FanFiction - La memoria

 "VITA PASSATA"
di Taty

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Riassunto: Seguito di “L’alieno” – Max, Isabel e Michael devono recuperare i ricordi della loro vita su Antar e chiedono l’aiuto di Tess.

Data di stesura: Settembre - Ottobre 2002

Nota dell'autore: Aspetto i vostri commenti sul forum del sito. Ringrazio {RoSwElL} per il suo sostegno.

Il sonno di Max era profondo, ma tormentato da incubi: rivedeva il viso maligno di Wilson, la sua Liz legata ad una catena, i suoi amici stesi sul pavimento in fin di vita ed infine vedeva gli occhi familiari di Logan che gli ripeteva all’infinito di ricordare la sua vita su Antar. Si svegliò agitato, si mise a sedere sul letto e si prese la testa fra le mani: “Ma come faccio a ricordare? Non so neanche da che parte cominciare!” disse tra sé e sé rabbiosamente ma, allo stesso tempo, con un senso di impotenza. La sua ferma decisione iniziale cominciava ad incrinarsi mano a mano che pensava alle conseguenze del suo gesto ed i pensieri ripresero ad affollargli la mente: “Cosa c’è di così importante nascosto dentro di me? E se ricordassi l’amore che provavo per Tess? Mio Dio, Liz soffrirebbe di nuovo a causa mia e questo non posso permetterlo! No, non posso ricordare, non devo, rischio di perderla per sempre e non voglio!” Era ormai ora di alzarsi e Max, lentamente, si avviò in bagno. Aprì l’acqua della doccia lasciandola scorrere perché raggiungesse la temperatura adatta, si spogliò e si guardò allo specchio. Era pallido in viso e gli occhi rivelavano che non aveva dormito molto: “Eh, Max! Hai proprio bisogno di dormire, se tu ne fossi capace!!” disse sarcasticamente tra sé e sé ed un sorriso amaro apparve sul suo volto; poi si girò ed entrò nella doccia.

“Ecco fatto, signorina Parker! Il suo braccio è finalmente libero dall’ingessatura. Mi raccomando, per qualche giorno cerchi di non sforzarlo!” Il medico aveva finalmente tolto il gesso dal braccio di Liz e la ragazza era felicissima. Aveva atteso a lungo quel momento, si sentiva leggera, nonostante il braccio fosse un po’ indolenzito. “Certo, dottore. Non si preoccupi; farò solo gli esercizi che mi ha consigliato.” disse Liz che non vedeva l’ora di uscire dall’ambulatorio. L’odore che si respirava in ospedale le ricordava quei giorni di amnesia e rivedeva i visi preoccupati dei genitori, di Max, di Maria e di tutti gli altri ragazzi ed erano immagini che voleva dimenticare. “Se dovesse avere problemi, non esiti a chiamarmi. Questo è il mio numero.” continuò il dottor Jackson allungando a Liz un biglietto da visita. Liz guardò quel piccolo cartoncino bianco e ringraziò il dottore, prese la borsetta lasciata sulla sedia e si avviò verso la porta. Nella sala d’attesa l’aspettava la madre che, non appena la vide uscire, si alzò dalla piccola poltrincina e si avviò verso di lei: “Oh, tesoro! Tutto a posto? Cosa ha detto il dottor Jackson?” – “Ha detto di non sforzare il braccio per qualche giorno e mi ha consigliato alcuni esercizi per riabilitarlo. Tutto qui! E’ tutto a posto!” – “Sono contenta! Ora spero che ti riprenda del tutto dall’ultima brutta esperienza che hai vissuto!” e dicendo così la donna abbracciò affettuosamente la figlia. Nonostante tutto fosse finito per il meglio, di notte Liz aveva ancora gli incubi; sognava ancora quella stanza illuminata soltanto da una piccola lampadina e la faccia di quell’uomo mentre tentava di uccidere Max e si svegliava angosciata nel cuore della notte. La madre era corsa più di una volta in camera sua sentendola agitarsi e sapeva bene che Liz era ancora sconvolta. “Supererò anche quella, vedrai!” la voce di Liz era sicura. Ora si sentiva bene e una nuova forza cresceva in lei; adesso sapeva che avrebbe superato anche quell’ultimo ricordo. “Forza andiamo! Spero di non entrare più in un ospedale per un bel po’ di tempo!” e dicendo così, sorrise, prese sottobraccio la madre e la sospinse leggermente verso l’uscita. Raggiunsero il Crashdown che, come al solito, era pieno di clienti, ma questo non impedì a Maria di soffermarsi un attimo con la sua migliore amica non appena la vide entrare: “Ehi! Finalmente hai riavuto il tuo braccio!” le disse sorridendo “Già, finalmente!” – “Era ora! Qui c’è bisogno di una mano!” proseguì Maria con fare scherzoso, si avvicinò a Liz e l’abbracciò. Pochi minuti dopo, anche il sig. Parker andò ad assicurarsi che la figlia stesse bene e una volta abbracciata, tornò in cucina per continuare il suo lavoro. Quando ebbe salutato tutti, Liz salì nell’appartamento; sapeva che rimanendo lì senza fare niente sarebbe stata d’intralcio e quindi decise di andare in camera sua. Si era stesa sul letto e si stava guardando il braccio; si passava la mano sulla pelle e notava con gioia l’aumentare della sensibilità. Le sembrava fosse passata un’eternità dall’ultima volta che si era accarezzata il braccio e invece… Lo squillo del telefono interruppe i suoi pensieri, si girò sul fianco, prese il telefono e rispose: “Pronto!” – “Ciao Liz, com’è andata la visita?” – “Ciao Max! Tutto bene, finalmente mi hanno tolto l’ingessatura.” – “Non avevo dubbi! Sei libera a pranzo?” – “Certo! Vuoi che ti tenga libero un tavolo?” – “E’ un’ottima idea, visto la quantità di gente che affolla il Crashdown! Potremmo sederci e parlare un po’ prima che torni al lavoro.” – “Ritienilo già fatto! Ti aspetto!” – “D’accordo! A dopo.” Riappese il telefono e tornò a stendersi sul letto. La telefonata di Max era stata una sorpresa, non se l’aspettava, e la cosa le aveva fatto un piacere immenso. Rimase lì ancora qualche minuto e poi decise di andare ad avvertire il padre di tenere libero un tavolo.

“Forza Max! Abbiamo ancora un sacco di lavoro da fare!” disse Brody appoggiando una mano sulla spalla del ragazzo “Certo! Sono pronto!” disse Max riponendo il telefono, e i due si avviarono verso la sala conferenze. Era quasi tutto pronto, ma Brody era un vero maniaco della perfezione e voleva essere sicuro che tutto fosse impeccabile. Durante tutta la mattinata, Max era rimasto alquanto assente; era immerso nei suoi pensieri, quegli stessi pensieri che non gli avevano permesso di dormire e che continuavano a tormentarlo, ma non riusciva a toglierseli dalla testa. Questi pensieri lo tenevano lontano da quello che gli succedeva attorno e gli era capitato più di una volta di non ascoltare quello che Brody gli diceva, tanto da farselo ripetere. Non era da Max e Brody se n’era accorto: “Senti, Max! Cos’hai oggi? Ti vedo… distante! Ci sono problemi?” il tono di Brody era amichevole e sincero. Brody teneva molto a Max, gli piaceva, era un ragazzo serio e volenteroso e più che un dipendente lo riteneva un amico. Mostrava sempre interesse per quello che Brody faceva ed avevano passato ore ed ore a parlare del rapimento di Brody da parte degli alieni e questo gli era capitato di rado con le persone che gli stavano vicino. Pochi rimanevano ad ascoltare quello Brody aveva da raccontare in proposito, tutti pensavano che fosse matto, tranne Max. “Niente Brody! Sono solo un po’ stanco! Sai… tutta la storia del rapimento di Liz mi ha sfinito e non ho ancora recuperato del tutto le forze!” Non era certo la pura verità, ma neanche una bugia. Lo sforzo che aveva fatto per contrastare gli attacchi di Yanor l’aveva costretto ad utilizzare i suoi poteri per un tempo molto prolungato, e non essendoci abituato, ne risentiva ancora. “Già! Ti capisco. La preoccupazione è una condizione che ti sfinisce!” Ci fu un attimo di silenzio e prima che i due entrassero nella sala conferenze, Brody gli mise un braccio sulle spalle e guardandolo, sorrise: “Tieni duro ancora un po’! Domani è il giorno della conferenza, dopodichè ti lascerò libero per un settimana!” Max sorrise, aveva bisogno di riposo e quelle parole lo sollevarono un po’, poi Brody continuò: “Ma per adesso ho bisogno del tuo aiuto, sei l’unico su cui possa contare veramente!” – “Non ti preoccupare! Non ti lascerò solo in mezzo all’orda di gente che sarà qui domani!” disse sorridendo e poi continuò: “E a pensarci bene, una settimana di riposo me la merito proprio, quindi ci conto!” – “Hai la mia parola!” affermò Brody sorridendo a sua volta e i due entrarono nella sala per completare gli ultimi ritocchi.

All’ora di pranzo Max si recò al Crashdown Café, e non appena fu entrato, vide Liz a sedere al loro solito tavolo che, come promesso, era riuscita a mantenere libero. Si recò dalla ragazza, le diede un bacio sulla guancia e si sedette di fronte a lei. Avrebbe voluto abbracciarla, baciarle le labbra ma sentiva su di sé gli occhi vigili dei genitori di Liz e pensò che non era il caso di esagerare, e poi avrebbe potuto baciarla più tardi, quando finalmente si sarebbero visti da soli. “E’ bello vederti senza il gesso! Allora, raccontami cosa ti ha detto il dottor Jackson!” esordì Max con un sorriso. Con poche parole Liz gli spiegò tutto, ma aveva notato il viso stanco del ragazzo, nonostante Max si sforzasse di nasconderlo. “Cos’hai Max? Hai un’aria così stanca!” – “E’ vero! Sono esausto, ma Brody mi ha promesso che una volta finita la conferenza, mi darà una settimana di riposo!” – “Una settimana?! E’ fantastico!” – “Già!” sospirò Max non molto convinto “Ma c’è dell’altro, non è vero Max?” – “Si. Ma è meglio parlarne in un altro momento, sta arrivando tua madre per l’ordinazione.” Liz volse lo sguardo e vide sua madre sorridente avvicinarsi con il blocchetto e la penna: “Ciao Max!” salutò la donna, che subito continuò: “Cosa vi porto ragazzi da mangiare?” Ordinarono ed attesero che la signora Parker si fosse allontanata dal tavolo e Liz riprese il discorso interrotto: “Si tratta di quello che ha detto Zemir, non è vero?” – “Sì! Non riesco a togliermelo dalla testa. Non faccio altro che pensarci! Ma, se non ti dispiace, preferirei parlarne stasera!” – “D’accordo!” Liz avrebbe voluto sapere tutto subito, anche se intuiva lo stato d’animo di Max, ma cambiò argomento e i due ragazzi pranzarono chiaccherando di altro.

Finalmente quella lunga giornata di lavoro finì. Max si recò a casa e, dopo aver salutato i genitori, si chiuse in camera sua. Si stese sul letto per rilassarsi un po’ e cercò di vuotare la mente da tutti i pensieri che l’avevano assillato per tutto il giorno. Non aveva detto niente con nessuno, neanche con Isabel, e si stava portando addosso tutto il peso delle sue preoccupazioni. E certamente Isabel non stava meglio. Anche lei stava valutando tutte le ipotesi possibili e le conseguenze che sarebbero derivate dal recupero dei loro ricordi. Questo comportamento era strano nei due fratelli; erano soliti confidarsi ogni cosa, ogni piccolo pensiero, ma questa volta avevano bisogno, prima di tutto, di riflettere con loro stessi, guardarsi in fondo nell’anima e capire davvero quello che era giusto o meno per loro prima di confrontarsi, ma entrambe sapevano, senza ombra di dubbio, che ne avrebbero parlato. Max rimase steso sul letto per una mezz’ora poi si unì al resto della famiglia in sala da pranzo per la cena. “Diane, non mi stancherò mai di dire che sei un’ottima cuoca!” esordì il sig. Evans alla fine della cena, scostandosi da tavola ed assaporando ancora il gusto del dessert alle fragole preparato dalla moglie. “Grazie caro, ed io non mi stancherò mai di sentirtelo dire!” contraccambiò lei con un sorriso soddisfatto “E’ proprio vero, mamma! In cucina sei insuperabile!” confermò Isabel sorridendo “Concordo con loro!” continuò Max con fare gioviale. Entrambe i ragazzi erano stati molto attenti con i genitori a non far capire il loro stato d’animo; non volevano che si accorgessero di qualcosa, non avrebbero saputo come affrontare un confronto in quel momento. E poi stare con i loro genitori li faceva stare bene e riuscivano a trascurare le loro preoccupazioni, almeno per un po’. Per Michael era diverso. Mentre i fratelli Evans erano torturati dai pensieri di ricordare o meno le loro vite passate, Michael era più che convinto a voler recuperare i suoi ricordi. Per lui era vitale sapere qualcosa di sé, della sua gente, del suo mondo e della sua famiglia. Certo, tutto questo gli incuteva un po’ di timore, ma non voleva rinunciare alla verità. Era l’unico che aveva sempre voluto scoprire di più e quest’aspetto del suo carattere era rimasto intatto.

Finita la cena, Max andò in camera sua per cambiarsi ed andare da Liz. Non vedeva l’ora di vederla, di abbracciarla e di parlare con lei; era l’unica, in quel momento, con cui volesse condividere i suoi pensieri e soprattutto le sue paure. Liz aveva il potere di farlo stare bene con sé stesso ed era l’unica che avrebbe potuto chiarirgli le idee. Poi rivolse un pensiero ad Isabel, gli dispiaceva di non aver ancora parlato con lei, ma entrambe avevano cercato di evitare l’argomento, anche quando si erano ritrovati da soli. In tutti i modi non sarebbe passato ancora molto tempo ed avrebbero dovuto affrontare l’argomento. Aprì l’armadio, prese un paio di pantaloni scuri leggeri, una T-shirt e si cambiò, lasciando gli abiti appena tolti sul letto, ed uscì. Raggiunse il Crashdown ed entrò nel locale; la madre di Liz gli andò incontro sorridendo: “Ciao Max!” – “Buonasera Sig.ra Parker! Vedo che avete ancora molto da lavorare!” disse Max notando il locale ancora gremito di clienti “Eh, già! Queste sono le giornate peggiori!” – “Anche all’Ufo Center arriva parecchia gente!”. Ci fu un attimo di silenzio poi Max continuò: “Posso vedere Liz?”- “Certo! Ti sta aspettando di sopra. Vai pure!” – “Grazie e buon lavoro!” e si avviò nel retro del locale e salì le scale. Liz era in cucina, stava preparando del thè freddo e dava le spalle all’entrata. Max si soffermò un attimo per osservarla: era così bella nella sua semplicità e stava guardando ogni suo piccolo gesto ed un sorriso dolcissimo gli sfiorò le labbra. Liz non l’aveva sentito salire, ma sentì il suo sguardo caldo su di lei e, voltandosi, lo vide. La gioia esplose in un istante e gli corse incontro portando entrambe le braccia al collo del ragazzo e gli baciò le labbra, un bacio che divenne sempre più profondo ed appassionato, mentre Max la stringeva sempre più stretta a sé. Quando si staccarono Liz gli sussurrò: “Non vedevo l’ora di riabbracciarti!” e lui dolcemente gli accarezzò la pelle del braccio che, fino a poco tempo prima, era ingessato e, guardandola negli occhi, con un sorriso disse: “Ehi, mi è mancato tantissimo questo braccio!”. Rimasero abbracciati ancora un po’ poi, dopo aver preso la caraffa di thé e due bicchieri, si trasferirono sul terrazzo per godere della leggera brezza della sera. Si sedettero entrambe sulla sdraio, uno vicino all’altra e Max prese una mano di Liz intrecciando le sue dita con quelle della ragazza. Liz lo guardò negli occhi e con l’altra mano gli accarezzò dolcemente la guancia: “Hai ancora l’aria stanca Max, e sento la tua preoccupazione! Dimmi cosa ti fa soffrire!”. Durante il bacio Liz aveva sentito tutta la tristezza di Max e voleva aiutarlo. Il ragazzo la guardò negli occhi e crollò. Le lacrime gli riempirono i begl’occhi nocciola senza però scorrere sulle guance e dopo un attimo di silenzio, riuscì a sfogare tutto quello che sentiva. Parlò per molto tempo, senza che Liz lo interrompesse neanche una volta. Aveva bisogno di sfogarsi, si era portato tutto dentro fino a quel momento ed ora si era sciolto in un mare di parole che Liz seguiva attentamente. Quando alla fine si sentì svuotato, Max fissò profondamente gli occhi di Liz e disse: “Non voglio ricordare Liz, non posso! Non voglio perderti!” – “Tu non mi perderai! Questo lo sai!” – “Ma se io ricordassi l’amore che mi legava a Tess? Questo mi allontanerebbe da te ed io non voglio!” – “Ma tu devi ricordare, Max! Zemir ha detto che devi! Se ha detto così ci sarà un motivo… una ragione!” – “E quale sarebbe questo motivo? Quello di dimenticarti? No, io non voglio dimenticarti. Liz io… io ti amo!” Quelle parole gli uscirono dalla bocca con una semplicità tale che ne rimase meravigliato. Era la sintesi di quello che provava per lei, tutto in tre semplici parole. Liz rimase esterrefatta a sua volta dalla semplicità di quella frase, del modo in cui Max l’aveva pronunciata con quell’intensità nel suo sguardo che catturò i suoi occhi. Un’ondata di emozioni travolsero la mente e il corpo di Liz, vide la gioia che si sprigionava in lui solo guardandola e subito dopo ricomparve la paura che si nascondeva dentro di lui. Dolcemente Liz riportò la mano sulla sua guancia asciugandogli una lacrima che gli aveva rigato il viso e quasi in un sussurro disse: “Anch’io ti amo Max. Siamo già passati attraverso tante difficoltà e sono sicura che insieme supereremo anche questa!” Max le prese la mano dalla sua guancia e, stringendola nella sua, se la portò sul cuore e non staccando gli occhi da quelli di Liz disse: “Ma se dovessi davvero ricordare quello che mi legava a Tess, ti perderei.” – “Max, se il nostro è vero amore, sono sicura che anche dopo che avrai recuperato la tua memoria continueremo ad amarci; nessuno potrà dividerci!” Le parole di Liz gli entrarono direttamente nel cuore e nell’anima rincuorandolo ed avvicinandola a sé disse: “Ho fiducia in te Liz!” e le baciò le labbra ristabilendo quel contatto a cui ormai erano abituati, sentendo tutto l’amore che lei provava per lui e lasciando che le sue emozioni fluissero nella mente di Liz. Quando si scostarono l’uno dall’altra per riprendere fiato Liz disse: “Non ne avete ancora parlato fra di voi, non è vero?” – “Non ancora. Isabel si è chiusa in sé stessa come ho fatto io e sta riflettendo, mentre Michael credo che sia l’unico di noi veramente intenzionato a recuperare i suoi ricordi.” – “Chiederai a Tess di aiutarti?” – “Sono costretto!” disse Max con rassegnazione e continuò: “Non ho altra scelta. Da solo non so da dove cominciare!” e Liz tornò ad abbracciarlo forte capendo che a Max l’idea non piaceva molto.

Nel frattempo, a qualche chilometro di distanza, Micheal era steso sul letto. Cercava di concentrarsi nel tentativo di rimuovere quel muro che non gli permetteva di ricordare la sua vita passata quando il suono del telefono lo interruppe. Si mise a sedere sul letto, afferrò il ricevitore e rispose svogliatamente: “Hey Michael! Ma dove sei finito? E’ mezz’ora che ti aspetto!” disse una Maria indispettita e sul punto di esplodere. Nel sentire la voce della ragazza, Michael tornò alla realtà, ricordandosi di avere dato appuntamento a Maria ed iniziò a scusarsi senza ottenere molto successo: “Ma insomma Michael, si può sapere che cosa ti passa per la testa?” non appena pronunciò quelle parole Maria si rese conto di avere detto una cosa sbagliata, sapeva benissimo cosa stava passando nella testa di Michael in quel momento e capì di dovergli delle scuse: “Oh Michael, mi dispiace! Non avrei dovuto dirti quelle cose… scusami!” – “Non fa niente Maria. Senti, ti dispiace se per stasera rimango a casa? Non sono molto di compagnia!” la voce del ragazzo era bassa e Maria capì dal tono della sua voce che aveva voglia di rimanere da solo. Non insistette molto e poco dopo gli augurò la buonanotte. Michael riagganciò il telefono e tornò a stendersi sul letto, cercando nuovamente di concentrarsi, quando un’idea gli balenò in testa. Si alzò dal letto, si vestì, prese le chiavi della motocicletta ed uscì. Percorse solo pochi chilometri, quando, raggiunta la sua destinazione, si fermò e spense la moto. Si avvicinò alla porta dell’abitazione, suonò il campanello ed attese che qualcuno andasse ad aprire. Passarono solo pochi istanti e il padrone di casa aprì: “Hey Michael! Che ci fai da queste parti? Ci sono problemi?” mentre pronunciava quelle parole, lo Sceriffo Valenti fece entrare il ragazzo, che rispose: “No, nessun problema Sceriffo; ho solo bisogno di vedere Tess, è in casa?” – “Certo, te la chiamo subito!” e sparì in una delle stanze della casa. Pochi secondi dopo Valenti tornò in soggiorno e, proseguendo verso la cucina, annunciò che Tess sarebbe arrivata subito. Dopo pochi istanti Tess raggiunse Michael in soggiorno e lo salutò, stupita per quella visita. “Ciao Tess!” ricambiò il ragazzo e seguì un minuto di silenzio poi Tess riprese: “E’ successo qualcosa?” chiese con aria preoccupata “Ho bisogno di parlarti…” e per un attimo esitò guardandosi attorno come se fosse spiato, poi riprese: “…in privato!” – “D’accordo!” rispose la ragazza “Andiamo in camera mia.” Una volta raggiunta la stanza, Tess chiuse la porta dietro di sé e fece cenno a Michael di sedersi sulla sedia vicino alla scrivania, poi guardandolo negli occhi chiese: “Allora, di cosa volevi parlarmi?” – “Io…” cominciò Michael esitando ma facendosi forza: “…devo chiederti un favore!” – “Va bene, dimmi pure!” disse Tess invitando Michael a parlare “Dovresti aiutarmi a ricordare la mia vita passata!” Michael parlò tutto d’un fiato, non era nel suo carattere chiedere aiuto, tanto più a Tess, ma era la sua unica speranza. Lei sapeva come fare, ne era convinto anche se non ne aveva le prove concrete. “D’accordo!” rispose lei semplicemente, lasciando Michael stupito. “Allora è vero…”, pensò tra sé e sé, “…lei sa come fare!” e continuando a guardarla negli occhi chiese: “E pensi che potremmo iniziare subito?” – “Beh, per me non ci sono problemi!” – “Allora cominiciamo!” propose Micheal ansioso. Tess si accomodò sul letto, incrociando le gambe nella classica posizione indiana ed invitò Michael a sedersi di fronte a lei, il quale, prontamente e senza esitazioni, prese posto sul letto ed imitò la posizione della ragazza. Si guardarono negli occhi per qualche istante e quando Tess notò la ferma decisione di Michael cominciò a parlare: “Per prima cosa, è necessario che tu riesca a liberare la tua mente da qualsiasi pensiero. Per il momento sarà più semplice focalizzare la tua attenzione su una cosa alla volta. Quindi devi stabilire delle priorità. Devi decidere quale parte della tua vita passata vuoi ricordare per prima!” – “Beh, a me interessa tutto!” disse Michael con una semplicità disarmante che fece sorridere Tess: “Beh, che c’è da ridere?” disse lui leggermente irritato dalla risata crescente della ragazza: “Lo so Michael che vorresti ricordare tutto e subito, ma questo non è possibile! Devi procedere per gradi. Riacquistare i propri ricordi non è semplice, e riuscirà più facile concentrandosi, all’inizio, su episodi singoli della tua vita, come, per esempio, il tuo arruolamento nelle guardie reali. Una cosa per volta Michael, e quando avrai appreso la tecnica, potrai sfruttarla per ricordare tutta la tua vita precedente su Antar a tuo piacimento.” A quelle parole Michael abbassò lo sguardo e si rese conto che avrebbe dovuto lavorarci seriamente; aveva pensato che potesse ricordare tutto in un colpo solo, ma la cosa si prevedeva lunga e laboriosa. Rialzò gli occhi incontrando quelli azzurri di Tess e, rassegnato, disse: “Ok! Allora cominciamo con il mio arruolamento nelle guardie reali.” – “Bene!” disse Tess “Ora svuota la mente e pensa solo a quel singolo avvenimento della tua vita. Quando avrai focalizzato il cuore della tua ricerca, dovrai portarti i pollici alle tempie e premerli leggermente finchè non sentirai il battito del tuo cuore pulsare contro il polpastrello senza mai perdere di vista il tuo obiettivo; a quel punto dovrai far ruotare i pollici continuando a premere leggermente sulla tempia.” – “Ma a cosa serve tenere i pollici sulle tempie e massaggiarle?” chiese Michael incuriosito e prontamente Tess rispose: “Serve a sollecitare la tua memoria. E’ un trucco che mi ha insegnato Nasedo. Non so spiegarti esattamente cosa avviene, ma massaggiandoti le tempie con i pollici stimoli una parte del tuo cervello che ti aiuterà a far riaffiorare quei ricordi perduti.” – “D’accordo, ora provo!” e dicendo così chiuse gli occhi ed iniziò a concentrarsi. A poco a poco cominciò a mettere in atto la procedura che Tess gli aveva appena spiegato, senza mai perdere di vista il suo obiettivo. Nella stanza regnava il silenzio più assoluto, Tess non osava distrarlo dalla sua concentrazione e rimase seduta di fronte a lui senza dire una parola. I minuti passavano e Michael continuava nel suo tentativo; il livello di concentrazione aveva raggiunto un livello tale, che la fronte di Michael brillava di tante piccole gocce di sudore e una lieve luminescenza azzurrognola si sprigionava dal contatto delle dita sulle tempie. Passarono ancora alcuni minuti e il silenzio fu rotto da un urlo di rabbia di Michael, che lasciando cadere le mani sulle gambe disse: “Diavolo!! Non ci riesco! Non riesco a ricordare niente!!” La sua voce era alterata dalla rabbia che stava provando il quel momento e subito Tess mise le sue mani sulle sue e cercò di calmarlo: “Calmati Michael! E’ normale che le prime volte tu non riesca a ricordare nulla. E’ successo anche a me!” La sua voce era tranquilla e rassicurante e Michael ne fu colpito. Non l’aveva mai vista sotto quella luce, non credeva che Tess potesse essere così gentile e paziente, soprattutto nei suoi confronti. La ragazza continuava a sorridergli, un sorriso dolce che riuscì a rasserenare quasi istantaneamente Michael. Poi Tess continuò: “Devi avere pazienza e provare di nuovo con più calma. Ora vai a casa, stenditi sul letto, riposati un po’ e riprova di nuovo. Domattina mi farai sapere come è andata, ma sono sicura che presto ricorderai, la tua luce è pronta per affiorare.” Michael continuò a guardarla, le sorrise a sua volta ed annuì con un cenno del capo e non prestò attenzione all’ultima frase che Tess aveva pronunciato. Lentamente si alzò dal letto, si avviò verso la porta e l’aprì. Stava per uscire quando si voltò lentamente e guardandola negli occhi disse: “Grazie!” ed uscì chiudendosi la porta alle spalle.

Finalmente il giorno della conferenza era arrivato. Max si svegliò di buon ora e subito pensò alla settimana di riposo che gli spettava dopo quella giornata che si preannunciava molto pesante, per non dire infernale. Quel pensiero gli fece pesare meno il fatto che avrebbe dovuto cominciare un’ora prima del solito, Brody gli aveva chiesto di essere presente prima per aiutarlo a sistemare il cibo e le bevande che aveva ordinato dal Crashdown e lui aveva accettato. Si alzò dal letto stirandosi e sbadigliando, finalmente era riuscito a passare una notte decente; il fatto di aver finalmente parlato con Liz delle sue paure lo aveva fatto sentire meglio e la sua Liz era riuscito a tranquillizzarlo. Lentamente si avviò in bagno e fece una doccia per svegliarsi meglio. Poi, una volta vestito, fece una colazione veloce e si recò all’Ufo Center. Avrebbe rivisto anche Zemir, o meglio, il Sig. Logan, ma non avrebbe potuto scambiare due parole con lui se non per salutarlo e mostrargli il posto a lui assegnato. Non appena ebbe parcheggiato la jeep, vide il Sig. Parker arrivare con un pick-up carico di viveri e si affrettò per andare a dargli una mano. “Buongiorno Max! Anche tu sveglia presto stamattina, eh?” – “Eh sì! Oggi sarà una giornata pesante!” disse avvicinandosi a lui, mentre il Sig. Parker si accingeva a prendere in mano alcune scatole e subito Max aggiunse: “Ora l’aiuto a portare dentro tutta questa roba!” – “Oh, grazie Max! Sei davvero molto gentile!”. Mentre i due si apprestavano ad entrare all’Ufo Center, Brody aprì la porta dall’interno, aveva sentito le voci e si era subito precipitato per dare anche lui una mano: “Buongiorno signori! Prego, entrate!” disse allegramente facendo cenno con la mano verso l’interno dell’edificio, poi fissò la porta perché rimanesse aperta e si avviò verso il pick-up per scaricare, a sua volta, qualche scatola. In meno di un quarto d’ora le tavole adibite al buffet erano piene di scatole e i tre iniziarono a sistemare il cibo e le bevande in modo ordinato. Quando ebbero finito, il Sig. Parker salutò i due ragazzi, gli augurò una buona giornata ed uscì. Nell’ora che seguì, l’Ufo Center fu letteralmente assalito dalla gente che aveva prenotato per partecipare alla conferenza. Max riuscì ad intravedere Mark Logan solo per qualche minuto, il tempo necessario per salutarlo, scambiarsi i soliti convenevoli e ad accompagnarlo al posto a lui riservato e dopo circa una mezz’ora, la conferenza ebbe inizio.

Michael aveva passato la notte insonne, provando e riprovando di ricordare. Era riuscito a trovare qualche ricordo nella sua mente, alcuni flash sparsi della sua vita passata e all’apparenza senza collegamenti tra di loro, ma oltre a questo, niente. Doveva tornare da Tess, doveva farsi aiutare di nuovo, anche se la cosa non gli piaceva molto, ma il motivo che lo spingeva a farlo valeva molto di più del suo orgoglio in quel momento e così, dopo aver fatto una doccia ed essersi cambiato, tornò a casa Valenti. Tess lo accolse in casa e, appena fu entrato, chiese con impazienza: “Allora Michael, com’è andata?” – “Male direi! Ho avuto qualche flash ma niente di più.” disse con rassegnazione. Tess si avvicinò, gli mise una mano sulla spalla e con un sorriso disse: “Io direi, invece, che è andata molto bene! Io non sono riuscita a vedere nessuna immagine all’inizio! Sei sulla buona strada Michael!” Tess era entusiasta e questo comportamento lasciò Michael ancora più stupito della sera prima, ma quel sorriso lo fece sentire bene. Era così strano che si sentisse in quel modo proprio vicino a quella persona di cui aveva sempre diffidato, ma l’unica cosa che poteva fare era di cedere a quella sensazione. Tess gli prese una mano e cominciando ad avviarsi verso il corridoio disse: “Vieni, andiamo in camera e vediamo se posso darti un ulteriore aiuto!” Michael non oppose alcuna resistenza, era venuto qui proprio per questo e il fatto di non doverlo chiedere lui stesso lo fece sentire ancora meglio. Una volta entrati, Tess richiuse la porta, ed entrambi si sedettero sul letto nelle stesse posizioni della sera precedente. Tess lo guardò negli occhi e dopo qualche attimo di silenzio cominciò a parlare: “Ok, Michael! Vediamo se riusciamo a stabilire un contatto!” – “Cosa intendi dire?” chiese il ragazzo incuriosito e subito Tess si spiegò: “Proverò ad accellerare il recupero dei tuoi ricordi. Ora devi concentrarti e fare esattamente le stesse cose che hai fatto fino ad ora, ed io cercherò di infondere maggiore forza nella tua ricerca.” Michael non chiese altro, non voleva sapere cosa avrebbe fatto Tess, non gli importava, l’unica cosa che gli interessava era quella di ricordare. Senza perdere altro tempo, Micheal cominciò a concentrarsi e lentamente, e ormai quasi automaticamente, ripetè gli stessi gesti che aveva fatto durante tutta la notte. Quando raggiunse l’apice della concentrazione, la luce azzurrognola della sera precedente cominciò a sprigionarsi dalle tempie del ragazzo, Tess gli si avvicinò ed appoggiò delicatamente le sue mani sulle tempie del ragazzo, che rimase immobile come se non se ne fosse accorto, e si concentrò a sua volta. Un attimo dopo, la mente di Michael fu invasa da mille immagini, vide la sua intera carriera militare fino alla sua nomina a generale delle forze armate reali fatta direttamente da Max con una cerimonia fastosa. Vide Max al fianco di Tess ed Isabel gioire insieme a lui, indossavano degli abiti molto eleganti, ma allo stesso tempo stravaganti. E poi mille altre immagini di vita vissuta, ma sempre con una costante: lui insieme ad Isabel e Max insieme a Tess. Poi le immagini sparirono contemporaneamente alla luce che si era sprigionata dal contatto delle sue mani con le tempie, e lui aprì gli occhi incontrando quelli di Tess. Il ragazzo era eccitato e stupito allo stesso tempo; ebbe l’impulso di abbracciare la ragazza di fronte a lui, ma si frenò. Le prese le mani fra le sue e con un sorriso di felicità, che raramente aveva mostrato, la ringraziò. Tess rimase stupita a sua volta, non aveva mai visto Michael sorridere a quel modo se non nei ricordi che aveva recuperato, tempo prima, nella sua mente e contraccambiò il sorriso. Rimasero poi a parlare a lungo e Michael spiegò ogni singola immagine che aveva visto soffermandosi a chiedere qualche spiegazione a Tess. Verso mezzogiorno Michael lasciò casa Valenti e, una volta salutato il ragazzo, Tess si diresse in cucina. Si apprestò ad apparecchiare la tavola ed il suo viso si fece serio. Si soffermò a pensare a quello che era successo quella mattina, quasi come se volesse valutare quello che aveva fatto, e quando ebbe analizzato ogni minimo particolare disse: “Bene, per ora Michael è sistemato!” e si voltò per prendere i piatti da disporre in tavola.

La prima parte della giornata era passata e Max non vedeva l’ora che l’orologio battesse le cinque, ora fissata per la chiusura dell’Ufo Center; Max guardò l’orologio appeso alla parete e quando vide che mancavano ancora tre ore all’ora stabilita, sbuffò con rassegnazione. A forza di stare in piedi, praticamente sempre fermo, le gambe gli facevano male, mentre lo stomaco reclamava cibo. Era riuscito a mangiare qualcosa durante il buffet, ma non molto perchè durante la pausa pranzo le tavole erano state letteralmente assalite dagli ospiti ed ora non era rimasto praticamente niente. “Devo almeno fare due passi!” pensò e così fece un cenno con la mano in direzione di Brody, il quale annuì con il capo e Max si avviò verso l’uscita della sala conferenze. Andò in bagno e si rinfrescò il viso, poi prese un bicchiere di cherry-cola dal tavolo delle bevande e si soffermò davanti alla porta a vetri dell’entrata del centro. Guardò dall’altra parte della strada e vide il Crashdown Cafè gremito, come al solito, di gente. Poi il suo sguardo si spostò verso l’alto mettendo a fuoco il terrazzo della stanza di Liz. Rimase a guardarlo un attimo, come se stesse aspettando di vedere la ragazza uscire dalla finestra, mentre continuava a sorseggiare la bevanda che aveva ancora in mano. Stava per voltarsi e rientrare nella sala conferenza quando Liz apparve dalla finestra ed uscì sul terrazzo. Teneva in mano il suo diario e una penna; la vide prendere posto sulla sua sdraio, raccogliersi i capelli in una coda e mettersi a scrivere. Avrebbe potuto rimanere ore a guardarla ma in quel momento non poteva e dopo pochi minuti rientrò nella sala.

Liz si era appena seduta sulla sedia in terrazza ed aveva cominciato a scrivere sul suo diario quando una voce provenì dalla porta di camera sua: “Hey, Liz! Posso entrare?” – “Certo Maria, entra!”. La ragazza si diresse subito verso la finestra, la scavalcò e si mise a sedere in fondo alla sdraio e con un sospiro disse: “Finalmente anche per oggi è finita! Ragazza mia, goditi fin che puoi questo riposo, perché ti posso assicurare che quando riprenderai a lavorare avrai poco tempo per rilassarti!” – “Credo Maria che seguirò il tuo suggerimento!” disse Liz con aria solenne ma allo stesso tempo scherzosa “E fai bene!” disse Maria con un sorriso. Poi Liz tornò seria, guardò la sua amica del cuore e chiese: “Dimmi, come l’ha presa Michael tutta questa storia di recuperare i ricordi della loro vita passata?” – “E’ deciso a voler ricordare! Lo sai com’è fatto Michael, quando si intestardisce su una cosa non c’è verso di fargli cambiare idea! E Max, invece, come ha reagito?” – “Ne abbiamo parlato ieri sera. Al contrario di Michael lui non voleva ricordare, ma sono riuscita a convincerlo che lo deve fare!” – “E tu ne sei davvero convinta che lo debba fare?” – “Beh, Maria! Ho riflettuto molto sulle parole di Logan. Lui gli ha detto che deve ricordare, perché è in quei ricordi che troverà le risposte che cerca, quindi credo che ci sia una ragione molto valida!” – “E se lui dovesse ricordare l’amore che provava per Tess?” – “E’ un rischio che devo correre!” – “Io, invece, non vorrei che Michael ricordasse!” a quelle parole Maria abbassò lo sguardo e divenne ancora più seria, ma dopo qualche istante di silenzio tornò a guardare Liz e con il suo solito sorriso sulle labbra disse in modo disgustato: “Il solo pensiero di vedere lui insieme ad Isabel mi dà i brividi! No, dico, ma ce li vedi insieme quei due?”. Maria era fatta così, cercava sempre di sdrammatizzare quando ne aveva l’occasione e ci riuscì perché entrambe le ragazze iniziarono a ridere.

Finalmente quella lunga giornata di lavoro all’Ufo Center finì. Max stava aiutando Brody a sistemare alcune cose prima di andare a casa, quando quest’ultimo si avvicinò al ragazzo e chiese: “Allora Max, come passerai questa settimana di riposo?” Max guardò Brody, gli sorrise e rispose: “Semplicemente riposandomi!”. A quelle parole Brody mise la mano in tasca, ne estrasse una busta ed allungandola a Max disse: “Beh, questo ti servirà se decidi di andare a fare un giro da qualche parte!” Max rimase stupito, non era giorno di paga e Brody intuì la sua esitazione: “Ho voluto anticiparti gli straordinari che hai fatto fino ad oggi, in modo che potessi andarti a divertire! Sono soldi tuoi, te li sei guadagnati. Vai a fare un giro, magari con Liz!” e dicendo così sorrise di nuovo ed allungò ancora di più la mano. Max esitò ancora un instante, poi sorrise a sua volta a Brody e prese la busta. Non l’aprì, la piegò e la mise in tasca. “Ora puoi andare Max. Ti ringrazio per essere rimasto fino a quest’ora! Ci vediamo tra una settimana!” – “D’accordo Brody e… grazie!” e Max uscì dall’Ufo Center. Una volta arrivato a casa, Max si fermò in cucina per mangiare qualcosa e in quel momento entrò Isabel. “Ciao Max! Non credevo che fossi già a casa! Com’è andata la conferenza?” – “Bene, grazie. Ma sono esausto!” – “Beh, ora hai una settimana per riposarti!” – “Già, e anche qualche dollaro in più da spendere!” disse con un sorriso soddisfatto estraendo la busta dalla tasca – “Direi che Brody ti sta trattando molto bene!” disse Isabel ricambiando il sorriso del fratello e prese posto sulla sedia di fianco a lui. Rimasero in silenzio qualche attimo mentre Max dava il primo morso al sandwich che si era appena preparato. Isabel tornò seria e Max notò il cambiamento d’espressione nel viso della sorella. “Cosa c’è Isabel?” chiese cercando gli occhi della ragazza la quale, alzando lo sguardo, incontrò subito quelli del fratello e con voce più bassa disse: “Credo sia arrivato il momento di parlare.” – “Lo credo anch’io.” disse Max capendo subito a cosa si riferiva la sorella. Ci fu di nuovo un altro minuto di silenzio nel quale Isabel cercò di raccogliere tutti i pensieri e poi, tornando a guardare il fratello, disse: “Max, io… io non so se davvero voglio recuperare quei ricordi. Da un lato ho paura di quello che posso ricordare, ma dall’altro lato c’è una certa curiosità di sapere come era la nostra vita precedente. E poi il dubbio più grosso… e se davvero ricordassi quello che mi legava a Michael? Cosa succederebbe?”. Max continuava a guardare la sorella e capì che le loro paure erano le stesse. “Anch’io ho paura Isabel! Ho paura di ricordare l’amore che provavo per Tess e di rovinare tutto quello che ho con Liz.” Seguì un minuto di silenzio, poi Max riprese a parlare: “Ieri sera ne ho parlato con Liz per la prima volta e secondo lei dovremmo ricordare. Mi ha fatto riflettere sulle parole di Zemir e credo che Liz abbia ragione!” – “Spiegati meglio, Max!” disse Isabel incalzando il fratello “Zemir ha insistito molto nel dire che dobbiamo ricordare e con me ha aggiunto che le risposte alle domande che ci stiamo ponendo sono tutte in quei ricordi! Liz dice che deve per forza esserci una ragione se ha detto quelle cose, quindi Isabel credo sia nostro dovere impegnarci a ricordare!” – “E Michael che ne pensa? Hai già parlato con lui?” – “No, non ancora! A dire la verità in questi giorni l’ho visto poco!” – “Sì, anch’io l’ho visto poco, ma se lo conosco bene come credo, penso che lui voglia ricordare. Lui è l’unico di noi che ha sempre cercato la verità.” affermò Isabel e Max annuì con un cenno del capo. In quel momento il campanello della porta suonò ed Isabel si alzò per andare ad aprire. “Ma guarda! Si parla del diavolo…” esordì Isabel alla vista di Michael sulla soglia di casa e lui, entrando, guardò la ragazza e con aria impassibile chiese: “Stavate parlando di me?” – “Stavamo dicendo che ultimamente ti fai vedere poco in giro!” – “Ho avuto da fare!” disse sbrigativamente il ragazzo, e i due raggiunsero Max in cucina. Isabel riprese posto di fianco a Max, mentre Michael si sedette di fronte al ragazzo e passò lo sguardo da Max ad Isabel e viceversa poi esordì: “Sono riuscito a ricordare qualcosa!” I due fratelli lo guardarono attoniti, quasi increduli di quello che avevano appena sentito “E come hai fatto?” chiese Isabel esprimendo anche il pensiero del fratello “Ho chiesto aiuto a Tess!” rispose lui semplicemente. Max si fece serio e con calma chiese: “Ma perché non ne hai parlato con noi prima di andare da Tess?” – “Max, ho agito d’istinto!” iniziò a spiegare Michael, che continuò: “Ieri sera ero steso sul letto e stavo provando a ricordare e un minuto dopo ero a casa Valenti. E voi avete provato a recuperare qualche ricordo?” – “Beh, veramente noi…” cominciò Isabel ma fu interrotta da Michael “Ho capito, non sapete ancora cosa fare, non è vero?” – “Michael noi abbiamo valutato anche le conseguenze prima di decidere!” disse Max sempre con un espressione seria sul volto. Sapeva che Michael era fatto così, ma nonostante conoscesse molto bene il suo carattere, il suo comportamento lo irritava sempre un po’. “Perché Maxwell, credi che io non l’abbia fatto? Non credi che abbia pensato a quello che potrebbe succedere nel caso ricodassi quello che mi legava ad Isabel?” Michael era irritato, reagiva sempre a quel modo quando Max gli faceva notare qualcosa o lo riprendeva. Poi si calmò e riprese a parlare senza rabbia: “Max, ho pensato bene a quello che potrei ricordare e a quello che ne potrebbe conseguire, ma io voglio sapere la verità, voglio conoscere qualcosa di me… di noi!” Max lo guardò negli occhi e capì di averlo ferito e si scusò, poi chiese a Michael di raccontare quello che era riuscito a ricordare e di spiegargli quello che Tess gli aveva detto. Michael cominciò il suo racconto e i tre ragazzi rimasero a parlare in cucina per molto tempo. “Quindi…” esordì Isabel quando Michael ebbe finito di parlare “…concentrandosi e stimolando la nostra mente con il massaggio alle tempie dovremmo riuscire a ricordare qualcosa!” – “Non è facile come sembra, ma è proprio così!” confermò Michael. I ragazzi rimasero in silenzio per qualche istante, ma per Michael era evidente che i fratelli Evans avrebbero sicuramente provato a loro volta la tecnica che Tess che gli aveva spiegato e così, guardando entrambe i ragazzi ed alzandosi da tavola, disse: “Domani mi racconterete!” ed uscì. Rimasti soli i due fratelli si guardarono negli occhi: “Cosa pensi di fare, Max?” chiese Isabel ed il ragazzo, esitando un po’, disse: “Credo che dovremmo provare! Sei d’accordo?” – “Sì!” – “Ok! Vado a farmi una doccia. Ci vediamo in camera mia tra un quarto d’ora.” e detto questo Max si alzò da tavola e si diresse in bagno. Isabel, invece, andò in camera dal fratello, si mise a sedere sul letto in attesa del suo ritorno e si mise a riflettere sulla tecnica spiegata da Tess. L’acqua calda scendeva sul corpo di Max rilassando i muscoli scolpiti e togliendo la fatica della lunga giornata di lavoro, ma la mente del ragazzo era ancora impegnata ad elaborare tutto quello che Michael gli aveva detto ed un brivido gli percorse la schiena. Aveva paura di ricordare, ma doveva farlo. Fece un lungo sospiro cercando di allontanare ogni dubbio, rimase ancora qualche minuto sotto l’acqua calda, poi uscì, e una volta rivestito, raggiunse Isabel. I due fratelli si guardarono negli occhi, e mentre Max si asciugava ancora i capelli con l’asciugamano, si sedette sul letto di fronte alla sorella e con un leggero sorriso sulle labbra, come per volerle fare coraggio, chiese: “Sei pronta?” – “Sì! E tu?” – “Sì!”. Max lasciò cadere l’asciugamano per terra e subito dopo i due ragazzi chiusero gli occhi cercando di eliminare qualsiasi altro pensiero dalla testa e cercando di focalizzare un momento della loro vita. Iniziarono a concentrarsi e piano piano ripeterono i gesti spiegati da Michael. Rimasero concentrati ed in posizione per diversi minuti, le loro fronti sudavano e dal contatto tra i loro pollici e le tempie si sprigionava una leggera luminescenza di color arancio, ma nessuno dei due lo poteva notare. Dopo circa una decina di minuti, entrambe i fratelli interruppero la concentrazione ed aprirono gli occhi. Il respiro era affannoso mentre le tempie emettevano ancora una lieve luminescenza. Alla vista della luce tenue i due ragazzi parlarono simultaneamente: “Cos’è quella luce?” indicandosi a vicenda le tempie e quasi immediatamente sorrisero nel sentire la stessa domanda uscire dalle loro labbra allo stesso tempo. Subito Max chiese: “Hai visto qualcosa?” – “No, niente! E tu?” – “Ho visto solo qualche breve flash, una sequenza di immagini confuse e non molto chiare!” – “Cos’hai visto?” chiese Isabel con impazienza “Ho visto noi quattro! Io, tu, Michael e Tess. Sembrava una festa, ma io… non ero molto felice. Avevo un’espressione triste, ma non so spiegarti il perché! E poi…” e Max smise di parlare, lo sguardo perso nel vuoto cercando di valutare bene quello che aveva visto ed Isabel lo incalzò: “E poi… cosa?” Max tornò a guardare gli occhi della sorella e riprese: “Non so, Isabel! Avevamo degli abiti strani!” – “Strani in che senso?” chiese ancora Isabel “Non so… non avevano niente a che fare con gli abiti che portiamo di solito! Non so neanche come spiegartelo!”. Seguì un momento di silenzio e poi, con esitazione, Isabel chiese: “Max, posso sapere su cosa ti sei concentrato?” – “Sul mio matrimonio con Tess!” – “Sei andato subito sul punto dolente, eh?” – “Già, ma credo sia qui che debba cercare la risposta che cerco!” – “E qual’è la domanda?” – “Se davvero è Tess il mio destino!” Isabel rimase stupita, sapeva molto bene l’amore che Max provava per Liz, ma questo glielo confermò ancora una volta. Suo fratello sperava con tutte le sue forze che quel destino rivelatogli quel giorno nella caverna fosse falso, non aveva mai provato niente per Tess, a parte quel trasporto iniziale, ed era più che convinto che Liz fosse la sua anima gemella. “E tu, su cosa ti sei concentrata?” La domanda di Max interruppe i pensieri di Isabel e la ragazza si scosse un attimo e rispose: “Sui nostri genitori!” – “Sei proprio sicura di non aver visto niente?” – “Credo proprio di sì! Non ho avuto nessun flash!” – “Mi dispiace Isabel. Vedrai che la prossima volta andrà meglio!” – “Lo spero! Mi piacerebbe vedere di nuovo il viso della mamma… della nostra vera madre.” Max le prese una mano e la strinse fra le sue: “Sono sicuro che la prossima volta la vedrai!” Poi lentamente si alzò dal letto, imitato da Isabel, si avvicinò all’armadio e prese un paio di jeans ed una camicia. “Vai da Liz?” – “Sì. Mangiamo qualcosa al Crashdown e poi pensavamo di andare al cinema. Vuoi venire con noi?” – “No, io… ho un appuntamento!” disse Isabel sorridendo. “Con Alex?” chiese Max con un po’ di stupore “Sì! Niente di impegnativo, ma…” disse Isabel cercando di sembrare normale “…ma non vedi l’ora di vederlo!” finì Max al posto suo. Isabel fu presa in contropiede, non si aspettava una frase del genere da Max e con un’espressione stupita sul volto chiese: “Si nota così tanto?” - “No… se non ti conoscessi così bene! Forza, vai a cambiarti, non vorrai farti attendere?” – “Ok, ora vado!” e dicendo così, Isabel uscì, chiuse la porta dietro di sé e raggiunse la sua stanza. Max si cambiò e si guardò allo specchio: la leggera luminescenza era sparita dai lati della sua testa e con un dito si sfiorò la tempia sinistra ed ecco riapparire le stesse immagini che aveva visto poco prima e subito allontanò il dito dalla tempia. Il suo viso si fece pensieroso: “Ma perché ero così triste? Che cosa è successo da rendermi così depresso? Ero ad una festa, almeno credo, avrei dovuto divertirmi e invece… e invece avevo un’espressione afflitta, perché?” La sua mente si stava già ponendo altre domande mentre ripercorreva quelle immagini e Max capì che doveva scoprire di più. Rimase immobile per qualche minuto, guardandosi allo specchio ma con un’espressione vuota nel suo sguardo. Poi tornò alla realtà, guardò l’orologio e si accorse che era ora di andare da Liz, si vestì in fretta ed uscì dalla stanza, prese le chiavi della jeep dalla tasca del gilet che indossava all’Ufo Center e che aveva lasciato in cucina, ed uscì di casa.

Max e Liz cenarono in tranquillità e invece di andare al cinema, si diressero nel deserto, al vecchio lago, dove poterono tranquillamente parlare di tutto quello che stava succedendo. Parlarono a lungo e Max le raccontò nei minimi particolari quello che Michael gli aveva detto e tutte le immagini che aveva visto nel tentativo di recuperare i suoi ricordi. Cercarono di valutare ogni cosa ma senza trovare risposte molto valide. La radio accesa sulla stazione locale di Roswell trasmetteva delle canzoni bellissime e si lasciarono cullare dalle note delle melodie, scambiandosi dolci baci alla luce soffusa della luna nel cielo. “Allora, come passerai questa settimana di vacanza?” chiese Liz tra un bacio e l’altro “Facendo quello che stiamo facendo ora!” rispose lui sorridendo maliziosamente e cercando di nuovo le labbra della ragazza “Non è male come idea!” continuò lei stringendosi sempre di più a Max. I baci di Liz gli stavano lentamente facendo perdere l’autocontrollo a cui Max era abituato, le sue mani scorrevano leggermente sulla schiena della ragazza ma la maglietta che Liz indossava non gli permetteva di toccarne la pelle. Un’attimo più tardi la sua mano destra stava sollevando la T-shirt di Liz e lentamente lasciò scorrere il palmo sulla pella liscia della ragazza. Il respiro di Liz stava aumentando seguito da quello di Max, i loro cuori battevano all’unisono e le loro labbra non riuscivano a staccarsi, fino a quando gli occhi di Max percepirono una luce. Nell’aprirli rimase colpito nel vedere che la schiena della ragazza era illuminata da una luminescenza argentata e d’istinto si scostò da lei: “Mio dio Liz!” esclamò il ragazzo con uno sguardo stupito “Che c’è Max?” chiese lei ancora rapita dai suoi baci “La tua schiena… sta brillando!” e dicendo così tolse la mano e l’appoggiò sul braccio che subito si illuminò al suo tocco lasciando Max esterrefatto. Lei lo guardò in un modo dolcissimo e con un sussurro disse: “Credo che ci dovrai fare l’abitudine!” Max fissò gli occhi della ragazza, aveva pronunciato quelle parole come se la luminescenza della sua pelle causata dal tocco delle sue mani fosse la cosa più normale del mondo e questo lo fece gioire. Per una frazione di secondo il suo pensiero tornò a quel pomeriggio in casa di Michael: anche allora la pelle di Liz si era illuminata, ma non nello stesso modo in cui brillava ora. Poi Liz continuò: “E’ come se quello che provo quando mi tocchi si rifletta sulla mia pelle ed appare la luminescenza.” La mente scientifica di Liz aveva pensato molto a quel fenomeno ed era arrivata a quella conclusione e Max non potè che essere d’accordo con lei. Le depose un ultimo bacio sulle labbra e sorridendo disse: “E’ meglio che ti riporti a casa… non vorrei che perdessi anche l’ultimo briciolo di controllo che mi è rimasto!” Liz sorrise a quelle parole e, anche se a malincuore, si rimise composta nel posto accanto a quello di Max sistemandosi la maglietta. Attesero qualche minuto, il tempo necessario perché la pelle di Liz smettesse di brillare e una volta messa in moto la jeep, fecero ritorno a Roswell.

L’indomani Max, Isabel e Michael si incontrarono a casa di quest’ultimo per discutere di quello che aveva visto Max. Dopo aver parlato, a turno riprovarono a mettere in atto la tecnica di Tess. Michael aveva notato la luminescenza alle tempie dei due ragazzi e, facendo mente locale, si ricordò della frase di Tess <<La tua luce è pronta ad affiorare!>>, ma non disse niente ai fratelli Evans. “Forse Tess si riferisce proprio a quella luce!” pensò tra sé e sé. Arrivò il suo turno ed automaticamente Michael ripetè ogni mossa. Quando ebbe finito, i ragazzi si consultarono di nuovo fino a quando Isabel fece notare ai due ragazzi che da Michael non aveva visto la luce alle tempie. “Già, è vero Isabel!” confermò Max e Michael si sentì quasi a disagio e allora decise di ripetere ai due fratelli la frase che Tess gli aveva detto. “C’è qualcosa che non va!” disse Max con un’espressione seria sul viso “Ma dai Max, è solo una luminescenza! Forse con un po’ più di tempo…” disse Isabel cercando di far sparire i dubbi di Max “Forse ha ragione Isabel…” intervenì Michael abbracciando la tesi della ragazza “…forse mi serve più tempo!” – “Non so… c’è qualcosa che non mi convince!” disse Max turbato ma subito riprese “Per il momento proseguiamo!” e i tre ragazzi si rimisero al lavoro. Rimasero nell’appartamento di Michael per tutta la giornata e alla sera erano esausti. Isabel, in più, era frustrata: non era riuscita ad avere nessuna immagine e questo la irritava. I fratelli Evans giunsero a casa e dopo cena Max uscì per incontrarsi con Liz mentre Isabel si rinchiuse in camera. La ragazza tentò nuovamente di ricordare qualcosa del suo passato ma senza successo. Si stese sul letto, la fronte ancora bagnata di sudore e pensò per diversi minuti. Poi, d’un tratto, si mise a sedere sul letto e con lo sguardo deciso disse: “Ho bisogno di Tess!” Si cambiò in fretta e scese le scale: “Dove vai tesoro?” le chiese gentilmente la madre “Vado da Tess. Non farò tardi. Ciao!” Afferrò le chiavi dell’auto del padre e si avviò. “Andava proprio di fretta!” disse la madre stupita e, girandosi, tornò in cucina.

Isabel arrivò davanti a casa Valenti, parcheggiò l’auto e mentre scendeva vide lo Sceriffo aprire la porta. “Isabel! Cosa ti porta da queste parti?” chiese l’uomo stupito “Mi dispiace disturbare, ma ho bisogno di parlare con Tess, è in casa?” – “Certo, accomodati pure!” e dicendo così l’uomo si scostò per fare entrare la giovane e si avviò lungo il corridoio verso la stanza di Tess. “Ciao Kyle, tutto bene?” chiese Isabel una volta in casa “Oh, si tutto bene! Domani parto per il ritiro con la squadra di basket!” – “Fantastico! Immagino che ti divertirai!” – “Di sicuro! E soprattutto non avrò alieni intorno!” disse ironicamente – “Non è mai detto, Kyle! Ormai siamo in mezzo a voi!” ribattè Isabel con un sorriso sarcastico che fece innervosire il ragazzo. Kyle stava per controbattere quando Valenti tornò in soggiorno seguito da Tess. Le ragazze si salutarono e subito dopo sparirono nella stanza di Tess mentre lo Sceriffo tornò a sedersi sul divano a guardare la tv insieme al figlio. “Jim mi ha detto che volevi parlarmi!” – “Sì… veramente… vorrei chiederti un aiuto!” – “Non riesci a ricordare, non è vero?” – “Proprio così! Michael ci ha spiegato la tecnica che gli hai insegnato ed ha aggiunto che tu gli sei stata di grosso aiuto e così… ho pensato che avresti potuto aiutare anche me!” – “Ma certamente! Vieni, sediamoci sul letto, staremo più comode!” Gli occhi blu della ragazza incontrarono quelli nocciola di Isabel ed entrambe sorrisero mentre si accomodavano sul letto che tempo prima era stato di Kyle. Tess fece rilassare Isabel ed attese che la ragazza cominciasse la tecnica. La luminescenza cominciò a formarsi e quando Tess intuì che Isabel si trovava all’apice della concentrazione, ripetè esattamente quello che il giorno prima aveva fatto con Michael e si concentrò a sua volta. In pochi minuti la mente di Isabel fu sommersa di immagini della madre e del padre, del fratello, di Tess e di Michael. Vide per la prima volta la sua vera famiglia, i volti delle due persone che l’avevano concepita. I loro visi erano sorridenti, pieni di gioia e di amore ma il fratello, invece, aveva un’aria triste nonostante Tess gli fosse sempre accanto. Le immagini continuarono ancora per qualche istante, quando d’un tratto sparirono, Isabel aprì gli occhi e si ritrovò le mani di Tess sulle sue. “Com’è andata?” chiese Tess affaticata dallo sforzo appena fatto “Ho visto la mia famiglia Tess! Ho visto mia madre… e mio padre… ed è stato bellissimo! Grazie mille, senza di te non avrei saputo come fare!” – “L’ho fatto con piacere Isabel! Sono contenta che tu sia riuscita a vederli!” Le due ragazze sorrisero e rimasero a parlare ancora qualche minuto. Poi Isabel lasciò casa Valenti e Tess si sdraiò sul letto con le mani sulla fronte. La testa le doleva molto, ma in viso aveva un’espressione soddisfatta: “E anche Isabel è sistemata!” disse a bassa voce e si cambiò per la notte.

La mattina successiva, Max si era recato al Crashdown per fare colazione insieme a Liz e subito dopo erano partiti alla volta della caverna. Max aveva deciso che si sarebbe recato là con l’intento di ricordare quante più cose possibili, ma aveva voluto che Liz andasse con lui, così, oltre a poter ricordare, l’avrebbe avuta vicina a sè. Michael ed Isabel avevano tanto insistito per andare con lui, ma Max era stato irremovibile; era deciso a ricordare ma voleva farlo da solo… da solo a parte Liz. La mattinata era andata piuttosto bene: Max era riuscito a ricordare qualcos’altro della sua vita su Antar, ma non aveva ancora trovato quello che stava cercando. Liz, nel frattempo, gli era sempre stata vicina e non aveva mai dato segni di stanchezza o di noia, anzi si era sempre interessata a quello che Max aveva visto ed era riuscito a ricordare, chiedendogli i dettagli ed assistendolo porgendoli dell’acqua o qualcosa da mangiare o semplicemente insistendo perché si riposasse prima di apprestarsi nuovamente a fare un’altra “seduta”, come le chiamava lei.

Nel frattempo, a Roswell, Isabel e Michael si erano incontrati nell’appartamento del giovane ed Isabel stava raccontando la sua esperienza della sera prima. “E Max cosa ha detto?” chiese Michael quando la ragazza ebbe finito. “Non lo sa ancora! Non l’ho visto quando sono tornata a casa ieri sera, e stamattina lui è partito presto!” – “Ehi Is, mi stai dicendo che Max non sa che tu sei stata da Tess?” – “Proprio così!” – “Mmmm… mi sa che ti sto portando sulla cattiva strada!” disse Michael con un sorriso “Eh già, mi sa che la tua vicinanza cominci a farmi male!” e i due ragazzi risero. Era quasi ora di pranzo e Michael avrebbe dovuto cominciare il turno al Crashdown alle due del pomeriggio, così i due ragazzi si avviarono al locale per mangiare qualcosa prima che il ragazzo cominciasse a lavorare e soprattutto prima che il ristorante venisse preso d’assalto dai turisti. Durante il tragitto i due ragazzi intravidero il Sig. Logan dall’altra parte della strada mentre si accingeva ad attraversarla e dirigersi proprio verso di loro; ne furono sorpresi, non credevano che fosse ancora in città e la cosa li colpì molto. L’uomo continuava ad avvicinarsi a loro e una volta giunto davanti ai due ragazzi, li salutò: “Buongiorno, ragazzi; vi stavo cercando!” Ci fu un attimo di silenzio e l’uomo vide le espressioni stupite dei due giovani ed aggiunse “Come va?” – “Tutto bene!” rispose Michael cercando di moderare la voce e cercando di recuperare il controllo di sè. Ci fu un altro secondo di silenzio dopodichè l’uomo si avvicinò ancora di più ai giovani ed abbassando la voce disse: “Avrei bisogno di parlarvi, dove possiamo andare?” Isabel e Michael si guardarono negli occhi con fare interrogativo, dopodichè Michael disse: “Possiamo andare da me!” e voltandosi fece strada all’uomo.

Intanto, alla caverna, Max era intento in un’altra seduta. Il ragazzo iniziava ad essere esausto, non era abituato ad uno sforzo così intenso e continuo, ed il suo fisico iniziava a risentirne: le braccia tremavano e tutto il corpo era inondato da brividi, goccie di sudore gli imperlavano la fronte e il viso risultava alquanto pallido. Liz iniziava a preoccuparsi e vederlo in quello stato gli ricordava quando il ragazzo era stato rapito da Pierce. Anche quella volta era ridotto male, ma si consolò nel pensare che questa volta Max non era sotto l’effetto di nessuna droga, anche se non cambiava il fatto che era preoccupata. Liz avrebbe voluto che Max aprisse gli occhi e che per un po’ si riposasse; ebbe anche l’impulso di interromperlo, ma riuscì a frenarlo sul nascere. Nella mente di Max, intanto, passavano veloci mille immagini e lui, pur sentendo la stanchezza che lo sopraffaceva, resisteva; doveva resistere, doveva trovare quello che stava cercando e sentiva che vi era molto vicino. Passarono ancora alcuni minuti, che a Liz sembrarono un’eternità, mentre la sua angoscia cresceva. Tutt’a un tratto Max aprì gli occhi e respirò affannosamente come se fosse stato in apnea per un tempo infinito. Liz gli si avvicinò asciugandogli il sudore con un fazzoletto e si assicurò che il ragazzo stesse bene: “Mi hai spaventato a morte Max! Come stai? Sei pallidissimo!” Il giovane sembrava ignorare quello che Liz gli diceva, come se non sentisse che qualcuno che gli stava parlando. Il suo sguardo era rivolto davanti a lui ma era uno sguardo inespressivo e vuoto e l’angoscia che Liz aveva provato qualche secondo prima tornò ad attanagliarle il petto. La ragazza gli parlò di nuovo e non vedendo nessuna reazione da parte di Max iniziò ad essere terrorizzata e gli posò leggermente una mano sul viso.

Max non riusciva a rispondere, sentiva Liz che gli chiedeva come stava e la sua voce rispecchiava il suo stato d’animo, ma lui non riusciva ad aprire bocca. Era come se le sue corde vocali fossero bloccate e non era in grado di emettere alcun suono. Il suoi occhi non vedevano nulla, sapeva che davanti a lui c’era Liz, ma non la vedeva. Pochi istanti dopo sentì di nuovo la voce di Liz e la mano della ragazza che si posava leggermente sul suo viso. Fu come tornare alla luce, vide il viso di Liz e sentiva l’altra mano della giovane accarezzargli i capelli.

Liz vide lo sguardo del ragazzo tornare vivo mentre il suo corpo, lentamente, smetteva di tremare e si sentì risollevata. “Max, come ti senti?” Finalmente gli occhi del ragazzo incontrarono quelli di Liz ed ignorando la sua domanda esclamò: “Ho trovato quello che cercavo!”.

Nel frattempo, nell’appartamento di Michael, Logan era seduto al tavolo con i due ragazzi e, senza perdere tempo, chiese quello che voleva sapere: “Come sta andando il recupero dei vostri ricordi?” – “Bene direi, anche se abbiamo dovuto chiedere un piccolo aiuto!” rispose Isabel “Che tipo di aiuto?” chiese ancora Logan con fare sospettoso e i due ragazzi spiegarono all’uomo la tecnica di Tess ed il suo intervento per aiutarli a recuperare la memoria. Non appena ebbe ascoltato il racconto dei due giovani, il viso di Logan divenne molto serio: “C’è qualcosa che non va?” chiese Isabel “Lo vedremo subito!” rispose l’uomo e subito dopo disse ai ragazzi di concentrarsi e di fargli vedere la tecnica che avevano usato fino a quel momento. Michael ed Isabel si guardarono negli occhi con fare interrogativo, ma non opposero nessuna resistenza; si fidavano di quell’uomo, nonostante non lo conoscessero affatto, sentivano che di lui potevano fidarsi e così, dopo essersi posizionati sul divano, inziarono la loro seduta. Logan capì subito che i suoi sospetti erano fondati, ma non interruppe i ragazzi che continuarono indisturbati. Passarono una decina di minuti, dopodichè i due ragazzi, quasi simultaneamente, si ripresero da quella specie di trance a cui ormai erano abituati ed aprendo gli occhi videro lo sguardo di Logan puntato su di loro. Ci fu un attimo di silenzio, nel quale Isabel e Michael si ripresero dallo sforzo appena fatto, e poi Logan esclamò: “Tess ha occultato la vostra luce!” Michael stava per chiedere cosa significasse quella frase, ma fu interrotto dal suono del cellulare di Isabel, la ragazza si alzò, raggiunse la borsetta lasciata sul tavolo, ed una volta estratto l’apparecchio, rispose: “Pronto?” – “Sono Max!” la voce del ragazzo era agitata e subito continuò non lasciando il tempo ad Isabel di dire qualcosa: “Isabel non andare da Tess, mi raccomando!” La ragazza rimase impietrita e senza parole: “Isabel ci sei ancora?” chiese Max con voce ansiosa e la ragazza si riprese e rispose: “Mi dispiace Max, ma è troppo tardi!” Max rimase sorpreso ed ebbe un attimo di smarrimento. Dopo qualche istante si riprese e parlò di nuovo “Dove sei ora?” chiese “Sono da Micheal e c’è anche Zemir!” – “Rimanete lì! Arriviamo subito!” e chiuse la telefonata. Non appena Isabel riprese il suo posto sul divano, Michael volle sapere cosa aveva detto Max ed Isabel lo riferì e subito dopo Michael si rivolse a Logan: “Spiegaci questa storia della luce!” Logan lo guardò negli occhi e disse: “E’ meglio aspettare che ci sia anche Zan!”  

Il viaggio di ritorno verso Roswell si era svolto nel più completo silenzio. Liz aveva provato a chiedere spiegazioni a Max, ma il ragazzo non le aveva dato nessuna risposta. Liz conosceva molto bene lo sguardo che animava Max in quel momento, e sapeva che non avrebbe avuto nessuna spiegazione, almeno per il momento. Nel frattempo Maria aveva raggiunto l’appartamento di Michael; erano soliti incontrarsi a pranzo prima di iniziare il loro turno e non avendolo visto arrivare, si era preoccupata. Mezz’ora più tardi Max e Liz si unirono al piccolo gruppo e una volta riuniti attorno al tavolo della cucina, Logan cominciò la sua spiegazione prima che Michael ed Isabel lo inondassero di domande: “La tecnica che vi è stata insegnata è quella giusta, ma ho subito notato l’assenza della vostra luce. La presenza di una luminescenza durante la concentrazione, indica che siete in grado e che state recuperando i vostri ricordi, quindi credo che Tess abbia manipolato la vostra mente, impedendovi in parte di recuperare determinate parti della vostra vita.” Ci fu un attimo di silenzio in cui Michael ripensò nuovamente a quella frase che gli aveva detto Tess e disse: “Questo significa che anch’io…” – “Sì, Michael! Ognuno di voi possiede la capacità di rientrare in possesso di quei ricordi lontani e durante questo processo appare una luminescenza!” – “Ma allora perché io non ho recuperato neanche un’immagine nonostante prima avessi la mia luce?” chiese Isabel ripensando a due sere prima in camera da Max “Avevi solo bisogno di più tempo, non c’era da preoccuparsi!” rispose Logan con calma. “Cosa succederà ora? Come faremo a rientrare in possesso di quella capacità? E com’è possibile che proprio Tess ci abbia fatto questo brutto scherzo?” Isabel non riusciva a crederci; si era fidata ciecamente di lei ed ora si sentiva in colpa per averlo fatto, ma allo stesso tempo era anche arrabbiata e si sentiva impotente di fronte a quella realtà. “Lo ha fatto perché ha qualcosa da nascondere!” disse Max con stizza che fino a quel momento era rimasto in silenzio. Tutti gli occhi puntarono su di lui: “E cosa sarebbe?” chiese Michael esprimendo il pensiero di tutti i presenti. “Credo che Zan abbia finalmente trovato la risposta alla sua domanda!” esclamò Zemir guardando dritto negli occhi il ragazzo e trovandovi la conferma. “Ti prego Max, dì quello che hai visto! Non posso più sopportare questo tuo silenzio; questa cosa inizia a preoccuparmi!” lo implorò Liz “Per favore Max… ci stai tenendo tutti quanti sulle spine!” disse Isabel implorando il fratello. Max appoggiò la schiena allo schienale della sedia e tenendo le mani sul tavolo cominciò a parlare: “Vi ricordate quando vi ho detto di aver ricordato quella che mi sembrava una festa ma io ero triste?” la risposta di Michael ed Isabel uscì all’unisono dalle loro bocche: ”Sì!”. Max si scostò nuovamente dallo schienale e facendo forza sulle mani appoggiate al tavolo tornò in posizione eretta e continuò “Quello che non sapevo era che mi trovavo alla festa del mio matrimonio… con Tess!” Il corpo di Liz si irrigidì nell’attesa che Max continuasse e allo stesso tempo impaurita da quello che avrebbe potuto sentire dalla sua voce – “E…?” chiese Michael incalzando l’amico: “…e ho scoperto il perché ero triste!” – “Vai avanti Max, ti prego!” disse Isabel spazientita. “Il mio matrimonio con Tess non era per amore,… ma per interesse!” – Il corpo di Liz si rilassò e il viso cambiò espressione, colpita da quell’ultima frase del ragazzo: ora era stupita e allo stesso tempo sollevata. “Ma questo cosa c’entra con noi?” chiese Michael confuso ed Isabel rispose, conscia ormai di quello che era successo: “Tess ci ha manipolato perché non voleva correre il rischio che noi lo scoprissimo, ma non ha fatto in tempo a mettere le mani su Max, grazie alla sua testardaggine di voler fare da solo!” – “In poche parole, vi ha usato per tenere nascosto quello che veramente era successo e per impedirvi di ricordare qualcos’altro, ho capito bene?” disse Maria che fino a quel momento era rimasta in silenzio a fianco di Michael. “Proprio così, ragazza mia!” esclamò Zemir rivolto a Maria, poi continuò: “Ora bisogna sistemare le cose come erano all’origine!” – “Ma come possiamo fare?!” disse Isabel quasi esasperata e continuando: “Io non ho mai avuto un flash fino a che Tess non ha fatto il suo giochetto, non so neanche…” ma la ragazza fu interrotta da Zemir “Non devi preoccuparti Isabel, Max è in grado di aiutarvi!” e guardò il ragazzo negl’occhi il quale rimase sorpreso da quell’affermazione e chiese spiegazioni: “Zemir, so che avevi detto che non potevi aiutarci, e hai già fatto tanto per noi, ma devi dirmi come posso fare per aiutarli!” – “Vi aiuterò… sono rimasto per questo!” esclamò l’uomo e guardando i volti dei tre alieni notò con piacere gli sguardi riconoscenti che gli venivano rivolti. “Scusate se vi interrompo ragazzi, ma non avrete intenzione di farlo proprio ora, non è vero?” disse Maria che continuò: ”Voglio dire, Michael ed io cominciamo il turno al Crashdown esattamente fra mezz’ora e non vorrei che perdessimo l’unico posto di lavoro che abbiamo!” – “Oh no, me ne ero completamente dimenticato!” esclamò Michael quasi con disperazione passandosi le mani fra i capelli “Non ti preoccupare Michael, lo faremo stasera non appena avrai finito di lavorare, nel frattempo Zemir può insegnarmi la tecnica…” e Max fu interrotto da Isabel: “… e usare me come cavia!” – “Beh! Se non altro potrai dirmi quello che mi aspetta!” commentò Michael con un sorriso e dicendo così si alzò seguito da Maria e prima di uscire disse: “Potete rimanere qui quanto volete! Ci vediamo stasera!” ed uscì tenendo per mano Maria.

Quando i due ragazzi furono usciti, i quattro rimasti si guardarono in viso e dopo un secondo Logan parlò: “Allora Max, vogliamo cominciare?” – “Certo! Sono pronto! E tu Isabel?” – “Sì!” I due ragazzi si sedettero sul divano per stare più comodi, uno di fronte all’altra ed aspettarono le istruzioni di Logan. L’uomo si avvicinò a loro e cominciò a spiegare cosa Max avrebbe dovuto fare. Ci sarebbe voluto un po’ di tempo, e soprattutto sarebbe stato abbastanza faticoso, ma Max non era preoccupato e Logan era convinto che Max sarebbe riuscito nel suo intento. Quando Logan ebbe finito si spiegare, Isabel guardò prima il fratello e successivamente l’uomo che si trovava ancora vicino a loro e chiese: “E io? Devo fare qualcosa in particolare?” – “Sì! Tu devi mantenere il contatto con tuo fratello e devi indicargli la via della luce!” – “Ma come faccio?” chiese ancora Isabel turbata “Non ti preoccupare, saprai esattamente dove condurlo!” e con queste parole l’uomo si allontanò dai due fratelli e si andò a sedere non poco distante da loro di fianco a Liz. I fratelli Evans si guardarono per un attimo negli occhi, e come gli era stato spiegato, si presero le mani e lentamente chiusero gli occhi instaurando un contatto mentale immediato. Liz pensò che i due fratelli fossero svenuti, sebbene fossero ancora nella loro posizione iniziale; era come se i loro corpi fossero stati abbandonati e le anime dei due ragazzi aleggiassero appena sopra di loro. Lo sguardo di Liz rimase fisso su Max per diversi minuti poi lo spostò su Isabel. I loro visi erano rilassati, non appariva nessun segno di fatica e questo la fece leggermente rilassare. “Non ti preoccupare Liz, non succederà nulla ai due reali!” Logan aveva notato la tensione della ragazza e volle rassicurarla. Liz gliene fu grata e guardandolo negli occhi gli sorrise. Passarono ancora alcuni minuti e sulla fronte dei due ragazzi apparvero delle piccolissime goccie di sudore e Logan capì che Isabel era riuscita a condurlo in quella parte della sua mente che aveva bisogno di aiuto e che Max stava operando il suo miracolo. Ci vollero ancora alcuni e lunghissimi minuti prima che i due ragazzi potessero tornare coscienti e finalmente, come riemergendo da un’immersione nei fondali marini in apnea, i due ragazzi fecero un grande respiro per riempire i polmoni di tutto l’ossigeno di cui avevano bisogno. Dapprima il loro bisogno di aria li fece respirare affannosamente, ma lentamente il respiro tornò normale e i due poterono finalmente rilassarsi appoggiando la schiena tra il bracciolo e lo schienale del divano. “Com’è andata ragazzi? Siete riusciti a ristabilire la luce?” – “Sì!” rispose Max: “E’ stata dura, ma ce l’ho fatta!” – “Molto bene, ora dovete riposare!” e dicendo così l’uomo si alzò e si diresse verso la porta: “Dove stai andando?” chiese Isabel con ansia “Torno a casa!” rispose con un sorriso “A casa?” chiese di nuovo Isabel e l’uomo, alzando gli occhi al cielo ripetè: “A casa!” I due fratelli rimasero stupiti, non si aspettavano che ripartisse così presto dopo quello che era appena successo. “Ma come faremo nel caso avessimo ancora bisogno di te?” chiese ancora Isabel “Non vi preoccupate, mi terrò in contatto con voi!” – “Grazie, Zemir! Grazie davvero di cuore!” esclamò Max pieno di gratitudine ed esprimendo il pensiero anche delle due ragazze sedute in quella stanza “E’ stato un piacere… Zan di Antar! Spero di potervi rivedere presto!” e senza indugiare oltre, aprì la porta e sparì lasciando i tre ragazzi senza parole seduti nel soggiorno di Michael.

“Non vedo l’ora di mettere le mani su quella…” – “Basta Michael! Cerca di calmarti! Vedrai che risolverete tutto!” Michael e Maria stavano parlando tra un’ordinazione e l’altra attraverso la finestrella che dalla cucina dava nella sala del Crashdown. I ragazzi stavano lavorando già da un’ora ed il ritmo del lavoro aumentava di minuto in minuto senza dare il minimo accenno a diminuire. Michael era a dir poco infuriato, non aveva fatto altro che pensare a Tess e a quanto era stato stupido a fidarsi di lei. Ogni volta che Maria si affacciava alla finestrella volavano parole forti e la ragazza non sapeva proprio come fare per calmarlo. Del resto lo poteva capire, chi non si sarebbe infuriato ad un gesto del genere? Lei stessa era furibonda al solo pensiero di quello che Tess era stata capace di fare. Si chiedeva se quella cecoslovacca avrebbe potuto andare oltre e con più ci pensava e con più si convinceva che probabilmente quel gesto era solo una minima parte di quello che era disposta a fare per riavere Max. Sì, Tess voleva Max, e voleva che le cose fossero tornate come erano su Antar e probabilmente sarebbe andata oltre. Un brivido le percorse la spina dorsale mentre si chiedeva se Tess avrebbe mai potuto fare del male ad uno di loro, soprattutto a Liz, e cercò di scacciare quel pensiero. Allo stesso tempo era preoccupata di come Michael avebbe potuto reagire se l’avesse incontrata; che gli piacesse o no, Tess rimaneva sempre una di loro e non voleva che Michael facesse una stupidaggine. Non poteva nemmeno chiamare Kyle, sapeva che stamattina era partito per il ritiro con la squadra di basket e così anche la speranza di tenerla lontana dal Crashdown era svanita. Non gli rimaneva che sperare che Tess non si presentasse lì, non ora e neanche più tardi, non osava immaginare quello che sarebbe potuto accadere. Non aveva mai visto Michael così infuriato e sperava davvero che Tess non si facesse viva.

Le ore erano passate veloci e il turno al Crashdown era finalmente finito. Mentre riponeva la sua divisa da cameriera, Maria ringraziava il cielo che l’aliena non si fosse fatta viva nel locale. Michael era ansioso di tornare a casa; sapeva che gli altri ragazzi erano rimasti da lui ad aspettarlo e non vedeva l’ora che Max lo aiutasse a risistemare la sua memoria. Si cambiarono in fretta e pochi minuti dopo erano per strada diretti all’appartamento di Michael.

Non appena furono entrati in casa, notarono che Alex si era aggiunto al gruppetto di amici. Isabel lo aveva contattato e lo aveva pregato di raggiungerla da Michael e lo aveva già messo al corrente delle ultime novità. Michael chiese notizie di Zemir ed Isabel gli disse che era partito per Antar: “Mi dispiace sia partito così in fretta, avrei voluto salutarlo un’ultima volta!” disse Michael con un espressione triste sul volto, poi volle sapere quello che Max aveva fatto ad Isabel e se tutto era andato bene. Quando ebbe avuto conferma, chiese ad Isabel se aveva ricordato qualcosa di importante e la ragazza rispose: “Sì Michael, ho ricordato una cosa importantissima, ma voglio che tu la scopra come ho fatto io!” – “Mi lasci sulle spine, insomma!” – “Proprio così!” affermò la ragazza con un sorriso “Bene, allora sono pronto a scoprire cos’è!” disse il giovane rivolgendo lo sguardo a Max il quale si alzò in piedi ed accompagnò l’amico sul divano. Gli spiegò quello che qualche ora prima Zemir gli aveva detto di fare ed una volta finito i due si guardarono intensamente negli occhi confidando completamente l’uno nell’altro e poi si concentrarono. Max ripetè le stesse azioni svolte con Isabel e non appena i due ragazzi si presero le mani ed intensificarono la loro concentrazione i loro corpi sembrarono svuotarsi delle loro essenze. Maria guardava la scena seduta a terra vicino a Liz e il suo corpo si irrigidì quando vide i corpi dei due ragazzi inanimati. Rivolse uno sguardo preoccupato e interrogativo alla sua amica del cuore la quale, stringendola a sé le disse sottovoce: “Non ti preoccupare, è tutto normale!”. Liz sentì la tensione di Maria alleggerirsi un po’ ed entrambe tornarono ad osservare i due ragazzi. Dopo parecchi minuti di attesa, Max e Michael tornarono alla realtà dei loro corpi, respirando affannosamente ed appoggiandosi pesantemente allo schienale del divano. Erano sfiniti, ma le loro espressioni erano soddisfatte. Maria corse ad abbracciare Michael il quale ricambiò il gesto; quando i due si allontanarono Michael guardò Isabel e disse: “Ora sappiamo la verità!” – “Ora basta fare i misteriosi!” sbottò Maria rimettendosi in piedi con le mani sui fianchi “Anche noi vogliamo sapere!” – “Maria ha ragione!” disse Max continuando “Anch’io ho omesso di dire una cosa!” Liz lo guardò preoccupata ma Max le sorrise dolcemente ed avvicinandosi a lei le diede un bacio sulle labbra e disse: “Non ti preoccupare, non è una cosa brutta… anzi!” e dicendo così l’aiutò ad alzarsi da terra ed insieme andarono a sedersi sul divano. “Allora, chi di voi comincia?” chiese Maria sedendosi sulle gambe di Michael il quale, guardando Max disse: “Beh Max, visto che non hai ancora finito la tua spiegazione, sarà meglio che cominci tu per primo!”. Ormai anche Michael era consapevole di quello che era successo su Antar e gli sembrava giusto che Max raccontasse quello che rimaneva da dire sulla sua storia.

“Michael ha ragione! Tocca a te Max!” confermò Isabel che nel frattempo si era seduta sul bracciolo della poltrona dove Alex si era accomodato. “Bene! Allora continuo. Dunque ero arrivato a dirvi che io e Tess ci siamo sposati per interesse, ma c’è dell’altro. Ho ricordato mia nonna!” e seguì un minuto di silenzio. Max guardò le espressioni dei volti dei tre terrestri quando Maria disse: “Max sono contenta che tu abbia ricordato tua nonna, ma questo non porta nulla di interessante per noi!” Max sorrise divertito al commento della ragazza e continuò a parlare: “Nostra nonna morì quando io ed Isabel eravamo ancora abbastanza piccoli ma ricordo che la notte prima che morisse mi rivelò un particolare del mio futuro. Disse che avrei incontrato il vero amore ma che questa ragazza non era Antariana. Non abitava su Antar o su un altro pianeta della nostra costellazione, ma viveva sull’unico pianeta abitabile del sistema solare, la Terra, e lei era la mia anima gemella.” A quelle parole Liz rimase sorpresa e si chiedeva se Max stesse parlando di lei. Il ragazzo la guardò con il suo sguardo dolce e pieno d’amore e poi riprese il suo racconto continuando a guadarla negli occhi, come se nella stanza ci fossero stati solo loro due: “Mi disse che l’avrei riconosciuta non appena l’avessi vista ma che la certezza che fosse lei l’avrei avuta solamente quando sarei stato in grado di vedere la sua anima. Solo allora sarei stato certo di aver trovato la mia anima gemella!” Le parole di Max andarono dritte al cuore di Liz che finalmente ebbe la conferma che il ragazzo stava veramente parlando di lei. In una frazione di secondo le passarono per la mente tutti i particolari a cui Max si riferiva, da quando le disse di essersi innamorato di lei all’asilo, fino al primo bacio in cui entrambe videro l’anima dell’altro e l’abbracciò stretto a sé baciandogli le labbra. Quando Max tornò a guardarla negli occhi vide che Liz stava piangendo di gioia e disse: “Siamo sempre stati destinati a stare insieme Liz, l’ho sempre saputo anche se non ricordavo nulla!” e tornò ad abbracciarla continuando a parlare: “Sono stato costretto a sposare Tess. Lei proviene dal pianeta Galar il quale voleva dichiarare guerra ad Antar e ho dovuto sposarla nonostante mi fossi opposto con tutte le mie forze. Non l’ho mai amata e poco dopo le nostre nozze, Kivar riuscì ad organizzare il colpo di stato che ci distrusse. Eravamo tutti così intenti ad evitare la guerra con Galar che nessuno di noi si era reso conto di quello che stava succedendo a palazzo reale e siamo stati distrutti da quello che consideravamo un nostro alleato.” Max si scostò lentamente da Liz e tornò a parlare: “Il resto lo sapete, siamo stati clonati, il nostro DNA è stato fuso con quello umano e siamo stati mandati qui sulla Terra per tornare a vivere e per tornare, un giorno, su Antar per liberare il nostro popolo.” Ci fu un momento di completo silenzio nel quale Maria ed Alex continuarono a guardare Max. Poi finalmente Maria prese la parola: “E tu Michael, cos’hai ricordato?” chiese un po’ titubante ma con la curiosità che le era propria: “Che dici Isabel, comincio io?” chiese Michael rivolgendosi alla ragazza che gli stava di fronte: “D’accordo!” rispose lei semplicemente e Michael si accomodò meglio Maria sulle proprie gambe e cominciò a parlare: “Io ero il generale delle forze armate reali. La mia carriera militare era stata in continua ascesa dal giorno che mi arruolai e con l’andar del tempo, diventai l’amico fidato di Zan,… ehm scusate… di Max.” e un piccolo sorriso apparve sulle sue labbra che contagiò anche tutti i presenti. Tornato serio, riprese a parlare: “Naturalmente conobbi anche Isabel e diventammo subito buoni amici. Tutti e tre eravamo molto legati e quando i nostri impegni ce lo permettevano, passavamo molto tempo insieme. Quando a Max fu imposto di sposare Tess, la stessa cosa successe a me e ad Isabel. L’usanza di Antar era quella che la figlia dei regnanti sposasse il generale in carica delle guardie reali, o il suo primogenito nel caso il primo fosse troppo vecchio…” – “…e così, senza che nessuno chiedesse il nostro consenso, ci siamo ritrovati fidanzati e promessi sposi!” concluse Isabel interrompendo Michael. “Ci state dicendo che voi due non siete mai stati innamorati l’uno dell’altra?” chiese un Alex incredulo e che vedeva aprirsi uno spiraglio nella sua relazione con Isabel “Proprio così!” confermò Isabel che guardò prima lui e poi Maria. Quest’ultima era ancora confusa da tutte quelle rivelazioni, ma il cuore era colmo di gioia. Sentiva Michael che la stringeva forte, lo guardò negli occhi e si abbassò per baciargli le labbra, mentre una lacrima di gioia le bagnava la guancia. Quando si staccò dalla bocca del ragazzo, Maria guardò attentamente tutti e tre gli alieni e dopo qualche secondo, con il suo solito fare sbarazzino, disse: “E per fortuna che riteniamo gli alieni una civiltà evoluta, altrimenti sai che combinavano! Colpi di stato, matrimoni combinati… tutta questa roba ce l’abbiamo anche noi!” e con il palmo della mano si asciugò la guancia bagnata dalla lacrima e sorrise. Il commento di Maria fece ridere tutti i ragazzi, era tanto che non ridevano di cuore tutti insieme e si goderono appieno quel momento. Quando si ripresero, Alex guardò Max ed il ragazzo capì che c’era qualcosa che turbava ancora il giovane. Ormai conosceva bene Alex e quell’espressione del viso significava che la mente geniale dell’amico era tornata attiva: “Qual è il tuo dubbio Alex?” gli chiese gentilmente e subito il ragazzo rispose: “Mi stavo chiedendo come faceva tua nonna a sapere che Liz era la tua anima gemella. Insomma…, l’impatto di Roswell risale a più di 40 anni fa, come faceva tua nonna a sapere che l’avresti incontrata e che l’avresti riconosciuta?” La domanda era più che pertinente e Liz e Maria rivolsero il loro sguardo attento su Max, che rispose senza esitazione: “Mia nonna sapeva già tutto; sapeva che Kivar avrebbe preso il nostro posto sul trono, sapeva che mi sarei dovuto sposare con Tess e sapeva anche di Isabel e Michael, ma prima mio padre e poi mia madre non le avevano mai creduto!” – “Era una specie di veggente?” chiese Maria incuriosita “Credo proprio che lo fosse!” rispose Isabel per il fratello. “Ora rimane solo un problema da risolvere.” Esordì Max dopo qualche minuto di silenzio “Tess!” disse Isabel. “Cosa pensate di fare?” chiese Liz guardando uno per uno gli alieni e soffermandosi poi sul viso di Max il quale rispose: “Sappiamo che noi tre siamo più forti con Tess; siamo stati ricreati appositamente perché i nostri poteri interagiscano insieme per sconfiggere i possibili nemici nel caso ci trovassero sulla terra. Non possiamo allontanarla, dobbiamo dirle che abbiamo ricordato tutto e farle capire che non può cambiare il corso delle nostre vite.” – “Non sarà un’impresa facile!” disse Maria: “Se è arrivata a tanto mi sembra chiaro che è decisa a riaverti al suo fianco.” concluse rivolgendosi a Max. “Dobbiamo farlo! E’ anche nel suo interesse farla rimanere con noi. Da sola non sarebbe nulla!” disse Michael. “Proporrei di andare subito da lei e risolvere una volta per tutta la questione. Che ne dite?” disse Alex alzandosi in piedi. Non lo aveva mai fatto notare, ma anche lui era stanco di quella situazione e voleva che finisse al più presto possibile. I ragazzi furono tutti d’accordo ed alzandosi a loro volta uscirono di casa diretti verso l’abitazione di Valenti.

Arrivarono davanti alla porta e Max suonò il campanello. Dopo pochi istanti Tess aprì la porta e fu sorpresa di trovare tutti i ragazzi davanti a lei. Li fece accomodare e notò subito che i loro volti erano seri ed iniziò a preoccuparsi, poi, recuperando un po’ di calma e cercando di essere sorpresa, chiese: “Come mai siete tutti qui? E’ successo qualcosa?” Michael si alzò per rispondere, nonostante capisse l’importanza che Tess aveva all’interno del loro gruppo, era ancora molto arrabbiato e la sua espressione rifletteva esplicitamente quello che stava provando. Stava per aprire bocca quando fu trattenuto da Max che parlò al posto suo: “Sappiamo cosa hai fatto Tess!”. La voce di Max era calma, senza rabbia, ma ugualmente molto decisa e autoritaria. Quella frase scosse Tess, immaginava che i ragazzi avessero scoperto il suo inganno ma non ne aveva ancora la certezza, e non aveva avuto ancora il tempo di pensare alla sua reazione. Ci fu un minuto di silenzio nel quale Tess continuò a guardare lo sguardo serio di Max. Sembrava che i due comunicassero mentalmente, mentre invece Tess stava valutando come comportarsi. Non poteva permettersi di rimanere sola, sapeva bene quanto loro che una volta rimasta sola non avrebbe avuto nessuna via di uscita nel caso si fosse trovata di fronte ai loro nemici. Inoltre non voleva perdere Max, era meglio averlo come amico che come nemico e Tess non voleva lasciare nessuno di loro. Neanche Liz. Lei l’aveva accettata, anche se a fatica, nonostante tutto quello che era successo; si erano avvicinate nel momento in cui avevano fatto quel patto prima che Liz fosse rapita e si ricordava molto bene lo sguardo complice che si erano scambiate alla vista di Max. Sapeva che Liz e Max erano legati profondamente e in quel momento capì che non sarebbe riuscita a dividerli, soprattutto ora che i ragazzi avevano recuperato i loro ricordi. Non riuscendo più a sostenere lo sguardo di Max, Tess abbassò gli occhi e si mise a sedere. Passarono ancora alcuni secondi e finalmente Tess rialzò lo sguardo e lo rivolse a tutti i presenti davanti a lei: “Mi dispiace! Non avrei dovuto ingannarvi in quel modo!” – “Perché lo hai fatto Tess? Io e Michael ci siamo fidati di te e tu…” la voce di Isabel era calma nonostante si sentisse tradita da quella che riteneva, nonostante tutto, un’amica. Avrebbe voluto urlare e sfogare la sua rabbia, ma sapeva che avrebbe peggiorato le cose e poi Tess rimaneva sempre una di loro e non riteneva giusto escluderla, per il bene di tutti. “Isabel mi dispiace, io…” e la ragazza cominciò a piangere. Nessuno l’aveva mai vista piangere ed Isabel si avvicinò a lei sedendole accanto. Tess si sentiva in colpa, in quel momento desiderò con tutte le sue forze di poter tornare indietro e di poter cambiare il corso delle cose, ma non poteva, poi ricominciò a parlare: “Io volevo tornare con Max e quando ne ho avuto la possibilità ho agito senza neanche pensarci. Non è stata una cosa premeditata, dovete credermi!” Poi rivolse lo sguardo a Michael: “Scusami Michael, sono stata un’incosciente ad approffitare di te e di Isabel, credimi… sono davvero dispiaciuta!” poi rivolse lo sguardo a Liz: “Liz perdonami. Ero così accecata da questa nostra competizione che non ho pensato alle conseguenze. Sono stata scorretta e me ne pento!” Tess continuava a piangere lacrime sincere e tutti i presenti se ne erano resi conto. Ci fu ancora un minuto di silenzio, rotto soltanto dai singhiozzi di Tess quando Liz si fece avanti e, avvicinandosi alla ragazza, disse: “Ti perdono Tess!”. Tra le lacrime, Tess guardò la ragazza in piedi di fronte a lei. Il viso di Liz era sereno e Tess ne rimase stupita. Non ci fu bisogno di nessuna parola tra di loro, i loro sguardi dissero quanto più potevano fare le parole e Liz sorrise dolcemente. “Anch’io ti perdono!” Gli occhi di Tess si posarono su Max ancora seduto di fianco a Michael: “Non ho più motivo di essere arrabbiato con te ora che conosco la verità, io e Liz siamo per sempre.” La rabbia di Michael lentamente scivolò via come pure quella di Isabel che mise un braccio intorno alle spalle di Tess. Michael si alzò in piedi avvicinandosi anche lui alla ragazza ancora in lacrime e con voce inaspettatamente calma, disse: “Non farmi più uno scherzo del genere, capito?” – “Te lo giuro Michael!” Alex guardò Maria e la ragazza aprì la borsetta e ne prese fuori un fazzoletto, si avvicinò a Tess facendosi strada tra i ragazzi, porse il fazzoletto a Tess e con il suo solito modo di fare, disse: “Non sopporto più di vedere un paio di occhi azzurri piangere!” e sorrise. Tess ricambiò il sorriso di Maria e prese il fazzoletto dalle sue mani. Si asciugò le lacrime e guardò i volti dei suoi amici: “Grazie ragazzi! Vi giuro che non tradirò mai più la vostra fiducia!” – “Sono contento che tutto si sia risolto per il meglio!” disse Alex che era rimasto in silenzio fino a quel momento, poi continuò: “Che ne dite di andare a mangiare un boccone al Crashdown? Non so voi, ma io ho saltato la cena e ora sono veramente affamato!” – “Alex ha ragione! Anch’io inizio ad avere fame!” disse Isabel e abbracciando Tess disse: “Vieni, andiamo in camera tua, cancelliamo i segni del pianto e andiamo a mangiare qualcosa!” Tess annuì con un cenno del capo e le due ragazze si avviarono verso la camera di Tess. Max si avvicinò a Liz e l’abbracciò forte: “Finalmente tutto è finito per il meglio!” – “Sì! Tess era davvero dispiaciuta, non l’avevo mai vista così disperata!” concordò Liz “Credete davvero che fosse sincera?” chiese Michael che nutriva ancora qualche dubbio: “Io credo proprio sì. Le sue lacrime erano vere e sincere!” rispose Maria e Max continuò: “Ora siamo davvero un gruppo unito Michael, ne sono certo!”

I sette ragazzi entrarono al Crashdown e si sedettero al solito tavolo. Finalmente nel locale non c’erano molti clienti e poterono parlare un po’ degli avvenimenti della giornata, mentre Tess continuava, ogni tanto, a scusarsi. Ordinarono degli hamburger, cherry-cola e una bottiglietta di tabasco in più e cenarono tutti insieme come non avveniva da tempo. Un pensiero andò a Kyle, lontano da Roswell con la squadra di basket, e si ripromisero di cenare ancora tutti insieme una volta che Kyle fosse tornato dal ritiro. Finalmente la pace era tornata a regnare nel gruppo; Tess aveva giurato a sé stessa che non avrebbe mai più messo in pericolo la relazione di Max e Liz e si era resa conto che non poteva fare a meno delle persone che la circondavano. Loro erano tutta la sua famiglia e non poteva permettersi di perderli. Con loro si sentiva al sicuro e finalmente si rese conto di essere a casa.


 

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