentiva bene e
una nuova forza cresceva in lei; adesso sapeva che avrebbe superato anche
quell’ultimo ricordo. “Forza andiamo! Spero di non entrare più in un
ospedale per un bel po’ di tempo!” e dicendo così, sorrise, prese
sottobraccio la madre e la sospinse leggermente verso l’uscita.
Raggiunsero il Crashdown che, come al solito, era pieno di clienti, ma
questo non impedì a Maria di soffermarsi un attimo con la sua migliore
amica non appena la vide entrare: “Ehi! Finalmente hai riavuto il tuo
braccio!” le disse sorridendo “Già, finalmente!” – “Era ora!
Qui c’è bisogno di una mano!” proseguì Maria con fare scherzoso, si
avvicinò a Liz e l’abbracciò. Pochi minuti dopo, anche il sig. Parker
andò ad assicurarsi che la figlia stesse bene e una volta abbracciata,
tornò in cucina per continuare il suo lavoro. Quando ebbe salutato tutti,
Liz salì nell’appartamento; sapeva che rimanendo lì senza fare niente
sarebbe stata d’intralcio e quindi decise di andare in camera sua. Si
era stesa sul letto e si stava guardando il braccio; si passava la mano
sulla pelle e notava con gioia l’aumentare della sensibilità. Le
sembrava fosse passata un’eternità dall’ultima volta che si era
accarezzata il braccio e invece… Lo squillo del telefono interruppe i
suoi pensieri, si girò sul fianco, prese il telefono e rispose:
“Pronto!” – “Ciao Liz, com’è andata la visita?” – “Ciao
Max! Tutto bene, finalmente mi hanno tolto l’ingessatura.” – “Non
avevo dubbi! Sei libera a pranzo?” – “Certo! Vuoi che ti tenga
libero un tavolo?” – “E’ un’ottima idea, visto la quantità di
gente che affolla il Crashdown! Potremmo sederci e parlare un po’ prima
che torni al lavoro.” – “Ritienilo già fatto! Ti aspetto!” –
“D’accordo! A dopo.” Riappese il telefono e tornò a stendersi sul
letto. La telefonata di Max era stata una sorpresa, non se l’aspettava,
e la cosa le aveva fatto un piacere immenso. Rimase lì ancora qualche
minuto e poi decise di andare ad avvertire il padre di tenere libero un
tavolo. “Forza
Max! Abbiamo ancora un sacco di lavoro da fare!” disse Brody appoggiando
una mano sulla spalla del ragazzo “Certo! Sono pronto!” disse Max
riponendo il telefono, e i due si avviarono verso la sala conferenze. Era
quasi tutto pronto, ma Brody era un vero maniaco della perfezione e voleva
essere sicuro che tutto fosse impeccabile. Durante tutta la mattinata, Max
era rimasto alquanto assente; era immerso nei suoi pensieri, quegli stessi
pensieri che non gli avevano permesso di dormire e che continuavano a
tormentarlo, ma non riusciva a toglierseli dalla testa. Questi pensieri lo
tenevano lontano da quello che gli succedeva attorno e gli era capitato più
di una volta di non ascoltare quello che Brody gli diceva, tanto da
farselo ripetere. Non era da Max e Brody se n’era accorto: “Senti,
Max! Cos’hai oggi? Ti vedo… distante! Ci sono problemi?” il tono di
Brody era amichevole e sincero. Brody teneva molto a Max, gli piaceva, era
un ragazzo serio e volenteroso e più che un dipendente lo riteneva un
amico. Mostrava sempre interesse per quello che Brody faceva ed avevano
passato ore ed ore a parlare del rapimento di Brody da parte degli alieni
e questo gli era capitato di rado con le persone che gli stavano vicino.
Pochi rimanevano ad ascoltare quello Brody aveva da raccontare in
proposito, tutti pensavano che fosse matto, tranne Max. “Niente Brody!
Sono solo un po’ stanco! Sai… tutta la storia del rapimento di Liz mi
ha sfinito e non ho ancora recuperato del tutto le forze!” Non era certo
la pura verità, ma neanche una bugia. Lo sforzo che aveva fatto per
contrastare gli attacchi di Yanor l’aveva costretto ad utilizzare i suoi
poteri per un tempo molto prolungato, e non essendoci abituato, ne
risentiva ancora. “Già! Ti capisco. La preoccupazione è una condizione
che ti sfinisce!” Ci fu un attimo di silenzio e prima che i due
entrassero nella sala conferenze, Brody gli mise un braccio sulle spalle e
guardandolo, sorrise: “Tieni duro ancora un po’! Domani è il giorno
della conferenza, dopodichè ti lascerò libero per un settimana!” Max
sorrise, aveva bisogno di riposo e quelle parole lo sollevarono un po’,
poi Brody continuò: “Ma per adesso ho bisogno del tuo aiuto, sei
l’unico su cui possa contare veramente!” – “Non ti preoccupare!
Non ti lascerò solo in mezzo all’orda di gente che sarà qui domani!”
disse sorridendo e poi continuò: “E a pensarci bene, una settimana di
riposo me la merito proprio, quindi ci conto!” – “Hai la mia
parola!” affermò Brody sorridendo a sua volta e i due entrarono nella
sala per completare gli ultimi ritocchi. All’ora
di pranzo Max si recò al Crashdown Café, e non appena fu entrato, vide
Liz a sedere al loro solito tavolo che, come promesso, era riuscita a
mantenere libero. Si recò dalla ragazza, le diede un bacio sulla guancia
e si sedette di fronte a lei. Avrebbe voluto abbracciarla, baciarle le
labbra ma sentiva su di sé gli occhi vigili dei genitori di Liz e pensò
che non era il caso di esagerare, e poi avrebbe potuto baciarla più
tardi, quando finalmente si sarebbero visti da soli. “E’ bello vederti
senza il gesso! Allora, raccontami cosa ti ha detto il dottor Jackson!”
esordì Max con un sorriso. Con poche parole Liz gli spiegò tutto, ma
aveva notato il viso stanco del ragazzo, nonostante Max si sforzasse di
nasconderlo. “Cos’hai Max? Hai un’aria così stanca!” – “E’
vero! Sono esausto, ma Brody mi ha promesso che una volta finita la
conferenza, mi darà una settimana di riposo!” – “Una settimana?!
E’ fantastico!” – “Già!” sospirò Max non molto convinto “Ma
c’è dell’altro, non è vero Max?” – “Si. Ma è meglio parlarne
in un altro momento, sta arrivando tua madre per l’ordinazione.” Liz
volse lo sguardo e vide sua madre sorridente avvicinarsi con il blocchetto
e la penna: “Ciao Max!” salutò la donna, che subito continuò:
“Cosa vi porto ragazzi da mangiare?” Ordinarono ed attesero che la
signora Parker si fosse allontanata dal tavolo e Liz riprese il discorso
interrotto: “Si tratta di quello che ha detto Zemir, non è vero?” –
“Sì! Non riesco a togliermelo dalla testa. Non faccio altro che
pensarci! Ma, se non ti dispiace, preferirei parlarne stasera!” –
“D’accordo!” Liz avrebbe voluto sapere tutto subito, anche se
intuiva lo stato d’animo di Max, ma cambiò argomento e i due ragazzi
pranzarono chiaccherando di altro. Finalmente
quella lunga giornata di lavoro finì. Max si recò a casa e, dopo aver
salutato i genitori, si chiuse in camera sua. Si stese sul letto per
rilassarsi un po’ e cercò di vuotare la mente da tutti i pensieri che
l’avevano assillato per tutto il giorno. Non aveva detto niente con
nessuno, neanche con Isabel, e si stava portando addosso tutto il peso
delle sue preoccupazioni. E certamente Isabel non stava meglio. Anche lei
stava valutando tutte le ipotesi possibili e le conseguenze che sarebbero
derivate dal recupero dei loro ricordi. Questo comportamento era strano
nei due fratelli; erano soliti confidarsi ogni cosa, ogni piccolo
pensiero, ma questa volta avevano bisogno, prima di tutto, di riflettere
con loro stessi, guardarsi in fondo nell’anima e capire davvero quello
che era giusto o meno per loro prima di confrontarsi, ma entrambe
sapevano, senza ombra di dubbio, che ne avrebbero parlato. Max rimase
steso sul letto per una mezz’ora poi si unì al resto della famiglia in
sala da pranzo per la cena. “Diane, non mi stancherò mai di dire che
sei un’ottima cuoca!” esordì il sig. Evans alla fine della cena,
scostandosi da tavola ed assaporando ancora il gusto del dessert alle
fragole preparato dalla moglie. “Grazie caro, ed io non mi stancherò
mai di sentirtelo dire!” contraccambiò lei con un sorriso soddisfatto
“E’ proprio vero, mamma! In cucina sei insuperabile!” confermò
Isabel sorridendo “Concordo con loro!” continuò Max con fare
gioviale. Entrambe i ragazzi erano stati molto attenti con i genitori a
non far capire il loro stato d’animo; non volevano che si accorgessero
di qualcosa, non avrebbero saputo come affrontare un confronto in quel
momento. E poi stare con i loro genitori li faceva stare bene e riuscivano
a trascurare le loro preoccupazioni, almeno per un po’. Per Michael era
diverso. Mentre i fratelli Evans erano torturati dai pensieri di ricordare
o meno le loro vite passate, Michael era più che convinto a voler
recuperare i suoi ricordi. Per lui era vitale sapere qualcosa di sé,
della sua gente, del suo mondo e della sua famiglia. Certo, tutto questo
gli incuteva un po’ di timore, ma non voleva rinunciare alla verità.
Era l’unico che aveva sempre voluto scoprire di più e quest’aspetto
del suo carattere era rimasto intatto. Finita
la cena, Max andò in camera sua per cambiarsi ed andare da Liz. Non
vedeva l’ora di vederla, di abbracciarla e di parlare con lei; era
l’unica, in quel momento, con cui volesse condividere i suoi pensieri e
soprattutto le sue paure. Liz aveva il potere di farlo stare bene con sé
stesso ed era l’unica che avrebbe potuto chiarirgli le idee. Poi rivolse
un pensiero ad Isabel, gli dispiaceva di non aver ancora parlato con lei,
ma entrambe avevano cercato di evitare l’argomento, anche quando si
erano ritrovati da soli. In tutti i modi non sarebbe passato ancora molto
tempo ed avrebbero dovuto affrontare l’argomento. Aprì l’armadio,
prese un paio di pantaloni scuri leggeri, una T-shirt e si cambiò,
lasciando gli abiti appena tolti sul letto, ed uscì. Raggiunse il
Crashdown ed entrò nel locale; la madre di Liz gli andò incontro
sorridendo: “Ciao Max!” – “Buonasera Sig.ra Parker! Vedo che avete
ancora molto da lavorare!” disse Max notando il locale ancora gremito di
clienti “Eh, già! Queste sono le giornate peggiori!” – “Anche
all’Ufo Center arriva parecchia gente!”. Ci fu un attimo di silenzio
poi Max continuò: “Posso vedere Liz?”- “Certo! Ti sta aspettando di
sopra. Vai pure!” – “Grazie e buon lavoro!” e si avviò nel retro
del locale e salì le scale. Liz era in cucina, stava preparando del thè
freddo e dava le spalle all’entrata. Max si soffermò un attimo per
osservarla: era così bella nella sua semplicità e stava guardando ogni
suo piccolo gesto ed un sorriso dolcissimo gli sfiorò le labbra. Liz non
l’aveva sentito salire, ma sentì il suo sguardo caldo su di lei e,
voltandosi, lo vide. La gioia esplose in un istante e gli corse incontro
portando entrambe le braccia al collo del ragazzo e gli baciò le labbra,
un bacio che divenne sempre più profondo ed appassionato, mentre Max la
stringeva sempre più stretta a sé. Quando si staccarono Liz gli sussurrò:
“Non vedevo l’ora di riabbracciarti!” e lui dolcemente gli accarezzò
la pelle del braccio che, fino a poco tempo prima, era ingessato e,
guardandola negli occhi, con un sorriso disse: “Ehi, mi è mancato
tantissimo questo braccio!”. Rimasero abbracciati ancora un po’ poi,
dopo aver preso la caraffa di thé e due bicchieri, si trasferirono sul
terrazzo per godere della leggera brezza della sera. Si sedettero entrambe
sulla sdraio, uno vicino all’altra e Max prese una mano di Liz
intrecciando le sue dita con quelle della ragazza. Liz lo guardò negli
occhi e con l’altra mano gli accarezzò dolcemente la guancia: “Hai
ancora l’aria stanca Max, e sento la tua preoccupazione! Dimmi cosa ti
fa soffrire!”. Durante il bacio Liz aveva sentito tutta la tristezza di
Max e voleva aiutarlo. Il ragazzo la guardò negli occhi e crollò. Le
lacrime gli riempirono i begl’occhi nocciola senza però scorrere sulle
guance e dopo un attimo di silenzio, riuscì a sfogare tutto quello che
sentiva. Parlò per molto tempo, senza che Liz lo interrompesse neanche
una volta. Aveva bisogno di sfogarsi, si era portato tutto dentro fino a
quel momento ed ora si era sciolto in un mare di parole che Liz seguiva
attentamente. Quando alla fine si sentì svuotato, Max fissò
profondamente gli occhi di Liz e disse: “Non voglio ricordare Liz, non
posso! Non voglio perderti!” – “Tu non mi perderai! Questo lo
sai!” – “Ma se io ricordassi l’amore che mi legava a Tess? Questo
mi allontanerebbe da te ed io non voglio!” – “Ma tu devi ricordare,
Max! Zemir ha detto che devi! Se ha detto così ci sarà un motivo… una
ragione!” – “E quale sarebbe questo motivo? Quello di dimenticarti?
No, io non voglio dimenticarti. Liz io… io ti amo!” Quelle parole gli
uscirono dalla bocca con una semplicità tale che ne rimase meravigliato.
Era la sintesi di quello che provava per lei, tutto in tre semplici
parole. Liz rimase esterrefatta a sua volta dalla semplicità di quella
frase, del modo in cui Max l’aveva pronunciata con quell’intensità
nel suo sguardo che catturò i suoi occhi. Un’ondata di emozioni
travolsero la mente e il corpo di Liz, vide la gioia che si sprigionava in
lui solo guardandola e subito dopo ricomparve la paura che si nascondeva
dentro di lui. Dolcemente Liz riportò la mano sulla sua guancia
asciugandogli una lacrima che gli aveva rigato il viso e quasi in un
sussurro disse: “Anch’io ti amo Max. Siamo già passati attraverso
tante difficoltà e sono sicura che insieme supereremo anche questa!”
Max le prese la mano dalla sua guancia e, stringendola nella sua, se la
portò sul cuore e non staccando gli occhi da quelli di Liz disse: “Ma
se dovessi davvero ricordare quello che mi legava a Tess, ti perderei.”
– “Max, se il nostro è vero amore, sono sicura che anche dopo che
avrai recuperato la tua memoria continueremo ad amarci; nessuno potrà
dividerci!” Le parole di Liz gli entrarono direttamente nel cuore e
nell’anima rincuorandolo ed avvicinandola a sé disse: “Ho fiducia in
te Liz!” e le baciò le labbra ristabilendo quel contatto a cui ormai
erano abituati, sentendo tutto l’amore che lei provava per lui e
lasciando che le sue emozioni fluissero nella mente di Liz. Quando si
scostarono l’uno dall’altra per riprendere fiato Liz disse: “Non ne
avete ancora parlato fra di voi, non è vero?” – “Non ancora. Isabel
si è chiusa in sé stessa come ho fatto io e sta riflettendo, mentre
Michael credo che sia l’unico di noi veramente intenzionato a recuperare
i suoi ricordi.” – “Chiederai a Tess di aiutarti?” – “Sono
costretto!” disse Max con rassegnazione e continuò: “Non ho altra
scelta. Da solo non so da dove cominciare!” e Liz tornò ad abbracciarlo
forte capendo che a Max l’idea non piaceva molto. Nel
frattempo, a qualche chilometro di distanza, Micheal era steso sul letto.
Cercava di concentrarsi nel tentativo di rimuovere quel muro che non gli
permetteva di ricordare la sua vita passata quando il suono del telefono
lo interruppe. Si mise a sedere sul letto, afferrò il ricevitore e
rispose svogliatamente: “Hey Michael! Ma dove sei finito? E’
mezz’ora che ti aspetto!” disse una Maria indispettita e sul punto di
esplodere. Nel sentire la voce della ragazza, Michael tornò alla realtà,
ricordandosi di avere dato appuntamento a Maria ed iniziò a scusarsi
senza ottenere molto successo: “Ma insomma Michael, si può sapere che
cosa ti passa per la testa?” non appena pronunciò quelle parole Maria
si rese conto di avere detto una cosa sbagliata, sapeva benissimo cosa
stava passando nella testa di Michael in quel momento e capì di dovergli
delle scuse: “Oh Michael, mi dispiace! Non avrei dovuto dirti quelle
cose… scusami!” – “Non fa niente Maria. Senti, ti dispiace se per
stasera rimango a casa? Non sono molto di compagnia!” la voce del
ragazzo era bassa e Maria capì dal tono della sua voce che aveva voglia
di rimanere da solo. Non insistette molto e poco dopo gli augurò la
buonanotte. Michael riagganciò il telefono e tornò a stendersi sul
letto, cercando nuovamente di concentrarsi, quando un’idea gli balenò
in testa. Si alzò dal letto, si vestì, prese le chiavi della
motocicletta ed uscì. Percorse solo pochi chilometri, quando, raggiunta
la sua destinazione, si fermò e spense la moto. Si avvicinò alla porta
dell’abitazione, suonò il campanello ed attese che qualcuno andasse ad
aprire. Passarono solo pochi istanti e il padrone di casa aprì: “Hey
Michael! Che ci fai da queste parti? Ci sono problemi?” mentre
pronunciava quelle parole, lo Sceriffo Valenti fece entrare il ragazzo,
che rispose: “No, nessun problema Sceriffo; ho solo bisogno di vedere
Tess, è in casa?” – “Certo, te la chiamo subito!” e sparì in una
delle stanze della casa. Pochi secondi dopo Valenti tornò in soggiorno e,
proseguendo verso la cucina, annunciò che Tess sarebbe arrivata subito.
Dopo pochi istanti Tess raggiunse Michael in soggiorno e lo salutò,
stupita per quella visita. “Ciao Tess!” ricambiò il ragazzo e seguì
un minuto di silenzio poi Tess riprese: “E’ successo qualcosa?”
chiese con aria preoccupata “Ho bisogno di parlarti…” e per un
attimo esitò guardandosi attorno come se fosse spiato, poi riprese:
“…in privato!” – “D’accordo!” rispose la ragazza “Andiamo
in camera mia.” Una volta raggiunta la stanza, Tess chiuse la porta
dietro di sé e fece cenno a Michael di sedersi sulla sedia vicino alla
scrivania, poi guardandolo negli occhi chiese: “Allora, di cosa volevi
parlarmi?” – “Io…” cominciò Michael esitando ma facendosi
forza: “…devo chiederti un favore!” – “Va bene, dimmi pure!”
disse Tess invitando Michael a parlare “Dovresti aiutarmi a ricordare la
mia vita passata!” Michael parlò tutto d’un fiato, non era nel suo
carattere chiedere aiuto, tanto più a Tess, ma era la sua unica speranza.
Lei sapeva come fare, ne era convinto anche se non ne aveva le prove
concrete. “D’accordo!” rispose lei semplicemente, lasciando Michael
stupito. “Allora è vero…”, pensò tra sé e sé, “…lei sa come
fare!” e continuando a guardarla negli occhi chiese: “E pensi che
potremmo iniziare subito?” – “Beh, per me non ci sono problemi!”
– “Allora cominiciamo!” propose Micheal ansioso. Tess si accomodò
sul letto, incrociando le gambe nella classica posizione indiana ed invitò
Michael a sedersi di fronte a lei, il quale, prontamente e senza
esitazioni, prese posto sul letto ed imitò la posizione della ragazza. Si
guardarono negli occhi per qualche istante e quando Tess notò la ferma
decisione di Michael cominciò a parlare: “Per prima cosa, è necessario
che tu riesca a liberare la tua mente da qualsiasi pensiero. Per il
momento sarà più semplice focalizzare la tua attenzione su una cosa alla
volta. Quindi devi stabilire delle priorità. Devi decidere quale parte
della tua vita passata vuoi ricordare per prima!” – “Beh, a me
interessa tutto!” disse Michael con una semplicità disarmante che fece
sorridere Tess: “Beh, che c’è da ridere?” disse lui leggermente
irritato dalla risata crescente della ragazza: “Lo so Michael che
vorresti ricordare tutto e subito, ma questo non è possibile! Devi
procedere per gradi. Riacquistare i propri ricordi non è semplice, e
riuscirà più facile concentrandosi, all’inizio, su episodi singoli
della tua vita, come, per esempio, il tuo arruolamento nelle guardie
reali. Una cosa per volta Michael, e quando avrai appreso la tecnica,
potrai sfruttarla per ricordare tutta la tua vita precedente su Antar a
tuo piacimento.” A quelle parole Michael abbassò lo sguardo e si rese
conto che avrebbe dovuto lavorarci seriamente; aveva pensato che potesse
ricordare tutto in un colpo solo, ma la cosa si prevedeva lunga e
laboriosa. Rialzò gli occhi incontrando quelli azzurri di Tess e,
rassegnato, disse: “Ok! Allora cominciamo con il mio arruolamento nelle
guardie reali.” – “Bene!” disse Tess “Ora svuota la mente e
pensa solo a quel singolo avvenimento della tua vita. Quando avrai
focalizzato il cuore della tua ricerca, dovrai portarti i pollici alle
tempie e premerli leggermente finchè non sentirai il battito del tuo
cuore pulsare contro il polpastrello senza mai perdere di vista il tuo
obiettivo; a quel punto dovrai far ruotare i pollici continuando a premere
leggermente sulla tempia.” – “Ma a cosa serve tenere i pollici sulle
tempie e massaggiarle?” chiese Michael incuriosito e prontamente Tess
rispose: “Serve a sollecitare la tua memoria. E’ un trucco che mi ha
insegnato Nasedo. Non so spiegarti esattamente cosa avviene, ma
massaggiandoti le tempie con i pollici stimoli una parte del tuo cervello
che ti aiuterà a far riaffiorare quei ricordi perduti.” –
“D’accordo, ora provo!” e dicendo così chiuse gli occhi ed iniziò
a concentrarsi. A poco a poco cominciò a mettere in atto la procedura che
Tess gli aveva appena spiegato, senza mai perdere di vista il suo
obiettivo. Nella stanza regnava il silenzio più assoluto, Tess non osava
distrarlo dalla sua concentrazione e rimase seduta di fronte a lui senza
dire una parola. I minuti passavano e Michael continuava nel suo
tentativo; il livello di concentrazione aveva raggiunto un livello tale,
che la fronte di Michael brillava di tante piccole gocce di sudore e una
lieve luminescenza azzurrognola si sprigionava dal contatto delle dita
sulle tempie. Passarono ancora alcuni minuti e il silenzio fu rotto da un
urlo di rabbia di Michael, che lasciando cadere le mani sulle gambe disse:
“Diavolo!! Non ci riesco! Non riesco a ricordare niente!!” La sua voce
era alterata dalla rabbia che stava provando il quel momento e subito Tess
mise le sue mani sulle sue e cercò di calmarlo: “Calmati Michael! E’
normale che le prime volte tu non riesca a ricordare nulla. E’ successo
anche a me!” La sua voce era tranquilla e rassicurante e Michael ne fu
colpito. Non l’aveva mai vista sotto quella luce, non credeva che Tess
potesse essere così gentile e paziente, soprattutto nei suoi confronti.
La ragazza continuava a sorridergli, un sorriso dolce che riuscì a
rasserenare quasi istantaneamente Michael. Poi Tess continuò: “Devi
avere pazienza e provare di nuovo con più calma. Ora vai a casa, stenditi
sul letto, riposati un po’ e riprova di nuovo. Domattina mi farai sapere
come è andata, ma sono sicura che presto ricorderai, la tua luce è
pronta per affiorare.” Michael continuò a guardarla, le sorrise a sua
volta ed annuì con un cenno del capo e non prestò attenzione
all’ultima frase che Tess aveva pronunciato. Lentamente si alzò dal
letto, si avviò verso la porta e l’aprì. Stava per uscire quando si
voltò lentamente e guardandola negli occhi disse: “Grazie!” ed uscì
chiudendosi la porta alle spalle. Finalmente
il giorno della conferenza era arrivato. Max si svegliò di buon ora e
subito pensò alla settimana di riposo che gli spettava dopo quella
giornata che si preannunciava molto pesante, per non dire infernale. Quel
pensiero gli fece pesare meno il fatto che avrebbe dovuto cominciare
un’ora prima del solito, Brody gli aveva chiesto di essere presente
prima per aiutarlo a sistemare il cibo e le bevande che aveva ordinato dal
Crashdown e lui aveva accettato. Si alzò dal letto stirandosi e
sbadigliando, finalmente era riuscito a passare una notte decente; il
fatto di aver finalmente parlato con Liz delle sue paure lo aveva fatto
sentire meglio e la sua Liz era riuscito a tranquillizzarlo. Lentamente si
avviò in bagno e fece una doccia per svegliarsi meglio. Poi, una volta
vestito, fece una colazione veloce e si recò all’Ufo Center. Avrebbe
rivisto anche Zemir, o meglio, il Sig. Logan, ma non avrebbe potuto
scambiare due parole con lui se non per salutarlo e mostrargli il posto a
lui assegnato. Non appena ebbe parcheggiato la jeep, vide il Sig. Parker
arrivare con un pick-up carico di viveri e si affrettò per andare a
dargli una mano. “Buongiorno Max! Anche tu sveglia presto stamattina,
eh?” – “Eh sì! Oggi sarà una giornata pesante!” disse
avvicinandosi a lui, mentre il Sig. Parker si accingeva a prendere in mano
alcune scatole e subito Max aggiunse: “Ora l’aiuto a portare dentro
tutta questa roba!” – “Oh, grazie Max! Sei davvero molto
gentile!”. Mentre i due si apprestavano ad entrare all’Ufo Center,
Brody aprì la porta dall’interno, aveva sentito le voci e si era subito
precipitato per dare anche lui una mano: “Buongiorno signori! Prego,
entrate!” disse allegramente facendo cenno con la mano verso l’interno
dell’edificio, poi fissò la porta perché rimanesse aperta e si avviò
verso il pick-up per scaricare, a sua volta, qualche scatola. In meno di
un quarto d’ora le tavole adibite al buffet erano piene di scatole e i
tre iniziarono a sistemare il cibo e le bevande in modo ordinato. Quando
ebbero finito, il Sig. Parker salutò i due ragazzi, gli augurò una buona
giornata ed uscì. Nell’ora che seguì, l’Ufo Center fu letteralmente
assalito dalla gente che aveva prenotato per partecipare alla conferenza.
Max riuscì ad intravedere Mark Logan solo per qualche minuto, il tempo
necessario per salutarlo, scambiarsi i soliti convenevoli e ad
accompagnarlo al posto a lui riservato e dopo circa una mezz’ora, la
conferenza ebbe inizio. Michael
aveva passato la notte insonne, provando e riprovando di ricordare. Era
riuscito a trovare qualche ricordo nella sua mente, alcuni flash sparsi
della sua vita passata e all’apparenza senza collegamenti tra di loro,
ma oltre a questo, niente. Doveva tornare da Tess, doveva farsi aiutare di
nuovo, anche se la cosa non gli piaceva molto, ma il motivo che lo
spingeva a farlo valeva molto di più del suo orgoglio in quel momento e
così, dopo aver fatto una doccia ed essersi cambiato, tornò a casa
Valenti. Tess lo accolse in casa e, appena fu entrato, chiese con
impazienza: “Allora Michael, com’è andata?” – “Male direi! Ho
avuto qualche flash ma niente di più.” disse con rassegnazione. Tess si
avvicinò, gli mise una mano sulla spalla e con un sorriso disse: “Io
direi, invece, che è andata molto bene! Io non sono riuscita a vedere
nessuna immagine all’inizio! Sei sulla buona strada Michael!” Tess era
entusiasta e questo comportamento lasciò Michael ancora più stupito
della sera prima, ma quel sorriso lo fece sentire bene. Era così strano
che si sentisse in quel modo proprio vicino a quella persona di cui aveva
sempre diffidato, ma l’unica cosa che poteva fare era di cedere a quella
sensazione. Tess gli prese una mano e cominciando ad avviarsi verso il
corridoio disse: “Vieni, andiamo in camera e vediamo se posso darti un
ulteriore aiuto!” Michael non oppose alcuna resistenza, era venuto qui
proprio per questo e il fatto di non doverlo chiedere lui stesso lo fece
sentire ancora meglio. Una volta entrati, Tess richiuse la porta, ed
entrambi si sedettero sul letto nelle stesse posizioni della sera
precedente. Tess lo guardò negli occhi e dopo qualche attimo di silenzio
cominciò a parlare: “Ok, Michael! Vediamo se riusciamo a stabilire un
contatto!” – “Cosa intendi dire?” chiese il ragazzo incuriosito e
subito Tess si spiegò: “Proverò ad accellerare il recupero dei tuoi
ricordi. Ora devi concentrarti e fare esattamente le stesse cose che hai
fatto fino ad ora, ed io cercherò di infondere maggiore forza nella tua
ricerca.” Michael non chiese altro, non voleva sapere cosa avrebbe fatto
Tess, non gli importava, l’unica cosa che gli interessava era quella di
ricordare. Senza perdere altro tempo, Micheal cominciò a concentrarsi e
lentamente, e ormai quasi automaticamente, ripetè gli stessi gesti che
aveva fatto durante tutta la notte. Quando raggiunse l’apice della
concentrazione, la luce azzurrognola della sera precedente cominciò a
sprigionarsi dalle tempie del ragazzo, Tess gli si avvicinò ed appoggiò
delicatamente le sue mani sulle tempie del ragazzo, che rimase immobile
come se non se ne fosse accorto, e si concentrò a sua volta. Un attimo
dopo, la mente di Michael fu invasa da mille immagini, vide la sua intera
carriera militare fino alla sua nomina a generale delle forze armate reali
fatta direttamente da Max con una cerimonia fastosa. Vide Max al fianco di
Tess ed Isabel gioire insieme a lui, indossavano degli abiti molto
eleganti, ma allo stesso tempo stravaganti. E poi mille altre immagini di
vita vissuta, ma sempre con una costante: lui insieme ad Isabel e Max
insieme a Tess. Poi le immagini sparirono contemporaneamente alla luce che
si era sprigionata dal contatto delle sue mani con le tempie, e lui aprì
gli occhi incontrando quelli di Tess. Il ragazzo era eccitato e stupito
allo stesso tempo; ebbe l’impulso di abbracciare la ragazza di fronte a
lui, ma si frenò. Le prese le mani fra le sue e con un sorriso di felicità,
che raramente aveva mostrato, la ringraziò. Tess rimase stupita a sua
volta, non aveva mai visto Michael sorridere a quel modo se non nei
ricordi che aveva recuperato, tempo prima, nella sua mente e contraccambiò
il sorriso. Rimasero poi a parlare a lungo e Michael spiegò ogni singola
immagine che aveva visto soffermandosi a chiedere qualche spiegazione a
Tess. Verso mezzogiorno Michael lasciò casa Valenti e, una volta salutato
il ragazzo, Tess si diresse in cucina. Si apprestò ad apparecchiare la
tavola ed il suo viso si fece serio. Si soffermò a pensare a quello che
era successo quella mattina, quasi come se volesse valutare quello che
aveva fatto, e quando ebbe analizzato ogni minimo particolare disse:
“Bene, per ora Michael è sistemato!” e si voltò per prendere i
piatti da disporre in tavola. La
prima parte della giornata era passata e Max non vedeva l’ora che
l’orologio battesse le cinque, ora fissata per la chiusura dell’Ufo
Center; Max guardò l’orologio appeso alla parete e quando vide che
mancavano ancora tre ore all’ora stabilita, sbuffò con rassegnazione. A
forza di stare in piedi, praticamente sempre fermo, le gambe gli facevano
male, mentre lo stomaco reclamava cibo. Era riuscito a mangiare qualcosa
durante il buffet, ma non molto perchè durante la pausa pranzo le tavole
erano state letteralmente assalite dagli ospiti ed ora non era rimasto
praticamente niente. “Devo almeno fare due passi!” pensò e così fece
un cenno con la mano in direzione di Brody, il quale annuì con il capo e
Max si avviò verso l’uscita della sala conferenze. Andò in bagno e si
rinfrescò il viso, poi prese un bicchiere di cherry-cola dal tavolo delle
bevande e si soffermò davanti alla porta a vetri dell’entrata del
centro. Guardò dall’altra parte della strada e vide il Crashdown Cafè
gremito, come al solito, di gente. Poi il suo sguardo si spostò verso
l’alto mettendo a fuoco il terrazzo della stanza di Liz. Rimase a
guardarlo un attimo, come se stesse aspettando di vedere la ragazza uscire
dalla finestra, mentre continuava a sorseggiare la bevanda che aveva
ancora in mano. Stava per voltarsi e rientrare nella sala conferenza
quando Liz apparve dalla finestra ed uscì sul terrazzo. Teneva in mano il
suo diario e una penna; la vide prendere posto sulla sua sdraio,
raccogliersi i capelli in una coda e mettersi a scrivere. Avrebbe potuto
rimanere ore a guardarla ma in quel momento non poteva e dopo pochi minuti
rientrò nella sala. Liz
si era appena seduta sulla sedia in terrazza ed aveva cominciato a
scrivere sul suo diario quando una voce provenì dalla porta di camera
sua: “Hey, Liz! Posso entrare?” – “Certo Maria, entra!”. La
ragazza si diresse subito verso la finestra, la scavalcò e si mise a
sedere in fondo alla sdraio e con un sospiro disse: “Finalmente anche
per oggi è finita! Ragazza mia, goditi fin che puoi questo riposo, perché
ti posso assicurare che quando riprenderai a lavorare avrai poco tempo per
rilassarti!” – “Credo Maria che seguirò il tuo suggerimento!”
disse Liz con aria solenne ma allo stesso tempo scherzosa “E fai
bene!” disse Maria con un sorriso. Poi Liz tornò seria, guardò la sua
amica del cuore e chiese: “Dimmi, come l’ha presa Michael tutta questa
storia di recuperare i ricordi della loro vita passata?” – “E’
deciso a voler ricordare! Lo sai com’è fatto Michael, quando si
intestardisce su una cosa non c’è verso di fargli cambiare idea! E Max,
invece, come ha reagito?” – “Ne abbiamo parlato ieri sera. Al
contrario di Michael lui non voleva ricordare, ma sono riuscita a
convincerlo che lo deve fare!” – “E tu ne sei davvero convinta che
lo debba fare?” – “Beh, Maria! Ho riflettuto molto sulle parole di
Logan. Lui gli ha detto che deve ricordare, perché è in quei ricordi che
troverà le risposte che cerca, quindi credo che ci sia una ragione molto
valida!” – “E se lui dovesse ricordare l’amore che provava per
Tess?” – “E’ un rischio che devo correre!” – “Io, invece,
non vorrei che Michael ricordasse!” a quelle parole Maria abbassò lo
sguardo e divenne ancora più seria, ma dopo qualche istante di silenzio
tornò a guardare Liz e con il suo solito sorriso sulle labbra disse in
modo disgustato: “Il solo pensiero di vedere lui insieme ad Isabel mi dà
i brividi! No, dico, ma ce li vedi insieme quei due?”. Maria era fatta
così, cercava sempre di sdrammatizzare quando ne aveva l’occasione e ci
riuscì perché entrambe le ragazze iniziarono a ridere. Finalmente
quella lunga giornata di lavoro all’Ufo Center finì. Max stava aiutando
Brody a sistemare alcune cose prima di andare a casa, quando
quest’ultimo si avvicinò al ragazzo e chiese: “Allora Max, come
passerai questa settimana di riposo?” Max guardò Brody, gli sorrise e
rispose: “Semplicemente riposandomi!”. A quelle parole Brody mise la
mano in tasca, ne estrasse una busta ed allungandola a Max disse: “Beh,
questo ti servirà se decidi di andare a fare un giro da qualche parte!”
Max rimase stupito, non era giorno di paga e Brody intuì la sua
esitazione: “Ho voluto anticiparti gli straordinari che hai fatto fino
ad oggi, in modo che potessi andarti a divertire! Sono soldi tuoi, te li
sei guadagnati. Vai a fare un giro, magari con Liz!” e dicendo così
sorrise di nuovo ed allungò ancora di più la mano. Max esitò ancora un
instante, poi sorrise a sua volta a Brody e prese la busta. Non l’aprì,
la piegò e la mise in tasca. “Ora puoi andare Max. Ti ringrazio per
essere rimasto fino a quest’ora! Ci vediamo tra una settimana!” –
“D’accordo Brody e… grazie!” e Max uscì dall’Ufo Center. Una
volta arrivato a casa, Max si fermò in cucina per mangiare qualcosa e in
quel momento entrò Isabel. “Ciao Max! Non credevo che fossi già a
casa! Com’è andata la conferenza?” – “Bene, grazie. Ma sono
esausto!” – “Beh, ora hai una settimana per riposarti!” – “Già,
e anche qualche dollaro in più da spendere!” disse con un sorriso
soddisfatto estraendo la busta dalla tasca – “Direi che Brody ti sta
trattando molto bene!” disse Isabel ricambiando il sorriso del fratello
e prese posto sulla sedia di fianco a lui. Rimasero in silenzio qualche
attimo mentre Max dava il primo morso al sandwich che si era appena
preparato. Isabel tornò seria e Max notò il cambiamento d’espressione
nel viso della sorella. “Cosa c’è Isabel?” chiese cercando gli
occhi della ragazza la quale, alzando lo sguardo, incontrò subito quelli
del fratello e con voce più bassa disse: “Credo sia arrivato il momento
di parlare.” – “Lo credo anch’io.” disse Max capendo subito a
cosa si riferiva la sorella. Ci fu di nuovo un altro minuto di silenzio
nel quale Isabel cercò di raccogliere tutti i pensieri e poi, tornando a
guardare il fratello, disse: “Max, io… io non so se davvero voglio
recuperare quei ricordi. Da un lato ho paura di quello che posso
ricordare, ma dall’altro lato c’è una certa curiosità di sapere come
era la nostra vita precedente. E poi il dubbio più grosso… e se davvero
ricordassi quello che mi legava a Michael? Cosa succederebbe?”. Max
continuava a guardare la sorella e capì che le loro paure erano le
stesse. “Anch’io ho paura Isabel! Ho paura di ricordare l’amore che
provavo per Tess e di rovinare tutto quello che ho con Liz.” Seguì un
minuto di silenzio, poi Max riprese a parlare: “Ieri sera ne ho parlato
con Liz per la prima volta e secondo lei dovremmo ricordare. Mi ha fatto
riflettere sulle parole di Zemir e credo che Liz abbia ragione!” –
“Spiegati meglio, Max!” disse Isabel incalzando il fratello “Zemir
ha insistito molto nel dire che dobbiamo ricordare e con me ha aggiunto
che le risposte alle domande che ci stiamo ponendo sono tutte in quei
ricordi! Liz dice che deve per forza esserci una ragione se ha detto
quelle cose, quindi Isabel credo sia nostro dovere impegnarci a
ricordare!” – “E Michael che ne pensa? Hai già parlato con lui?”
– “No, non ancora! A dire la verità in questi giorni l’ho visto
poco!” – “Sì, anch’io l’ho visto poco, ma se lo conosco bene
come credo, penso che lui voglia ricordare. Lui è l’unico di noi che ha
sempre cercato la verità.” affermò Isabel e Max annuì con un cenno
del capo. In quel momento il campanello della porta suonò ed Isabel si
alzò per andare ad aprire. “Ma guarda! Si parla del diavolo…” esordì
Isabel alla vista di Michael sulla soglia di casa e lui, entrando, guardò
la ragazza e con aria impassibile chiese: “Stavate parlando di me?”
– “Stavamo dicendo che ultimamente ti fai vedere poco in giro!” –
“Ho avuto da fare!” disse sbrigativamente il ragazzo, e i due
raggiunsero Max in cucina. Isabel riprese posto di fianco a Max, mentre
Michael si sedette di fronte al ragazzo e passò lo sguardo da Max ad
Isabel e viceversa poi esordì: “Sono riuscito a ricordare qualcosa!”
I due fratelli lo guardarono attoniti, quasi increduli di quello che
avevano appena sentito “E come hai fatto?” chiese Isabel esprimendo
anche il pensiero del fratello “Ho chiesto aiuto a Tess!” rispose lui
semplicemente. Max si fece serio e con calma chiese: “Ma perché non ne
hai parlato con noi prima di andare da Tess?” – “Max, ho agito
d’istinto!” iniziò a spiegare Michael, che continuò: “Ieri sera
ero steso sul letto e stavo provando a ricordare e un minuto dopo ero a
casa Valenti. E voi avete provato a recuperare qualche ricordo?” –
“Beh, veramente noi…” cominciò Isabel ma fu interrotta da Michael
“Ho capito, non sapete ancora cosa fare, non è vero?” – “Michael
noi abbiamo valutato anche le conseguenze prima di decidere!” disse Max
sempre con un espressione seria sul volto. Sapeva che Michael era fatto
così, ma nonostante conoscesse molto bene il suo carattere, il suo
comportamento lo irritava sempre un po’. “Perché Maxwell, credi che
io non l’abbia fatto? Non credi che abbia pensato a quello che potrebbe
succedere nel caso ricodassi quello che mi legava ad Isabel?” Michael
era irritato, reagiva sempre a quel modo quando Max gli faceva notare
qualcosa o lo riprendeva. Poi si calmò e riprese a parlare senza rabbia:
“Max, ho pensato bene a quello che potrei ricordare e a quello che ne
potrebbe conseguire, ma io voglio sapere la verità, voglio conoscere
qualcosa di me… di noi!” Max lo guardò negli occhi e capì di averlo
ferito e si scusò, poi chiese a Michael di raccontare quello che era
riuscito a ricordare e di spiegargli quello che Tess gli aveva detto.
Michael cominciò il suo racconto e i tre ragazzi rimasero a parlare in
cucina per molto tempo. “Quindi…” esordì Isabel quando Michael ebbe
finito di parlare “…concentrandosi e stimolando la nostra mente con il
massaggio alle tempie dovremmo riuscire a ricordare qualcosa!” –
“Non è facile come sembra, ma è proprio così!” confermò Michael. I
ragazzi rimasero in silenzio per qualche istante, ma per Michael era
evidente che i fratelli Evans avrebbero sicuramente provato a loro volta
la tecnica che Tess che gli aveva spiegato e così, guardando entrambe i
ragazzi ed alzandosi da tavola, disse: “Domani mi racconterete!” ed
uscì. Rimasti soli i due fratelli si guardarono negli occhi: “Cosa
pensi di fare, Max?” chiese Isabel ed il ragazzo, esitando un po’,
disse: “Credo che dovremmo provare! Sei d’accordo?” – “Sì!”
– “Ok! Vado a farmi una doccia. Ci vediamo in camera mia tra un quarto
d’ora.” e detto questo Max si alzò da tavola e si diresse in bagno.
Isabel, invece, andò in camera dal fratello, si mise a sedere sul letto
in attesa del suo ritorno e si mise a riflettere sulla tecnica spiegata da
Tess. L’acqua calda scendeva sul corpo di Max rilassando i muscoli
scolpiti e togliendo la fatica della lunga giornata di lavoro, ma la mente
del ragazzo era ancora impegnata ad elaborare tutto quello che Michael gli
aveva detto ed un brivido gli percorse la schiena. Aveva paura di
ricordare, ma doveva farlo. Fece un lungo sospiro cercando di allontanare
ogni dubbio, rimase ancora qualche minuto sotto l’acqua calda, poi uscì,
e una volta rivestito, raggiunse Isabel. I due fratelli si guardarono
negli occhi, e mentre Max si asciugava ancora i capelli con
l’asciugamano, si sedette sul letto di fronte alla sorella e con un
leggero sorriso sulle labbra, come per volerle fare coraggio, chiese:
“Sei pronta?” – “Sì! E tu?” – “Sì!”. Max lasciò cadere
l’asciugamano per terra e subito dopo i due ragazzi chiusero gli occhi
cercando di eliminare qualsiasi altro pensiero dalla testa e cercando di
focalizzare un momento della loro vita. Iniziarono a concentrarsi e piano
piano ripeterono i gesti spiegati da Michael. Rimasero concentrati ed in
posizione per diversi minuti, le loro fronti sudavano e dal contatto tra i
loro pollici e le tempie si sprigionava una leggera luminescenza di color
arancio, ma nessuno dei due lo poteva notare. Dopo circa una decina di
minuti, entrambe i fratelli interruppero la concentrazione ed aprirono gli
occhi. Il respiro era affannoso mentre le tempie emettevano ancora una
lieve luminescenza. Alla vista della luce tenue i due ragazzi parlarono
simultaneamente: “Cos’è quella luce?” indicandosi a vicenda le
tempie e quasi immediatamente sorrisero nel sentire la stessa domanda
uscire dalle loro labbra allo stesso tempo. Subito Max chiese: “Hai
visto qualcosa?” – “No, niente! E tu?” – “Ho visto solo
qualche breve flash, una sequenza di immagini confuse e non molto
chiare!” – “Cos’hai visto?” chiese Isabel con impazienza “Ho
visto noi quattro! Io, tu, Michael e Tess. Sembrava una festa, ma io…
non ero molto felice. Avevo un’espressione triste, ma non so spiegarti
il perché! E poi…” e Max smise di parlare, lo sguardo perso nel vuoto
cercando di valutare bene quello che aveva visto ed Isabel lo incalzò:
“E poi… cosa?” Max tornò a guardare gli occhi della sorella e
riprese: “Non so, Isabel! Avevamo degli abiti strani!” – “Strani
in che senso?” chiese ancora Isabel “Non so… non avevano niente a
che fare con gli abiti che portiamo di solito! Non so neanche come
spiegartelo!”. Seguì un momento di silenzio e poi, con esitazione,
Isabel chiese: “Max, posso sapere su cosa ti sei concentrato?” –
“Sul mio matrimonio con Tess!” – “Sei andato subito sul punto
dolente, eh?” – “Già, ma credo sia qui che debba cercare la
risposta che cerco!” – “E qual’è la domanda?” – “Se davvero
è Tess il mio destino!” Isabel rimase stupita, sapeva molto bene
l’amore che Max provava per Liz, ma questo glielo confermò ancora una
volta. Suo fratello sperava con tutte le sue forze che quel destino
rivelatogli quel giorno nella caverna fosse falso, non aveva mai provato
niente per Tess, a parte quel trasporto iniziale, ed era più che convinto
che Liz fosse la sua anima gemella. “E tu, su cosa ti sei
concentrata?” La domanda di Max interruppe i pensieri di Isabel e la
ragazza si scosse un attimo e rispose: “Sui nostri genitori!” –
“Sei proprio sicura di non aver visto niente?” – “Credo proprio di
sì! Non ho avuto nessun flash!” – “Mi dispiace Isabel. Vedrai che
la prossima volta andrà meglio!” – “Lo spero! Mi piacerebbe vedere
di nuovo il viso della mamma… della nostra vera madre.” Max le prese
una mano e la strinse fra le sue: “Sono sicuro che la prossima volta la
vedrai!” Poi lentamente si alzò dal letto, imitato da Isabel, si
avvicinò all’armadio e prese un paio di jeans ed una camicia. “Vai da
Liz?” – “Sì. Mangiamo qualcosa al Crashdown e poi pensavamo di
andare al cinema. Vuoi venire con noi?” – “No, io… ho un
appuntamento!” disse Isabel sorridendo. “Con Alex?” chiese Max con
un po’ di stupore “Sì! Niente di impegnativo, ma…” disse Isabel
cercando di sembrare normale “…ma non vedi l’ora di vederlo!” finì
Max al posto suo. Isabel fu presa in contropiede, non si aspettava una
frase del genere da Max e con un’espressione stupita sul volto chiese:
“Si nota così tanto?” - “No… se non ti conoscessi così bene!
Forza, vai a cambiarti, non vorrai farti attendere?” – “Ok, ora
vado!” e dicendo così, Isabel uscì, chiuse la porta dietro di sé e
raggiunse la sua stanza. Max si cambiò e si guardò allo specchio: la
leggera luminescenza era sparita dai lati della sua testa e con un dito si
sfiorò la tempia sinistra ed ecco riapparire le stesse immagini che aveva
visto poco prima e subito allontanò il dito dalla tempia. Il suo viso si
fece pensieroso: “Ma perché ero così triste? Che cosa è successo da
rendermi così depresso? Ero ad una festa, almeno credo, avrei dovuto
divertirmi e invece… e invece avevo un’espressione afflitta, perché?”
La sua mente si stava già ponendo altre domande mentre ripercorreva
quelle immagini e Max capì che doveva scoprire di più. Rimase immobile
per qualche minuto, guardandosi allo specchio ma con un’espressione
vuota nel suo sguardo. Poi tornò alla realtà, guardò l’orologio e si
accorse che era ora di andare da Liz, si vestì in fretta ed uscì dalla
stanza, prese le chiavi della jeep dalla tasca del gilet che indossava
all’Ufo Center e che aveva lasciato in cucina, ed uscì di casa. Max
e Liz cenarono in tranquillità e invece di andare al cinema, si diressero
nel deserto, al vecchio lago, dove poterono tranquillamente parlare di
tutto quello che stava succedendo. Parlarono a lungo e Max le raccontò
nei minimi particolari quello che Michael gli aveva detto e tutte le
immagini che aveva visto nel tentativo di recuperare i suoi ricordi.
Cercarono di valutare ogni cosa ma senza trovare risposte molto valide. La
radio accesa sulla stazione locale di Roswell trasmetteva delle canzoni
bellissime e si lasciarono cullare dalle note delle melodie, scambiandosi
dolci baci alla luce soffusa della luna nel cielo. “Allora, come
passerai questa settimana di vacanza?” chiese Liz tra un bacio e
l’altro “Facendo quello che stiamo facendo ora!” rispose lui
sorridendo maliziosamente e cercando di nuovo le labbra della ragazza
“Non è male come idea!” continuò lei stringendosi sempre di più a
Max. I baci di Liz gli stavano lentamente facendo perdere
l’autocontrollo a cui Max era abituato, le sue mani scorrevano
leggermente sulla schiena della ragazza ma la maglietta che Liz indossava
non gli permetteva di toccarne la pelle. Un’attimo più tardi la sua
mano destra stava sollevando la T-shirt di Liz e lentamente lasciò
scorrere il palmo sulla pella liscia della ragazza. Il respiro di Liz
stava aumentando seguito da quello di Max, i loro cuori battevano
all’unisono e le loro labbra non riuscivano a staccarsi, fino a quando
gli occhi di Max percepirono una luce. Nell’aprirli rimase colpito nel
vedere che la schiena della ragazza era illuminata da una luminescenza
argentata e d’istinto si scostò da lei: “Mio dio Liz!” esclamò il
ragazzo con uno sguardo stupito “Che c’è Max?” chiese lei ancora
rapita dai suoi baci “La tua schiena… sta brillando!” e dicendo così
tolse la mano e l’appoggiò sul braccio che subito si illuminò al suo
tocco lasciando Max esterrefatto. Lei lo guardò in un modo dolcissimo e
con un sussurro disse: “Credo che ci dovrai fare l’abitudine!” Max
fissò gli occhi della ragazza, aveva pronunciato quelle parole come se la
luminescenza della sua pelle causata dal tocco delle sue mani fosse la
cosa più normale del mondo e questo lo fece gioire. Per una frazione di
secondo il suo pensiero tornò a quel pomeriggio in casa di Michael: anche
allora la pelle di Liz si era illuminata, ma non nello stesso modo in cui
brillava ora. Poi Liz continuò: “E’ come se quello che provo quando
mi tocchi si rifletta sulla mia pelle ed appare la luminescenza.” La
mente scientifica di Liz aveva pensato molto a quel fenomeno ed era
arrivata a quella conclusione e Max non potè che essere d’accordo con
lei. Le depose un ultimo bacio sulle labbra e sorridendo disse: “E’
meglio che ti riporti a casa… non vorrei che perdessi anche l’ultimo
briciolo di controllo che mi è rimasto!” Liz sorrise a quelle parole e,
anche se a malincuore, si rimise composta nel posto accanto a quello di
Max sistemandosi la maglietta. Attesero qualche minuto, il tempo
necessario perché la pelle di Liz smettesse di brillare e una volta messa
in moto la jeep, fecero ritorno a Roswell. L’indomani
Max, Isabel e Michael si incontrarono a casa di quest’ultimo per
discutere di quello che aveva visto Max. Dopo aver parlato, a turno
riprovarono a mettere in atto la tecnica di Tess. Michael aveva notato la
luminescenza alle tempie dei due ragazzi e, facendo mente locale, si
ricordò della frase di Tess <<La tua luce è pronta ad
affiorare!>>, ma non disse niente ai fratelli Evans. “Forse Tess
si riferisce proprio a quella luce!” pensò tra sé e sé. Arrivò il
suo turno ed automaticamente Michael ripetè ogni mossa. Quando ebbe
finito, i ragazzi si consultarono di nuovo fino a quando Isabel fece
notare ai due ragazzi che da Michael non aveva visto la luce alle tempie.
“Già, è vero Isabel!” confermò Max e Michael si sentì quasi a
disagio e allora decise di ripetere ai due fratelli la frase che Tess gli
aveva detto. “C’è qualcosa che non va!” disse Max con
un’espressione seria sul viso “Ma dai Max, è solo una luminescenza!
Forse con un po’ più di tempo…” disse Isabel cercando di far
sparire i dubbi di Max “Forse ha ragione Isabel…” intervenì Michael
abbracciando la tesi della ragazza “…forse mi serve più tempo!” –
“Non so… c’è qualcosa che non mi convince!” disse Max turbato ma
subito riprese “Per il momento proseguiamo!” e i tre ragazzi si
rimisero al lavoro. Rimasero nell’appartamento di Michael per tutta la
giornata e alla sera erano esausti. Isabel, in più, era frustrata: non
era riuscita ad avere nessuna immagine e questo la irritava. I fratelli
Evans giunsero a casa e dopo cena Max uscì per incontrarsi con Liz mentre
Isabel si rinchiuse in camera. La ragazza tentò nuovamente di ricordare
qualcosa del suo passato ma senza successo. Si stese sul letto, la fronte
ancora bagnata di sudore e pensò per diversi minuti. Poi, d’un tratto,
si mise a sedere sul letto e con lo sguardo deciso disse: “Ho bisogno di
Tess!” Si cambiò in fretta e scese le scale: “Dove vai tesoro?” le
chiese gentilmente la madre “Vado da Tess. Non farò tardi. Ciao!”
Afferrò le chiavi dell’auto del padre e si avviò. “Andava proprio di
fretta!” disse la madre stupita e, girandosi, tornò in cucina. Isabel
arrivò davanti a casa Valenti, parcheggiò l’auto e mentre scendeva
vide lo Sceriffo aprire la porta. “Isabel! Cosa ti porta da queste
parti?” chiese l’uomo stupito “Mi dispiace disturbare, ma ho bisogno
di parlare con Tess, è in casa?” – “Certo, accomodati pure!” e
dicendo così l’uomo si scostò per fare entrare la giovane e si avviò
lungo il corridoio verso la stanza di Tess. “Ciao Kyle, tutto bene?”
chiese Isabel una volta in casa “Oh, si tutto bene! Domani parto per il
ritiro con la squadra di basket!” – “Fantastico! Immagino che ti
divertirai!” – “Di sicuro! E soprattutto non avrò alieni
intorno!” disse ironicamente – “Non è mai detto, Kyle! Ormai siamo
in mezzo a voi!” ribattè Isabel con un sorriso sarcastico che fece
innervosire il ragazzo. Kyle stava per controbattere quando Valenti tornò
in soggiorno seguito da Tess. Le ragazze si salutarono e subito dopo
sparirono nella stanza di Tess mentre lo Sceriffo tornò a sedersi sul
divano a guardare la tv insieme al figlio. “Jim mi ha detto che volevi
parlarmi!” – “Sì… veramente… vorrei chiederti un aiuto!” –
“Non riesci a ricordare, non è vero?” – “Proprio così! Michael
ci ha spiegato la tecnica che gli hai insegnato ed ha aggiunto che tu gli
sei stata di grosso aiuto e così… ho pensato che avresti potuto aiutare
anche me!” – “Ma certamente! Vieni, sediamoci sul letto, staremo più
comode!” Gli occhi blu della ragazza incontrarono quelli nocciola di
Isabel ed entrambe sorrisero mentre si accomodavano sul letto che tempo
prima era stato di Kyle. Tess fece rilassare Isabel ed attese che la
ragazza cominciasse la tecnica. La luminescenza cominciò a formarsi e
quando Tess intuì che Isabel si trovava all’apice della concentrazione,
ripetè esattamente quello che il giorno prima aveva fatto con Michael e
si concentrò a sua volta. In pochi minuti la mente di Isabel fu sommersa
di immagini della madre e del padre, del fratello, di Tess e di Michael.
Vide per la prima volta la sua vera famiglia, i volti delle due persone
che l’avevano concepita. I loro visi erano sorridenti, pieni di gioia e
di amore ma il fratello, invece, aveva un’aria triste nonostante Tess
gli fosse sempre accanto. Le immagini continuarono ancora per qualche
istante, quando d’un tratto sparirono, Isabel aprì gli occhi e si
ritrovò le mani di Tess sulle sue. “Com’è andata?” chiese Tess
affaticata dallo sforzo appena fatto “Ho visto la mia famiglia Tess! Ho
visto mia madre… e mio padre… ed è stato bellissimo! Grazie mille,
senza di te non avrei saputo come fare!” – “L’ho fatto con piacere
Isabel! Sono contenta che tu sia riuscita a vederli!” Le due ragazze
sorrisero e rimasero a parlare ancora qualche minuto. Poi Isabel lasciò
casa Valenti e Tess si sdraiò sul letto con le mani sulla fronte. La
testa le doleva molto, ma in viso aveva un’espressione soddisfatta: “E
anche Isabel è sistemata!” disse a bassa voce e si cambiò per la
notte. La
mattina successiva, Max si era recato al Crashdown per fare colazione
insieme a Liz e subito dopo erano partiti alla volta della caverna. Max
aveva deciso che si sarebbe recato là con l’intento di ricordare quante
più cose possibili, ma aveva voluto che Liz andasse con lui, così, oltre
a poter ricordare, l’avrebbe avuta vicina a sè. Michael ed Isabel
avevano tanto insistito per andare con lui, ma Max era stato irremovibile;
era deciso a ricordare ma voleva farlo da solo… da solo a parte Liz. La
mattinata era andata piuttosto bene: Max era riuscito a ricordare
qualcos’altro della sua vita su Antar, ma non aveva ancora trovato
quello che stava cercando. Liz, nel frattempo, gli era sempre stata vicina
e non aveva mai dato segni di stanchezza o di noia, anzi si era sempre
interessata a quello che Max aveva visto ed era riuscito a ricordare,
chiedendogli i dettagli ed assistendolo porgendoli dell’acqua o qualcosa
da mangiare o semplicemente insistendo perché si riposasse prima di
apprestarsi nuovamente a fare un’altra “seduta”, come le chiamava
lei. Nel
frattempo, a Roswell, Isabel e Michael si erano incontrati
nell’appartamento del giovane ed Isabel stava raccontando la sua
esperienza della sera prima. “E Max cosa ha detto?” chiese Michael
quando la ragazza ebbe finito. “Non lo sa ancora! Non l’ho visto
quando sono tornata a casa ieri sera, e stamattina lui è partito
presto!” – “Ehi Is, mi stai dicendo che Max non sa che tu sei stata
da Tess?” – “Proprio così!” – “Mmmm… mi sa che ti sto
portando sulla cattiva strada!” disse Michael con un sorriso “Eh già,
mi sa che la tua vicinanza cominci a farmi male!” e i due ragazzi
risero. Era quasi ora di pranzo e Michael avrebbe dovuto cominciare il
turno al Crashdown alle due del pomeriggio, così i due ragazzi si
avviarono al locale per mangiare qualcosa prima che il ragazzo cominciasse
a lavorare e soprattutto prima che il ristorante venisse preso d’assalto
dai turisti. Durante il tragitto i due ragazzi intravidero il Sig. Logan
dall’altra parte della strada mentre si accingeva ad attraversarla e
dirigersi proprio verso di loro; ne furono sorpresi, non credevano che
fosse ancora in città e la cosa li colpì molto. L’uomo continuava ad
avvicinarsi a loro e una volta giunto davanti ai due ragazzi, li salutò:
“Buongiorno, ragazzi; vi stavo cercando!” Ci fu un attimo di silenzio
e l’uomo vide le espressioni stupite dei due giovani ed aggiunse “Come
va?” – “Tutto bene!” rispose Michael cercando di moderare la voce
e cercando di recuperare il controllo di sè. Ci fu un altro secondo di
silenzio dopodichè l’uomo si avvicinò ancora di più ai giovani ed
abbassando la voce disse: “Avrei bisogno di parlarvi, dove possiamo
andare?” Isabel e Michael si guardarono negli occhi con fare
interrogativo, dopodichè Michael disse: “Possiamo andare da me!” e
voltandosi fece strada all’uomo. Intanto,
alla caverna, Max era intento in un’altra seduta. Il ragazzo iniziava ad
essere esausto, non era abituato ad uno sforzo così intenso e continuo,
ed il suo fisico iniziava a risentirne: le braccia tremavano e tutto il
corpo era inondato da brividi, goccie di sudore gli imperlavano la fronte
e il viso risultava alquanto pallido. Liz iniziava a preoccuparsi e
vederlo in quello stato gli ricordava quando il ragazzo era stato rapito
da Pierce. Anche quella volta era ridotto male, ma si consolò nel pensare
che questa volta Max non era sotto l’effetto di nessuna droga, anche se
non cambiava il fatto che era preoccupata. Liz avrebbe voluto che Max
aprisse gli occhi e che per un po’ si riposasse; ebbe anche l’impulso
di interromperlo, ma riuscì a frenarlo sul nascere. Nella mente di Max,
intanto, passavano veloci mille immagini e lui, pur sentendo la stanchezza
che lo sopraffaceva, resisteva; doveva resistere, doveva trovare quello
che stava cercando e sentiva che vi era molto vicino. Passarono ancora
alcuni minuti, che a Liz sembrarono un’eternità, mentre la sua angoscia
cresceva. Tutt’a un tratto Max aprì gli occhi e respirò affannosamente
come se fosse stato in apnea per un tempo infinito. Liz gli si avvicinò
asciugandogli il sudore con un fazzoletto e si assicurò che il ragazzo
stesse bene: “Mi hai spaventato a morte Max! Come stai? Sei
pallidissimo!” Il giovane sembrava ignorare quello che Liz gli diceva,
come se non sentisse che qualcuno che gli stava parlando. Il suo sguardo
era rivolto davanti a lui ma era uno sguardo inespressivo e vuoto e
l’angoscia che Liz aveva provato qualche secondo prima tornò ad
attanagliarle il petto. La ragazza gli parlò di nuovo e non vedendo
nessuna reazione da parte di Max iniziò ad essere terrorizzata e gli posò
leggermente una mano sul viso. Max
non riusciva a rispondere, sentiva Liz che gli chiedeva come stava e la
sua voce rispecchiava il suo stato d’animo, ma lui non riusciva ad
aprire bocca. Era come se le sue corde vocali fossero bloccate e non era
in grado di emettere alcun suono. Il suoi occhi non vedevano nulla, sapeva
che davanti a lui c’era Liz, ma non la vedeva. Pochi istanti dopo sentì
di nuovo la voce di Liz e la mano della ragazza che si posava leggermente
sul suo viso. Fu come tornare alla luce, vide il viso di Liz e sentiva
l’altra mano della giovane accarezzargli i capelli. Liz
vide lo sguardo del ragazzo tornare vivo mentre il suo corpo, lentamente,
smetteva di tremare e si sentì risollevata. “Max, come ti senti?”
Finalmente gli occhi del ragazzo incontrarono quelli di Liz ed ignorando
la sua domanda esclamò: “Ho trovato quello che cercavo!”. Nel
frattempo, nell’appartamento di Michael, Logan era seduto al tavolo con
i due ragazzi e, senza perdere tempo, chiese quello che voleva sapere:
“Come sta andando il recupero dei vostri ricordi?” – “Bene direi,
anche se abbiamo dovuto chiedere un piccolo aiuto!” rispose Isabel
“Che tipo di aiuto?” chiese ancora Logan con fare sospettoso e i due
ragazzi spiegarono all’uomo la tecnica di Tess ed il suo intervento per
aiutarli a recuperare la memoria. Non appena ebbe ascoltato il racconto
dei due giovani, il viso di Logan divenne molto serio: “C’è qualcosa
che non va?” chiese Isabel “Lo vedremo subito!” rispose l’uomo e
subito dopo disse ai ragazzi di concentrarsi e di fargli vedere la tecnica
che avevano usato fino a quel momento. Michael ed Isabel si guardarono
negli occhi con fare interrogativo, ma non opposero nessuna resistenza; si
fidavano di quell’uomo, nonostante non lo conoscessero affatto,
sentivano che di lui potevano fidarsi e così, dopo essersi posizionati
sul divano, inziarono la loro seduta. Logan capì subito che i suoi
sospetti erano fondati, ma non interruppe i ragazzi che continuarono
indisturbati. Passarono una decina di minuti, dopodichè i due ragazzi,
quasi simultaneamente, si ripresero da quella specie di trance a cui ormai
erano abituati ed aprendo gli occhi videro lo sguardo di Logan puntato su
di loro. Ci fu un attimo di silenzio, nel quale Isabel e Michael si
ripresero dallo sforzo appena fatto, e poi Logan esclamò: “Tess ha
occultato la vostra luce!” Michael stava per chiedere cosa significasse
quella frase, ma fu interrotto dal suono del cellulare di Isabel, la
ragazza si alzò, raggiunse la borsetta lasciata sul tavolo, ed una volta
estratto l’apparecchio, rispose: “Pronto?” – “Sono Max!” la
voce del ragazzo era agitata e subito continuò non lasciando il tempo ad
Isabel di dire qualcosa: “Isabel non andare da Tess, mi raccomando!”
La ragazza rimase impietrita e senza parole: “Isabel ci sei ancora?”
chiese Max con voce ansiosa e la ragazza si riprese e rispose: “Mi
dispiace Max, ma è troppo tardi!” Max rimase sorpreso ed ebbe un attimo
di smarrimento. Dopo qualche istante si riprese e parlò di nuovo “Dove
sei ora?” chiese “Sono da Micheal e c’è anche Zemir!” –
“Rimanete lì! Arriviamo subito!” e chiuse la telefonata. Non appena
Isabel riprese il suo posto sul divano, Michael volle sapere cosa aveva
detto Max ed Isabel lo riferì e subito dopo Michael si rivolse a Logan:
“Spiegaci questa storia della luce!” Logan lo guardò negli occhi e
disse: “E’ meglio aspettare che ci sia anche Zan!” Il
viaggio di ritorno verso Roswell si era svolto nel più completo silenzio.
Liz aveva provato a chiedere spiegazioni a Max, ma il ragazzo non le aveva
dato nessuna risposta. Liz conosceva molto bene lo sguardo che animava Max
in quel momento, e sapeva che non avrebbe avuto nessuna spiegazione,
almeno per il momento. Nel frattempo Maria aveva raggiunto
l’appartamento di Michael; erano soliti incontrarsi a pranzo prima di
iniziare il loro turno e non avendolo visto arrivare, si era preoccupata.
Mezz’ora più tardi Max e Liz si unirono al piccolo gruppo e una volta
riuniti attorno al tavolo della cucina, Logan cominciò la sua spiegazione
prima che Michael ed Isabel lo inondassero di domande: “La tecnica che
vi è stata insegnata è quella giusta, ma ho subito notato l’assenza
della vostra luce. La presenza di una luminescenza durante la
concentrazione, indica che siete in grado e che state recuperando i vostri
ricordi, quindi credo che Tess abbia manipolato la vostra mente,
impedendovi in parte di recuperare determinate parti della vostra vita.”
Ci fu un attimo di silenzio in cui Michael ripensò nuovamente a quella
frase che gli aveva detto Tess e disse: “Questo significa che
anch’io…” – “Sì, Michael! Ognuno di voi possiede la capacità
di rientrare in possesso di quei ricordi lontani e durante questo processo
appare una luminescenza!” – “Ma allora perché io non ho recuperato
neanche un’immagine nonostante prima avessi la mia luce?” chiese
Isabel ripensando a due sere prima in camera da Max “Avevi solo bisogno
di più tempo, non c’era da preoccuparsi!” rispose Logan con calma.
“Cosa succederà ora? Come faremo a rientrare in possesso di quella
capacità? E com’è possibile che proprio Tess ci abbia fatto questo
brutto scherzo?” Isabel non riusciva a crederci; si era fidata
ciecamente di lei ed ora si sentiva in colpa per averlo fatto, ma allo
stesso tempo era anche arrabbiata e si sentiva impotente di fronte a
quella realtà. “Lo ha fatto perché ha qualcosa da nascondere!” disse
Max con stizza che fino a quel momento era rimasto in silenzio. Tutti gli
occhi puntarono su di lui: “E cosa sarebbe?” chiese Michael esprimendo
il pensiero di tutti i presenti. “Credo che Zan abbia finalmente trovato
la risposta alla sua domanda!” esclamò Zemir guardando dritto negli
occhi il ragazzo e trovandovi la conferma. “Ti prego Max, dì quello che
hai visto! Non posso più sopportare questo tuo silenzio; questa cosa
inizia a preoccuparmi!” lo implorò Liz “Per favore Max… ci stai
tenendo tutti quanti sulle spine!” disse Isabel implorando il fratello.
Max appoggiò la schiena allo schienale della sedia e tenendo le mani sul
tavolo cominciò a parlare: “Vi ricordate quando vi ho detto di aver
ricordato quella che mi sembrava una festa ma io ero triste?” la
risposta di Michael ed Isabel uscì all’unisono dalle loro bocche: ”Sì!”.
Max si scostò nuovamente dallo schienale e facendo forza sulle mani
appoggiate al tavolo tornò in posizione eretta e continuò “Quello che
non sapevo era che mi trovavo alla festa del mio matrimonio… con Tess!”
Il corpo di Liz si irrigidì nell’attesa che Max continuasse e allo
stesso tempo impaurita da quello che avrebbe potuto sentire dalla sua voce
– “E…?” chiese Michael incalzando l’amico: “…e ho scoperto
il perché ero triste!” – “Vai avanti Max, ti prego!” disse Isabel
spazientita. “Il mio matrimonio con Tess non era per amore,… ma per
interesse!” – Il corpo di Liz si rilassò e il viso cambiò
espressione, colpita da quell’ultima frase del ragazzo: ora era stupita
e allo stesso tempo sollevata. “Ma questo cosa c’entra con noi?”
chiese Michael confuso ed Isabel rispose, conscia ormai di quello che era
successo: “Tess ci ha manipolato perché non voleva correre il rischio
che noi lo scoprissimo, ma non ha fatto in tempo a mettere le mani su Max,
grazie alla sua testardaggine di voler fare da solo!” – “In poche
parole, vi ha usato per tenere nascosto quello che veramente era successo
e per impedirvi di ricordare qualcos’altro, ho capito bene?” disse
Maria che fino a quel momento era rimasta in silenzio a fianco di Michael.
“Proprio così, ragazza mia!” esclamò Zemir rivolto a Maria, poi
continuò: “Ora bisogna sistemare le cose come erano all’origine!”
– “Ma come possiamo fare?!” disse Isabel quasi esasperata e
continuando: “Io non ho mai avuto un flash fino a che Tess non ha fatto
il suo giochetto, non so neanche…” ma la ragazza fu interrotta da
Zemir “Non devi preoccuparti Isabel, Max è in grado di aiutarvi!” e
guardò il ragazzo negl’occhi il quale rimase sorpreso da
quell’affermazione e chiese spiegazioni: “Zemir, so che avevi detto
che non potevi aiutarci, e hai già fatto tanto per noi, ma devi dirmi
come posso fare per aiutarli!” – “Vi aiuterò… sono rimasto per
questo!” esclamò l’uomo e guardando i volti dei tre alieni notò con
piacere gli sguardi riconoscenti che gli venivano rivolti. “Scusate se
vi interrompo ragazzi, ma non avrete intenzione di farlo proprio ora, non
è vero?” disse Maria che continuò: ”Voglio dire, Michael ed io
cominciamo il turno al Crashdown esattamente fra mezz’ora e non vorrei
che perdessimo l’unico posto di lavoro che abbiamo!” – “Oh no, me
ne ero completamente dimenticato!” esclamò Michael quasi con
disperazione passandosi le mani fra i capelli “Non ti preoccupare
Michael, lo faremo stasera non appena avrai finito di lavorare, nel
frattempo Zemir può insegnarmi la tecnica…” e Max fu interrotto da
Isabel: “… e usare me come cavia!” – “Beh! Se non altro potrai
dirmi quello che mi aspetta!” commentò Michael con un sorriso e dicendo
così si alzò seguito da Maria e prima di uscire disse: “Potete
rimanere qui quanto volete! Ci vediamo stasera!” ed uscì tenendo per
mano Maria. Quando
i due ragazzi furono usciti, i quattro rimasti si guardarono in viso e
dopo un secondo Logan parlò: “Allora Max, vogliamo cominciare?” –
“Certo! Sono pronto! E tu Isabel?” – “Sì!” I due ragazzi si
sedettero sul divano per stare più comodi, uno di fronte all’altra ed
aspettarono le istruzioni di Logan. L’uomo si avvicinò a loro e cominciò
a spiegare cosa Max avrebbe dovuto fare. Ci sarebbe voluto un po’ di
tempo, e soprattutto sarebbe stato abbastanza faticoso, ma Max non era
preoccupato e Logan era convinto che Max sarebbe riuscito nel suo intento.
Quando Logan ebbe finito si spiegare, Isabel guardò prima il fratello e
successivamente l’uomo che si trovava ancora vicino a loro e chiese:
“E io? Devo fare qualcosa in particolare?” – “Sì! Tu devi
mantenere il contatto con tuo fratello e devi indicargli la via della
luce!” – “Ma come faccio?” chiese ancora Isabel turbata “Non ti
preoccupare, saprai esattamente dove condurlo!” e con queste parole
l’uomo si allontanò dai due fratelli e si andò a sedere non poco
distante da loro di fianco a Liz. I fratelli Evans si guardarono per un
attimo negli occhi, e come gli era stato spiegato, si presero le mani e
lentamente chiusero gli occhi instaurando un contatto mentale immediato.
Liz pensò che i due fratelli fossero svenuti, sebbene fossero ancora
nella loro posizione iniziale; era come se i loro corpi fossero stati
abbandonati e le anime dei due ragazzi aleggiassero appena sopra di loro.
Lo sguardo di Liz rimase fisso su Max per diversi minuti poi lo spostò su
Isabel. I loro visi erano rilassati, non appariva nessun segno di fatica e
questo la fece leggermente rilassare. “Non ti preoccupare Liz, non
succederà nulla ai due reali!” Logan aveva notato la tensione della
ragazza e volle rassicurarla. Liz gliene fu grata e guardandolo negli
occhi gli sorrise. Passarono ancora alcuni minuti e sulla fronte dei due
ragazzi apparvero delle piccolissime goccie di sudore e Logan capì che
Isabel era riuscita a condurlo in quella parte della sua mente che aveva
bisogno di aiuto e che Max stava operando il suo miracolo. Ci vollero
ancora alcuni e lunghissimi minuti prima che i due ragazzi potessero
tornare coscienti e finalmente, come riemergendo da un’immersione nei
fondali marini in apnea, i due ragazzi fecero un grande respiro per
riempire i polmoni di tutto l’ossigeno di cui avevano bisogno. Dapprima
il loro bisogno di aria li fece respirare affannosamente, ma lentamente il
respiro tornò normale e i due poterono finalmente rilassarsi appoggiando
la schiena tra il bracciolo e lo schienale del divano. “Com’è andata
ragazzi? Siete riusciti a ristabilire la luce?” – “Sì!” rispose
Max: “E’ stata dura, ma ce l’ho fatta!” – “Molto bene, ora
dovete riposare!” e dicendo così l’uomo si alzò e si diresse verso
la porta: “Dove stai andando?” chiese Isabel con ansia “Torno a
casa!” rispose con un sorriso “A casa?” chiese di nuovo Isabel e
l’uomo, alzando gli occhi al cielo ripetè: “A casa!” I due fratelli
rimasero stupiti, non si aspettavano che ripartisse così presto dopo
quello che era appena successo. “Ma come faremo nel caso avessimo ancora
bisogno di te?” chiese ancora Isabel “Non vi preoccupate, mi terrò in
contatto con voi!” – “Grazie, Zemir! Grazie davvero di cuore!”
esclamò Max pieno di gratitudine ed esprimendo il pensiero anche delle
due ragazze sedute in quella stanza “E’ stato un piacere… Zan di
Antar! Spero di potervi rivedere presto!” e senza indugiare oltre, aprì
la porta e sparì lasciando i tre ragazzi senza parole seduti nel
soggiorno di Michael. “Non
vedo l’ora di mettere le mani su quella…” – “Basta Michael!
Cerca di calmarti! Vedrai che risolverete tutto!” Michael e Maria
stavano parlando tra un’ordinazione e l’altra attraverso la
finestrella che dalla cucina dava nella sala del Crashdown. I ragazzi
stavano lavorando già da un’ora ed il ritmo del lavoro aumentava di
minuto in minuto senza dare il minimo accenno a diminuire. Michael era a
dir poco infuriato, non aveva fatto altro che pensare a Tess e a quanto
era stato stupido a fidarsi di lei. Ogni volta che Maria si affacciava
alla finestrella volavano parole forti e la ragazza non sapeva proprio
come fare per calmarlo. Del resto lo poteva capire, chi non si sarebbe
infuriato ad un gesto del genere? Lei stessa era furibonda al solo
pensiero di quello che Tess era stata capace di fare. Si chiedeva se
quella cecoslovacca avrebbe potuto andare oltre e con più ci pensava e
con più si convinceva che probabilmente quel gesto era solo una minima
parte di quello che era disposta a fare per riavere Max. Sì, Tess voleva
Max, e voleva che le cose fossero tornate come erano su Antar e
probabilmente sarebbe andata oltre. Un brivido le percorse la spina
dorsale mentre si chiedeva se Tess avrebbe mai potuto fare del male ad uno
di loro, soprattutto a Liz, e cercò di scacciare quel pensiero. Allo
stesso tempo era preoccupata di come Michael avebbe potuto reagire se
l’avesse incontrata; che gli piacesse o no, Tess rimaneva sempre una di
loro e non voleva che Michael facesse una stupidaggine. Non poteva nemmeno
chiamare Kyle, sapeva che stamattina era partito per il ritiro con la
squadra di basket e così anche la speranza di tenerla lontana dal
Crashdown era svanita. Non gli rimaneva che sperare che Tess non si
presentasse lì, non ora e neanche più tardi, non osava immaginare quello
che sarebbe potuto accadere. Non aveva mai visto Michael così infuriato e
sperava davvero che Tess non si facesse viva. Le
ore erano passate veloci e il turno al Crashdown era finalmente finito.
Mentre riponeva la sua divisa da cameriera, Maria ringraziava il cielo che
l’aliena non si fosse fatta viva nel locale. Michael era ansioso di
tornare a casa; sapeva che gli altri ragazzi erano rimasti da lui ad
aspettarlo e non vedeva l’ora che Max lo aiutasse a risistemare la sua
memoria. Si cambiarono in fretta e pochi minuti dopo erano per strada
diretti all’appartamento di Michael. Non
appena furono entrati in casa, notarono che Alex si era aggiunto al
gruppetto di amici. Isabel lo aveva contattato e lo aveva pregato di
raggiungerla da Michael e lo aveva già messo al corrente delle ultime
novità. Michael chiese notizie di Zemir ed Isabel gli disse che era
partito per Antar: “Mi dispiace sia partito così in fretta, avrei
voluto salutarlo un’ultima volta!” disse Michael con un espressione
triste sul volto, poi volle sapere quello che Max aveva fatto ad Isabel e
se tutto era andato bene. Quando ebbe avuto conferma, chiese ad Isabel se
aveva ricordato qualcosa di importante e la ragazza rispose: “Sì
Michael, ho ricordato una cosa importantissima, ma voglio che tu la scopra
come ho fatto io!” – “Mi lasci sulle spine, insomma!” –
“Proprio così!” affermò la ragazza con un sorriso “Bene, allora
sono pronto a scoprire cos’è!” disse il giovane rivolgendo lo sguardo
a Max il quale si alzò in piedi ed accompagnò l’amico sul divano. Gli
spiegò quello che qualche ora prima Zemir gli aveva detto di fare ed una
volta finito i due si guardarono intensamente negli occhi confidando
completamente l’uno nell’altro e poi si concentrarono. Max ripetè le
stesse azioni svolte con Isabel e non appena i due ragazzi si presero le
mani ed intensificarono la loro concentrazione i loro corpi sembrarono
svuotarsi delle loro essenze. Maria guardava la scena seduta a terra
vicino a Liz e il suo corpo si irrigidì quando vide i corpi dei due
ragazzi inanimati. Rivolse uno sguardo preoccupato e interrogativo alla
sua amica del cuore la quale, stringendola a sé le disse sottovoce:
“Non ti preoccupare, è tutto normale!”. Liz sentì la tensione di
Maria alleggerirsi un po’ ed entrambe tornarono ad osservare i due
ragazzi. Dopo parecchi minuti di attesa, Max e Michael tornarono alla
realtà dei loro corpi, respirando affannosamente ed appoggiandosi
pesantemente allo schienale del divano. Erano sfiniti, ma le loro
espressioni erano soddisfatte. Maria corse ad abbracciare Michael il quale
ricambiò il gesto; quando i due si allontanarono Michael guardò Isabel e
disse: “Ora sappiamo la verità!” – “Ora basta fare i
misteriosi!” sbottò Maria rimettendosi in piedi con le mani sui fianchi
“Anche noi vogliamo sapere!” – “Maria ha ragione!” disse Max
continuando “Anch’io ho omesso di dire una cosa!” Liz lo guardò
preoccupata ma Max le sorrise dolcemente ed avvicinandosi a lei le diede
un bacio sulle labbra e disse: “Non ti preoccupare, non è una cosa
brutta… anzi!” e dicendo così l’aiutò ad alzarsi da terra ed
insieme andarono a sedersi sul divano. “Allora, chi di voi comincia?”
chiese Maria sedendosi sulle gambe di Michael il quale, guardando Max
disse: “Beh Max, visto che non hai ancora finito la tua spiegazione, sarà
meglio che cominci tu per primo!”. Ormai anche Michael era consapevole
di quello che era successo su Antar e gli sembrava giusto che Max
raccontasse quello che rimaneva da dire sulla sua storia. “Michael
ha ragione! Tocca a te Max!” confermò Isabel che nel frattempo si era
seduta sul bracciolo della poltrona dove Alex si era accomodato. “Bene!
Allora continuo. Dunque ero arrivato a dirvi che io e Tess ci siamo
sposati per interesse, ma c’è dell’altro. Ho ricordato mia nonna!”
e seguì un minuto di silenzio. Max guardò le espressioni dei volti dei
tre terrestri quando Maria disse: “Max sono contenta che tu abbia
ricordato tua nonna, ma questo non porta nulla di interessante per noi!”
Max sorrise divertito al commento della ragazza e continuò a parlare:
“Nostra nonna morì quando io ed Isabel eravamo ancora abbastanza
piccoli ma ricordo che la notte prima che morisse mi rivelò un
particolare del mio futuro. Disse che avrei incontrato il vero amore ma
che questa ragazza non era Antariana. Non abitava su Antar o su un altro
pianeta della nostra costellazione, ma viveva sull’unico pianeta
abitabile del sistema solare, la Terra, e lei era la mia anima gemella.”
A quelle parole Liz rimase sorpresa e si chiedeva se Max stesse parlando
di lei. Il ragazzo la guardò con il suo sguardo dolce e pieno d’amore e
poi riprese il suo racconto continuando a guadarla negli occhi, come se
nella stanza ci fossero stati solo loro due: “Mi disse che l’avrei
riconosciuta non appena l’avessi vista ma che la certezza che fosse lei
l’avrei avuta solamente quando sarei stato in grado di vedere la sua
anima. Solo allora sarei stato certo di aver trovato la mia anima
gemella!” Le parole di Max andarono dritte al cuore di Liz che
finalmente ebbe la conferma che il ragazzo stava veramente parlando di
lei. In una frazione di secondo le passarono per la mente tutti i
particolari a cui Max si riferiva, da quando le disse di essersi
innamorato di lei all’asilo, fino al primo bacio in cui entrambe videro
l’anima dell’altro e l’abbracciò stretto a sé baciandogli le
labbra. Quando Max tornò a guardarla negli occhi vide che Liz stava
piangendo di gioia e disse: “Siamo sempre stati destinati a stare
insieme Liz, l’ho sempre saputo anche se non ricordavo nulla!” e tornò
ad abbracciarla continuando a parlare: “Sono stato costretto a sposare
Tess. Lei proviene dal pianeta Galar il quale voleva dichiarare guerra ad
Antar e ho dovuto sposarla nonostante mi fossi opposto con tutte le mie
forze. Non l’ho mai amata e poco dopo le nostre nozze, Kivar riuscì ad
organizzare il colpo di stato che ci distrusse. Eravamo tutti così
intenti ad evitare la guerra con Galar che nessuno di noi si era reso
conto di quello che stava succedendo a palazzo reale e siamo stati
distrutti da quello che consideravamo un nostro alleato.” Max si scostò
lentamente da Liz e tornò a parlare: “Il resto lo sapete, siamo stati
clonati, il nostro DNA è stato fuso con quello umano e siamo stati
mandati qui sulla Terra per tornare a vivere e per tornare, un giorno, su
Antar per liberare il nostro popolo.” Ci fu un momento di completo
silenzio nel quale Maria ed Alex continuarono a guardare Max. Poi
finalmente Maria prese la parola: “E tu Michael, cos’hai ricordato?”
chiese un po’ titubante ma con la curiosità che le era propria: “Che
dici Isabel, comincio io?” chiese Michael rivolgendosi alla ragazza che
gli stava di fronte: “D’accordo!” rispose lei semplicemente e
Michael si accomodò meglio Maria sulle proprie gambe e cominciò a
parlare: “Io ero il generale delle forze armate reali. La mia carriera
militare era stata in continua ascesa dal giorno che mi arruolai e con
l’andar del tempo, diventai l’amico fidato di Zan,… ehm scusate…
di Max.” e un piccolo sorriso apparve sulle sue labbra che contagiò
anche tutti i presenti. Tornato serio, riprese a parlare: “Naturalmente
conobbi anche Isabel e diventammo subito buoni amici. Tutti e tre eravamo
molto legati e quando i nostri impegni ce lo permettevano, passavamo molto
tempo insieme. Quando a Max fu imposto di sposare Tess, la stessa cosa
successe a me e ad Isabel. L’usanza di Antar era quella che la figlia
dei regnanti sposasse il generale in carica delle guardie reali, o il suo
primogenito nel caso il primo fosse troppo vecchio…” – “…e così,
senza che nessuno chiedesse il nostro consenso, ci siamo ritrovati
fidanzati e promessi sposi!” concluse Isabel interrompendo Michael.
“Ci state dicendo che voi due non siete mai stati innamorati l’uno
dell’altra?” chiese un Alex incredulo e che vedeva aprirsi uno
spiraglio nella sua relazione con Isabel “Proprio così!” confermò
Isabel che guardò prima lui e poi Maria. Quest’ultima era ancora
confusa da tutte quelle rivelazioni, ma il cuore era colmo di gioia.
Sentiva Michael che la stringeva forte, lo guardò negli occhi e si abbassò
per baciargli le labbra, mentre una lacrima di gioia le bagnava la
guancia. Quando si staccò dalla bocca del ragazzo, Maria guardò
attentamente tutti e tre gli alieni e dopo qualche secondo, con il suo
solito fare sbarazzino, disse: “E per fortuna che riteniamo gli alieni
una civiltà evoluta, altrimenti sai che combinavano! Colpi di stato,
matrimoni combinati… tutta questa roba ce l’abbiamo anche noi!” e
con il palmo della mano si asciugò la guancia bagnata dalla lacrima e
sorrise. Il commento di Maria fece ridere tutti i ragazzi, era tanto che
non ridevano di cuore tutti insieme e si goderono appieno quel momento.
Quando si ripresero, Alex guardò Max ed il ragazzo capì che c’era
qualcosa che turbava ancora il giovane. Ormai conosceva bene Alex e
quell’espressione del viso significava che la mente geniale dell’amico
era tornata attiva: “Qual è il tuo dubbio Alex?” gli chiese
gentilmente e subito il ragazzo rispose: “Mi stavo chiedendo come faceva
tua nonna a sapere che Liz era la tua anima gemella. Insomma…,
l’impatto di Roswell risale a più di 40 anni fa, come faceva tua nonna
a sapere che l’avresti incontrata e che l’avresti riconosciuta?” La
domanda era più che pertinente e Liz e Maria rivolsero il loro sguardo
attento su Max, che rispose senza esitazione: “Mia nonna sapeva già
tutto; sapeva che Kivar avrebbe preso il nostro posto sul trono, sapeva
che mi sarei dovuto sposare con Tess e sapeva anche di Isabel e Michael,
ma prima mio padre e poi mia madre non le avevano mai creduto!” –
“Era una specie di veggente?” chiese Maria incuriosita “Credo
proprio che lo fosse!” rispose Isabel per il fratello. “Ora rimane
solo un problema da risolvere.” Esordì Max dopo qualche minuto di
silenzio “Tess!” disse Isabel. “Cosa pensate di fare?” chiese Liz
guardando uno per uno gli alieni e soffermandosi poi sul viso di Max il
quale rispose: “Sappiamo che noi tre siamo più forti con Tess; siamo
stati ricreati appositamente perché i nostri poteri interagiscano insieme
per sconfiggere i possibili nemici nel caso ci trovassero sulla terra. Non
possiamo allontanarla, dobbiamo dirle che abbiamo ricordato tutto e farle
capire che non può cambiare il corso delle nostre vite.” – “Non sarà
un’impresa facile!” disse Maria: “Se è arrivata a tanto mi sembra
chiaro che è decisa a riaverti al suo fianco.” concluse rivolgendosi a
Max. “Dobbiamo farlo! E’ anche nel suo interesse farla rimanere con
noi. Da sola non sarebbe nulla!” disse Michael. “Proporrei di andare
subito da lei e risolvere una volta per tutta la questione. Che ne
dite?” disse Alex alzandosi in piedi. Non lo aveva mai fatto notare, ma
anche lui era stanco di quella situazione e voleva che finisse al più
presto possibile. I ragazzi furono tutti d’accordo ed alzandosi a loro
volta uscirono di casa diretti verso l’abitazione di Valenti. Arrivarono
davanti alla porta e Max suonò il campanello. Dopo pochi istanti Tess aprì
la porta e fu sorpresa di trovare tutti i ragazzi davanti a lei. Li fece
accomodare e notò subito che i loro volti erano seri ed iniziò a
preoccuparsi, poi, recuperando un po’ di calma e cercando di essere
sorpresa, chiese: “Come mai siete tutti qui? E’ successo qualcosa?”
Michael si alzò per rispondere, nonostante capisse l’importanza che
Tess aveva all’interno del loro gruppo, era ancora molto arrabbiato e la
sua espressione rifletteva esplicitamente quello che stava provando. Stava
per aprire bocca quando fu trattenuto da Max che parlò al posto suo:
“Sappiamo cosa hai fatto Tess!”. La voce di Max era calma, senza
rabbia, ma ugualmente molto decisa e autoritaria. Quella frase scosse Tess,
immaginava che i ragazzi avessero scoperto il suo inganno ma non ne aveva
ancora la certezza, e non aveva avuto ancora il tempo di pensare alla sua
reazione. Ci fu un minuto di silenzio nel quale Tess continuò a guardare
lo sguardo serio di Max. Sembrava che i due comunicassero mentalmente,
mentre invece Tess stava valutando come comportarsi. Non poteva
permettersi di rimanere sola, sapeva bene quanto loro che una volta
rimasta sola non avrebbe avuto nessuna via di uscita nel caso si fosse
trovata di fronte ai loro nemici. Inoltre non voleva perdere Max, era
meglio averlo come amico che come nemico e Tess non voleva lasciare
nessuno di loro. Neanche Liz. Lei l’aveva accettata, anche se a fatica,
nonostante tutto quello che era successo; si erano avvicinate nel momento
in cui avevano fatto quel patto prima che Liz fosse rapita e si ricordava
molto bene lo sguardo complice che si erano scambiate alla vista di Max.
Sapeva che Liz e Max erano legati profondamente e in quel momento capì
che non sarebbe riuscita a dividerli, soprattutto ora che i ragazzi
avevano recuperato i loro ricordi. Non riuscendo più a sostenere lo
sguardo di Max, Tess abbassò gli occhi e si mise a sedere. Passarono
ancora alcuni secondi e finalmente Tess rialzò lo sguardo e lo rivolse a
tutti i presenti davanti a lei: “Mi dispiace! Non avrei dovuto
ingannarvi in quel modo!” – “Perché lo hai fatto Tess? Io e Michael
ci siamo fidati di te e tu…” la voce di Isabel era calma nonostante si
sentisse tradita da quella che riteneva, nonostante tutto, un’amica.
Avrebbe voluto urlare e sfogare la sua rabbia, ma sapeva che avrebbe
peggiorato le cose e poi Tess rimaneva sempre una di loro e non riteneva
giusto escluderla, per il bene di tutti. “Isabel mi dispiace, io…” e
la ragazza cominciò a piangere. Nessuno l’aveva mai vista piangere ed
Isabel si avvicinò a lei sedendole accanto. Tess si sentiva in colpa, in
quel momento desiderò con tutte le sue forze di poter tornare indietro e
di poter cambiare il corso delle cose, ma non poteva, poi ricominciò a
parlare: “Io volevo tornare con Max e quando ne ho avuto la possibilità
ho agito senza neanche pensarci. Non è stata una cosa premeditata, dovete
credermi!” Poi rivolse lo sguardo a Michael: “Scusami Michael, sono
stata un’incosciente ad approffitare di te e di Isabel, credimi… sono
davvero dispiaciuta!” poi rivolse lo sguardo a Liz: “Liz perdonami.
Ero così accecata da questa nostra competizione che non ho pensato alle
conseguenze. Sono stata scorretta e me ne pento!” Tess continuava a
piangere lacrime sincere e tutti i presenti se ne erano resi conto. Ci fu
ancora un minuto di silenzio, rotto soltanto dai singhiozzi di Tess quando
Liz si fece avanti e, avvicinandosi alla ragazza, disse: “Ti perdono
Tess!”. Tra le lacrime, Tess guardò la ragazza in piedi di fronte a
lei. Il viso di Liz era sereno e Tess ne rimase stupita. Non ci fu bisogno
di nessuna parola tra di loro, i loro sguardi dissero quanto più potevano
fare le parole e Liz sorrise dolcemente. “Anch’io ti perdono!” Gli
occhi di Tess si posarono su Max ancora seduto di fianco a Michael: “Non
ho più motivo di essere arrabbiato con te ora che conosco la verità, io
e Liz siamo per sempre.” La rabbia di Michael lentamente scivolò via
come pure quella di Isabel che mise un braccio intorno alle spalle di Tess.
Michael si alzò in piedi avvicinandosi anche lui alla ragazza ancora in
lacrime e con voce inaspettatamente calma, disse: “Non farmi più uno
scherzo del genere, capito?” – “Te lo giuro Michael!” Alex guardò
Maria e la ragazza aprì la borsetta e ne prese fuori un fazzoletto, si
avvicinò a Tess facendosi strada tra i ragazzi, porse il fazzoletto a
Tess e con il suo solito modo di fare, disse: “Non sopporto più di
vedere un paio di occhi azzurri piangere!” e sorrise. Tess ricambiò il
sorriso di Maria e prese il fazzoletto dalle sue mani. Si asciugò le
lacrime e guardò i volti dei suoi amici: “Grazie ragazzi! Vi giuro che
non tradirò mai più la vostra fiducia!” – “Sono contento che tutto
si sia risolto per il meglio!” disse Alex che era rimasto in silenzio
fino a quel momento, poi continuò: “Che ne dite di andare a mangiare un
boccone al Crashdown? Non so voi, ma io ho saltato la cena e ora sono
veramente affamato!” – “Alex ha ragione! Anch’io inizio ad avere
fame!” disse Isabel e abbracciando Tess disse: “Vieni, andiamo in
camera tua, cancelliamo i segni del pianto e andiamo a mangiare
qualcosa!” Tess annuì con un cenno del capo e le due ragazze si
avviarono verso la camera di Tess. Max si avvicinò a Liz e l’abbracciò
forte: “Finalmente tutto è finito per il meglio!” – “Sì! Tess
era davvero dispiaciuta, non l’avevo mai vista così disperata!”
concordò Liz “Credete davvero che fosse sincera?” chiese Michael che
nutriva ancora qualche dubbio: “Io credo proprio sì. Le sue lacrime
erano vere e sincere!” rispose Maria e Max continuò: “Ora siamo
davvero un gruppo unito Michael, ne sono certo!” I
sette ragazzi entrarono al Crashdown e si sedettero al solito tavolo.
Finalmente nel locale non c’erano molti clienti e poterono parlare un
po’ degli avvenimenti della giornata, mentre Tess continuava, ogni
tanto, a scusarsi. Ordinarono degli hamburger, cherry-cola e una
bottiglietta di tabasco in più e cenarono tutti insieme come non avveniva
da tempo. Un pensiero andò a Kyle, lontano da Roswell con la squadra di
basket, e si ripromisero di cenare ancora tutti insieme una volta che Kyle
fosse tornato dal ritiro. Finalmente la pace era tornata a regnare nel
gruppo; Tess aveva giurato a sé stessa che non avrebbe mai più messo in
pericolo la relazione di Max e Liz e si era resa conto che non poteva fare
a meno delle persone che la circondavano. Loro erano tutta la sua famiglia
e non poteva permettersi di perderli. Con loro si sentiva al sicuro e
finalmente si rese conto di essere a casa.
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