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"L'alieno" Riassunto: Seguito
di “La Memoria” – I ragazzi si mettono alla ricerca del responsabile
dell’incidente di Liz e non mancano le sorprese. L’estate diventava
sempre più calda, man mano che i giorni passavano, e la cittadina di
Roswell cominciava a riempirsi di turisti in vacanza in cerca di notizie
sugli alieni. L’Ufo Center era l’attrazione preferita, veniva visitato
ogni giorno da una folla di gente incredibile che naturalmente, subito
dopo, si trasferiva in massa al Crashdown Cafè. Erano giornate
impegnative per i ragazzi: Max non aveva un attimo di respiro e fare da
guida ai turisti all’Ufo Center era diventato un lavoro davvero pesante;
non stavano certo meglio Maria e Michael invasi ogni giorno da clienti
affamati. Liz non poteva ancora lavorare a causa del braccio ingessato ed
era costretta dalla madre a rimanere in casa. I ragazzi riuscivano ad
incontrarsi solo la sera e l’argomento più gettonato era l’alieno che
aveva fatto perdere la memoria a Liz. Avevano già avvisato anche lo
Sceriffo Valenti che, dal canto suo, aveva sempre gli occhi ben aperti, ma
non era facile individuarlo, soprattutto ora che Roswell era invasa dai
turisti. Bisognava essere molto attenti, e tenere d’occhio tutti i tipi
che potevano sembrare, in un qualche modo, sospetti, ma non era facile.
Come si poteva notare un viso fra tanti, soprattutto quando si era invasi
dai turisti? Maria non lo ricordava bene, era talmente sconvolta alla
vista di Liz a terra che non aveva badato molto al viso dell’uomo; aveva
fornito una breve descrizione, ma non era molto dettagliata e comunque
poteva anche trattarsi di un mutaforma, il che avrebbe reso la ricerca
ancora più difficile. L’unica possibilità che avevano di farlo venire
allo scoperto, era di far credere che Liz non avesse ancora recuperato la
memoria. Questo avrebbe fatto sentire l’uomo più sicuro e magari fargli
commettere un passo falso, o semplicemente gli avrebbe permesso di fare la
sua prossima mossa, in modo da farlo venire, forse, allo scoperto; tutto
questo, però, era una possibilità molto remota, i ragazzi si erano
recati molte volte a casa di Liz e si erano incontrati spesso al di fuori
del Crashdown e quell’uomo, sicuramente, era molto intelligente e sapeva
già che Liz era guarita. Era passata più di
una settimana da quando Liz aveva recuperato la memoria, ma dell’uomo
nessuna traccia. Max era più determinato che mai a trovarlo, sempre
supportato da Isabel e Michael. Liz, per quanto gli era possibile, dava
una mano: osservava la gente che entrava ogni giorno al Crashdown e
cercava di ricordarsi i visi delle persone che più la insospettivano, o
che maggiormente rispondevano alla descrizione di Maria. Michael, dalla
cucina, non riusciva a vedere un gran chè, ma cercava di contribuire come
poteva; Maria era quella più a contatto con le persone e, nonostante
fosse indaffarata a correre tra un tavolo e l’altro, cercava di
riconoscere l’uomo che aveva visto quella sera. Isabel, invece,
controllava la gente in giro per il centro di Roswell accompagnata da Tess,
che non si era tirata indietro quando le avevano chiesto il suo aiuto. In
fondo anche lei era in pericolo, e quindi si era unita ai ragazzi. Max
continuava a porsi la stessa domanda: perché aveva colpito Liz? Perché
proprio lei quando erano loro gli alieni? Avrebbe potuto colpire uno di
loro, invece… E i giorni passavano, senza alcuna novità di rilievo,
fino a quando, una sera, lo Sceriffo entrò al Crashdown dalla porta di
servizio, ed avvicinandosi a Michael, sussurrò: “Quando finite il turno
tu e Maria?” – “Tra mezz’ora?” disse il ragazzo e subito
aggiunse: “Ci sono novità?” – “Forse! Incontriamoci nel mio
ufficio tra 40 minuti!” – “D’accordo!” e senza aggiungere altro,
lo Sceriffo uscì. Michael chiamò Maria e l’avvertì subito, la quale
si precipitò nell’appartamento di Liz per avvertirla a sua volta. Liz
passò parola a Max che subito avvertì Isabel, Alex ed anche Tess.
Quaranta minuti più tardi i ragazzi erano tutti nell’ufficio di
Valenti, compreso Kyle che aveva seguito il padre nelle ricerche. “Ci
dica Sceriffo, ha trovato qualcosa?” chiese Max, ansioso di una risposta
positiva. “E’ probabile!” e dicendo così lo Sceriffo si sedette
alla sua scrivania, poi continuò: “Ho controllato tutti i clienti degli
alberghi qui vicino, dal giorno dell’incidente di Liz fino ad ora, per
vedere se qualcuno si era fermato per un po’ di tempo. Solitamente, i
classici turisti di Roswell, non si fermano mai più di tre giorni, quindi
ho cercato qualcuno che si fosse fermato per più tempo.” – “E
cos’ha scoperto?” chiese Liz “Per ora sono venuti fuori due nomi: un
certo Robert Wilson e un tale di nome Mark Logan! Entrambe sono qui
proprio dal giorno dell’incidente di Liz!”. Valenti fece una breve
pausa ed iniziò a prendere fuori dei fogli di carta su cui aveva annotato
i nomi e tutte le notizie che era riuscito a recuperare, poi tornò a
guardare i ragazzi e, porgendo i fogli a Max, continuò: “Robert Wilson
è uno scienziato molto famoso in tutto il mondo e, come tale, cerca di
dare risposte scientifiche sui fenomeni strani successi ultimamente nel
mondo. Sapete tutti quei fenomeni circondati da mistero, no? Beh! ecco,
lui studia proprio questo tipo di cose!” – “E il secondo?” chiese
Michael sbirciando le carte che Max teneva in mano. “Mark Logan sembra
essere un famoso studioso di ufo! In pratica questi due sono agli
antipodi: uno non crede agli ufo, mentre l’altro ne ha fatto una ragione
di vita!”. Ci fu un attimo di silenzio nella stanza ed i ragazzi avevano
lo sguardo puntato sullo Sceriffo attendendo ulteriori informazioni, il
quale, sentendosi osservato, continuò la sua spiegazione: “Da alcune
ricerche, ho saputo che questi due terranno una conferenza proprio
all’Ufo Center la prossima settimana!” – “Sì, è vero! Stiamo
preparando proprio in questi giorni la sala conferenze!” affermò Max e
poi continuò: “Ora che ci penso, sono i nomi che ho sentito fare da
Brody. Lui è eccitato all’idea di avere queste due persone all’Ufo
Center; mi ha spiegato che sono le massime autorità nei loro rispettivi
campi!” – “Lei crede che uno di questi due personaggi sia la persona
che stiamo cercando?” chiese Isabel “Credo proprio di sì! Trovo che
sia un’ottima copertura! In questo modo hanno piena libertà di
movimento senza destare alcun tipo di sospetto. Possono fare domande di
qualsiasi genere senza che la gente, e in questo caso soprattutto noi,
sospettino di nulla!” – “E per quanto riguarda la descrizione
fornita da Maria? Voglio dire, combacia oppure no con il loro aspetto?”
chiese Michael “Combacia alla perfezione con entrambe!” Il silenzio si
fece pesante nella stanza dopo quell’ultima affermazione dello Sceriffo
ed i ragazzi si guardarono tutti in faccia. Valenti, approfittando di quel
momento, aprì il primo cassetto della sua scrivania ed estrasse due
fotografie e, porgendole a Max, disse: “Questo è Mark Logan, mentre
l’altro è Robert Wilson!”. Alla vista dei due, Max spalancò gli
occhi notando che la descrizione di Maria combaciava davvero alla
perfezione a quelle due persone e, lentamente, passò le fotografie a
Michael per farglielo notare. Entrambe erano sulla trentina, con i capelli
castani e mossi, portavano gli occhiali da vista, gli occhi scuri e la
carnagione chiara; tutto sommato erano due uomini di bell’aspetto.
“Complimenti Maria, hai davvero un’occhio da osservatrice!” disse
Michael con una certa soddisfazione ed Isabel aggiunse: “E per fortuna
che era sotto choc!” – “Non adulatemi troppo ragazzi, lo so che sono
stata brava!” affermò Maria sicura di sé e con la sua solita aria
sbarazzina. Lo Sceriffo riprese la parola: “Cercherò di tenerli
sott’occhio, ma dovrete farlo anche voi!” – “Certamente!” disse
Max e quando finalmente le fotografie arrivarono in mano a Maria la
ragazza esclamò: “Ehi, ma io questo tizio lo vedo sempre al Crashdown!
Ogni giorno viene a pranzo e cerca sempre di attaccare bottone!”. Subito
i ragazzi la fissarono e lei girò la foto verso i ragazzi puntando il
dito sulla faccia dell’uomo. “E’ vero Maria! Lo vedo entrare tutti i
giorni alle 13.00 in punto!” confermò Liz, “Hai capito Michael! Quel
Mark Logan fa il filo alla tua ragazza!” disse Kyle scherzosamente, ma
era evidente che era rimasto sorpreso come tutti gli altri “E’ meglio
per lui che ne stia lontano!” disse Michael con un impeto di gelosia
“Ma perché non hai detto niente Maria?” chiese Isabel leggermente
infastidita “Lo sai com’è al Crashdown in questi giorni! C’è
talmente tanta gente…! E poi non posso mica ricordarmi di dirvi di tutte
le persone che incontro!!” si difese la ragazza. “Sceriffo, sa per
caso se quest’uomo ha un auto?” chiese Max distogliendo l’attenzione
di tutti dalla fotografia “Ho già controllato, ma non ne possiede
una!” rispose Valenti “Potrebbe controllare se ne ha affittata una di
recente, magari proprio il giorno del mio incidente?” chiese Liz che poi
continuò: “Potremmo vedere se l’auto è ancora danneggiata, almeno
avremmo un’idizio in più!” – “Giusta osservazione, figliola! Mi
metterò subito al lavoro domani mattina!” rispose Valenti e congedò i
ragazzi che, dopo aver riposto sulla scrivania i documenti e le
fotografie, uscirono dall’ufficio. Una volta in strada, i ragazzi
decisero che era meglio discutere una strategia e si accordarono per
andare a casa Evans: “I nostri genitori sono ad Alburquerque per qualche
giorno da alcuni parenti. Potremo stare a casa e parlare
tranquillamente!” disse Max e salirono sulle auto. Arrivati a casa
Evans, i ragazzi presero posto nel soggiorno e subito Michael, guardando
Maria, disse: “E così quel tipo, quel Mark Logan, ti fa il filo, eh?”
– “Non mi fa il filo e poi, Michael, non mi sembra il momento di fare
il geloso, anzi, potremmo sfruttare a nostro vantaggio il fatto che lui mi
parli!” rispose Maria “Geloso io?? Ma fammi il piacere! E poi cos’è
questa storia che potremmo usarlo a nostro vantaggio?” chiese Michael
mentre cercava di mantenersi calmo “Sto semplicemente dicendo che potrei
sfruttare questa situazione per carpire delle informazioni!” rispose
Maria con un viso angelico e sicura di sé “Maria, ma cosa stai dicendo?
Ti rendi conto del pericolo che potresti correre?” le disse Liz
sbarrando gli occhi, incredula di quello che aveva appena sentito e subito
Max intervenne: “Maria non dire stupidaggini! Tu, meglio di chiunque
altro, hai visto quello che ha fatto a Liz e non possiamo permetterci di
metterti in pericolo!” – “Lo so ragazzi, ma dobbiamo scoprire se è
lui o no! Come pensate di agire? Avete già un’idea?” chiese Maria con
aria di sfida verso gli amici ed Isabel, sostenendo lo sguardo della
ragazza, disse: “Certo! Io e Tess lo seguiremo per tutta la città!”.
A quelle parole Tess guardò Isabel stupita, ma quando rivolse lo sguardo
a Maria era sicura di quello che l’amica aveva detto e Max intervenì:
“Certo! Loro lo seguiranno e potremo sapere che posti e che gente
frequenta! Senza contare il fatto che sono in grado di difendersi con i
loro poteri!”. Ci fu un’attimo di silenzio, Maria stava ancora
riflettendo e più ci pensava e più credeva che la sua idea fosse giusta.
Il silenzio fu rotto da Liz che chiese: “E quel Robert Wilson? Come
pensate di fare per tenere sott’occhio anche lui?” – “Se voi
lasciaste che mi occupi di Mark Logan, voi avreste il tempo di controllare
Robert Wilson!” ribadì Maria con fermezza “Calmati Maria! Ci siamo
anche io e Kyle! Cos’è, vi siete dimenticate di noi?” disse Alex
rivolto a Liz e a Maria e subito Kyle si fece avanti: “Già! A quel
tizio ci pensiamo noi!” – “Perfetto ragazzi!” si congratulò Max e
poi proseguì: “In questi giorni quei due verranno anche all’Ufo
Center per accordarsi con Brody sui vari aspetti organizzativi della
conferenza, e sono sicuro che Brody mi vorrà al suo fianco. Potrò
vederli da vicino e cercherò di stare con loro il più possibile!” –
“Scusate, e io cosa dovrei fare?” chiese Liz che si sentiva esclusa da
tutto quel programma “Tu manterrai i contatti con lo Sceriffo! E’
importante riuscire a sapere se queste due persone hanno affittato
un’auto!” rispose Michael e poi rivolto a Maria disse: “E tu, per
favore, cerca di non combinare guai!” riferendosi ovviamente all’idea
che la ragazza aveva avuto qualche minuto prima “Ok, ok! Non ti
preoccupare!” disse Maria con un’aria di rassegnazione. Continuarono a
parlare fino a quando le due amiche decisero che era arrivato il momento
di andare a casa. Max si offrì di accompagnare Liz che accettò senza
obiettare, anzi non vedeva l’ora di rimanere sola con lui, mentre
Michael dovette quasi farsi pregare da Maria. Gli piaceva da morire quando
lei gli faceva gli occhi dolci per convincerlo a fare qualcosa e voleva
godersi quel momento fino in fondo, poi, naturalmente, acconsentì ad
accompagnarla a casa. Giunti davanti al
Crashdown, Liz invitò Max a salire sul terrazzo e si accomodarono sulla
sdraio. “Come va il tuo braccio? Con tutto questo trambusto non te
l’avevo ancora chiesto!” iniziò Max scostando una ciocca di capelli
dal viso della ragazza “Va bene! I medici dicono che sta guarendo in
fretta!” rispose Liz e rimasero in silenzio qualche secondo poi Max
riprese: “In un’altra situazione ti avrei guarita subito, ma con i
medici di mezzo…!” – “Lo so Max, non è possibile! E non voglio
che tu lo faccia, sarebbe troppo rischioso per tutti!” lo interruppe Liz
guardandolo negli occhi con un’espressione comprensiva. Il ragazzo
l’abbracciò forte a sé e all’orecchio le sussurrò: “Tu mi capisci
sempre!” e le baciò teneramente le labbra. “Era da tanto che non
trascorrevamo un po’ di tempo da soli!” gli fece notare Liz sorridendo
e subito Max annuì ricambiando il sorriso e disse: “Non vedevo
l’ora!” e tornò a baciarla con più passione di prima, lasciando
scivolare le sue mani sul corpo morbido di Liz. Erano entrambe rapiti
dalla passione, proprio come quella volta nell’appartamento di Michael,
e d’un tratto Max si scostò da lei. “Cosa c’è?” chiese Liz
ansimante “Ho sentito un rumore!” rispose lui quasi senza fiato e,
poco dopo, una voce provenì dal corrodoio delle camere da letto: “Liz,
siete lì? Ho visto la jeep di Max!” – “Oh mio Dio, Max! E’ mia
madre!” disse la ragazza terrorizzata e sottovoce, staccandosi ancora di
più da lui e cercando di sistemarsi i capelli e la maglietta. Il ragazzo
fece altrettanto e si alzò in piedi per non farsi trovare a sedere vicino
a Liz e poi la ragazza rispose: “Sì, mamma! Siamo sul terrazzo!” e in
quello stesso istante la donna aprì la porta della camera di Liz e si
affacciò alla finestra. “Ciao Max! Liz va bene il braccio?” disse la
donna ignara di quello che stava succedendo pochi secondi prima del suo
arrivo. “Buona sera Signora Parker!” salutò Max e Liz rispose: “Sì,
mamma, tutto bene!” – “Bene! mi raccomando non fate troppo tardi,
d’accordo?” – “Ok mamma! Buonanotte!” disse Liz per congedarla
più in fretta e Max imitò il saluto; “Buonanotte, ragazzi!” e la
donna sparì oltre la porta della camera. I due ragazzi rimasero in
silenzio per qualche secondo guardandosi negli occhi; nello sguardo di Liz,
Max intravide lo spavento appena provato e lentamente si avvicinò, le
accarezzò il viso e sorridendo le disse: “Questa volta l’abbiamo
vista brutta!”. Al tocco del ragazzo Liz si calmò e sorrise: “Già!
Non oso pensare a quello che sarebbe successo se…!” e lasciando a metà
la frase rise, una risata liberatoria che contagiò anche Max. Rimasero
sul terrazzo ancora una mezz’ora, scambiandosi baci e abbracci, dopodichè,
Max, scese la scala e scomparve nel buio della notte. Il
giorno dopo, ognuno dei ragazzi aveva il suo compito: Tess ed Isabel si
erano incontrate e stavano aspettando che Mark Logan uscisse
dall’albergo per seguirlo; Alex e Kyle, invece, erano già sulle tracce
di Robert Wilson che era entrato in un negozio per fare compere; Michael e
Maria erano di turno al Crashdown mentre Max svolgeva il suo lavoro
all’Ufo Center. Liz, invece, rimase a dormire più del solito e venne
svegliata dallo squillo del telefono. Allungò la mano e prese la cornetta
dal comodino accanto al letto e, con voce assonnata, disse: “Pronto?”
– “Liz, sono lo Sceriffo Valenti! Ci sono novità!” A quelle parole
Liz si svegliò del tutto e senza perdere altro tempo disse: “Arrivo
subito!” e ripose il telefono. Si cambiò in fretta e furia e come un
lampo uscì di casa salutando a malapena la madre che le chiedeva dove
stesse andando. La signora Parker si rivolse allora a Maria: “Ma cosa le
è preso? Tu sai dove sta andando?” Maria immaginava dove fosse diretta
Liz, ma non si aspettava che Valenti fosse stato così veloce nelle
ricerche: “Ehm… sì!” disse tentennando e ripresasi abbassò la voce
e disse: “Vede, stiamo organizzando una festa per il compleanno di
Michael e Liz si è offerta di andare a prendergli un piccolo regalo,
visto che non è impegnata qui al Crashdown!” – “Ah! Bene! Non
sapevo fosse il compleanno di Michael! Sarà meglio che gli faccia gli
auguri!” disse la donna sempre sottovoce e sparì in cucina. “Tanti
auguri Michael!” disse la signora Parker avvicinandosi al ragazzo;
Michael rimase stupito, non si aspettava di certo una frase del genere e
non sapeva cosa rispondere; in quell’istante Maria si affacciò alla
finestrella che dava in cucina e guardò significativamente il ragazzo che
intuì qualcosa e, tornando a guardare la signora Parker, disse: Ah!
Grazie!”; poi guardò Maria e sottovoce le disse: “Ma cosa sta
succedendo?” – “Ti spiego più tardi!” rispose la ragazza e
prendendo un’ordinazione si avviò ad uno dei tavoli. In
pochi minuti Liz fu nell’ufficio di Valenti ed una volta entrata chiese:
“Cos’ha scoperto?” – “I nostri due amici hanno affittato
entrambe un’auto il giorno del tuo incidente, ma ad orari differenti!
Sono stato a dare un’occhiata e quella affittata da Mark Logan aveva
un’ammaccatura nella parte anteriore sinistra, subito dopo i fari!”
– “Questo significa che è stato lui!” – “E’ probabile, ma
dovremo chiedere a Maria se riesce a ricordare qualcosa di particolare
dell’auto!” – “Dovrò aspettare che finisca il turno al Crashdown,
ma sarà la prima cosa che le chiederò!” Lo Sceriffo mostrò a Liz le
fotografie che aveva fatto all’auto sospetta e la ragazza le esaminò.
Liz non ricordava nulla dell’auto, non l’aveva neanche vista prima che
la investisse e non poteva essere d’aiuto, ma volle esaminarla bene
ugualmente. “Liz, prendi queste foto e falle vedere anche a Maria!
Magari le torna alla mente qualcosa!” disse lo Sceriffo allungando le
fotografie alla ragazza “D’accordo, Sceriffo! Le farò sapere qualcosa
al più presto!” ed afferrando le foto, Liz salutò Valenti ed uscì. Una
volta tornata al Crashdown trovò Maria in cucina; si guardò intorno per
vedere che non ci fosse uno dei suoi genitori e, assicuratasi che ci fosse
solo Michael, si avvicinò all’amica e sottovoce le disse: “Quando hai
finito il turno vieni in camera mia, ho qualcosa da mostrarti! Nel
frattempo cerca di ricordarti qualcosa di più dell’auto che mi ha
investita!” Maria annuì col capo e Liz stava per andarsene quando
l’amica la fermò e le disse: “Ho detto a tua madre che oggi è il
compleanno di Michael e che tu sei uscita per comprargli il regalo, quindi
inventati qualsiasi cosa nel caso ti facesse domande, ok?” – “Ok,
grazie Maria. Sei unica!” e la baciò sulla guancia andandosene subito
dopo. Le
ore passarono veloci e finito il turno Maria e Michael si recarono da Liz.
Si sedettero tutti e tre sul letto e Liz chiese: “Allora Maria, sei
riuscita a ricordarti qualcosa di quell’auto?” – “Beh! tra
un’ordinazione e l’altra mi è tornato in mente che era una macchina
di color chiaro… beige mi pare… ed era una berlina. Ma Valenti ha
trovato qualcosa?” – “Credo proprio di si! Guardate queste!” e Liz
porse le foto ai due ragazzi che le guardarono meravigliati. “Liz non
vorrei sbagliarmi, ma questa mi sembra proprio l’auto che ti ha
investita!” disse Maria senza staccare gli occhi dalle foto “Direi che
ci siamo allora! Chi dei due l’ha noleggiata?” chiese Michael
guardando Liz che subito rispose: “Mark Logan!” – “Dobbiamo
avvisare subito Isabel e Tess! Devono stare molto attente!” disse
Michael preoccupato e subito Liz prese in mano il telefono e compose il
numero di Isabel. Mentre le due ragazze parlavano, Michael si rivolse a
Maria e, distogliendola dalle fotografie che stava ancora osservando, le
chiese: “Mi spieghi cos’è questa storia del compleanno?” Maria lo
guardò: “Ah, sì!” disse la ragazza mettendosi una mano sulla fronte:
“La Signora Parker ha visto uscire Liz di corsa quando si è recata da
Valenti, ed ha voluto sapere da me dove stesse andando e così ho detto la
prima cosa che mi è venuta in mente! Tutto qui!” – “Ah! adesso è
tutto più chiaro!”. Nel frattempo Liz terminò la telefonata e
rivolgendosi ai due amici disse: “Sono all’Ufo Center!” – “Bene,
andiamo anche noi! Sono curioso di vederlo dal vivo questo Mark Logan!”
disse Michael alzandosi e dirigendosi alla porta seguito dalle due
ragazze. Nel
frattempo, all’Ufo Center: “Venga Sig. Logan!
Ora le mostro la nostra sala conferenze! Abbiamo appena finito di
sistemarla: abbiamo rinnovato le apparecchiature per la traduzione
simultanea e abbiamo riammodernato l’arredamento!” Brody stava
mostrando l’Ufo Center a Mark Logan che guardava con interesse ogni sala
dell’edificio. Tess ed Isabel cercavano di seguirli stando il più
vicino possibile per poter sentire quello che i due si dicevano, e senza
accorgersene, si ritrovarono davanti alla porta della sala conferenze,
ancora chiusa al pubblico. Brody e Logan entrarono e le due ragazze si
ritrovarono a guardarsi in faccia con fare interrogativo e subito Isabel
disse: “E adesso cosa facciamo? Non possiamo seguirli lì dentro, ci
vedrebbero subito!” – “Già! Finchè siamo qui possiamo confonderci
con i turisti, ma lì… saremmo allo scoperto!” – “A meno che…”
disse Isabel “A meno che… cosa?” chiese Tess che non capì quello
che l’amica volesse dirle, ed Isabel continuò: “A meno che tu non gli
faccia credere che noi non siamo lì!” Tess la guardò con un’aria
d’intesa e senza pensarci troppo disse: “Direi che si può fare!” e
concentrandosi allungò la mano verso la porta e l’aprì. Si ritrovarono
così nella sala conferenze. La sala non era ancora del tutto in ordine,
ma nell’insieme era una bella stanza: poltrone rosse molto eleganti e
all’apparenza molto comode, ognuna provvista di cuffie nel caso che, chi
si fosse seduto, avesse avuto bisogno della traduzione; lampadari molto
luminosi e la parete di fronte alla platea era libera da tende o da altri
oggetti, in modo da poterla usare per proiettare immagini. Brody e Logan
si fermarono davanti al lungo tavolo dove si sarebbero seduti pochi giorni
dopo e Brody descrisse nei minimi particolari tutta la stanza e le
apparecchiature. Isabel e Tess si accomodorano su due poltrone di prima
fila e, mentre Tess continuava a mantenere salda la sua illusione, Isabel
ascoltava con interesse tutto quello che i due si dicevano. “Ora, Sig.
Logan, voglio presentarle il mio aiutante. E’ un ragazzo davvero in
gamba e le darà sicuramente un mano nel caso ne avesse bisogno!” e
dicendo così, Brody estrasse dalla tasca un piccolo dispositivo e,
spingendo un tasto, chiamò Max che arrivò dopo pochi minuti. Entrando,
Max notò Tess seduta vicino alla sorella e quest’ultima si affrettò a
fargli un cenno; Max capì al volo quello che le due ragazze stavano
facendo e così concentrò la sua attenzione sul viso dell’uomo che
Brody si affrettò a presentargli; i due si strinsero la mano sorridendosi
a vicenda, ma non appena Max strinse la mano di Logan, ebbe una strana
sensazione che non riuscì a capire. Cercò di far finta di niente per non
destare strani sospetti, ma quella sensazione rimase impressa nella sua
mente e non riusciva a non pensarci ogni volta che guardava gli occhi di
Logan che, dal canto suo, sembrava non aver percepito niente. Parlarono
insieme per alcuni minuti quando, finalmente, arrivò il momento per Logan
di uscire e Brody lo accompagnò lasciando Max nella sala conferenze. Nel
frattempo Michael, Liz e Maria arrivarono all’Ufo Center e videro Brody
accompagnare Logan all’uscita. Non ebbero il tempo di vederlo bene,
erano arrivati troppo tardi e, sconsolati, furono costretti a tornare al
Crasdown: per Michael e Maria stava per ricominciare il turno; ora che
Roswell era piena di turisti, a volte i ragazzi facevano il doppio turno,
almeno fino a che il padre di Liz non avesse trovato qualcuno con cui
sostituirli. Intanto, nella sala conferenze, Max era rimasto solo e si
avvicinò subito alle due ragazze che avevano assistito alla scena,
nascoste dall’illusione creata da Tess. Isabel si affrettò a svegliare
dalla trance Tess la quale, madida di sudore e visibilmente affaticata, si
appoggiò pesantemente allo schienale della poltrona rivoltando la testa
indietro e facendo un grosso respiro di sollievo. Non era mai rimasta così
concentrata per così tanto tempo e il suo fisico, non essendo abituato,
ne stava subendo le conseguenze: era praticamente sfinita. “Come ti
senti Tess, tutto bene?” chiese Isabel avvicinandosi alla ragazza che,
guardandola con lo sguardo un po’ assente, rispose: “Si! Tutto ok; ho
solo bisogno di cinque minuti per riprendermi!” – “Bene!” disse
Isabel che, rivolgendosi a Max, lo aggiornò velocemente di quello che
avevano fatto prima di arrivare alla sala conferenze, ma non c’era molto
da raccontare, non era successo niente di importante e non appena finì il
suo racconto chiese: “Allora come ti è sembrato il nostro Sig. Logan?”
– “Non so Isabel, ho avuto una strana sensazione quando gli ho stretto
la mano!” – “Che tipo di sensazione?” chiese la sorella “Non lo
so, è strano, non riesco a spiegarlo, ma comunque sarà meglio parlarne
con più calma questa sera. Ora sarà meglio che voi andiate prima che
Brody vi scopra qui, questa stanza è ancora off-limit!” –
“D’accordo!” disse Isabel e si rivolse a Tess che aveva ascoltato
tutto in silenzio, cercando di riprendersi dallo sforzo di pochi minuti
prima: “Tess ce la fai a reggerti in piedi e ad uscire di qui?” La
ragazza si sistemò i capelli, si asciugò la fronte ancora umida di
sudore e, alzandosi in piedi, rispose: “Si, certo! Ora è tutto ok, ma
ho bisogno di bere!” – “Ok, allora noi andiamo al Crashdown; Max ci
vediamo a casa più tardi!” disse Isabel dirigendosi verso la porta con
Tess “Ok, a dopo!” disse Max e le due ragazze uscirono dirigendosi al
Crashdown Cafè. Rimasto solo, Max ripensò a quello che aveva provato
stringendo la mano di quell’uomo e quel pensiero rimase fisso in testa
fino a che, finalmente, arrivò anche per lui il momento di tornare a
casa. Salutò Brody ed uscì dall’Ufo Center; si incamminò verso la
jeep parcheggiata poco lontano e il suo pensiero corse a Liz.
Improvvisamente cambiò direzione ed imboccò la strada che portava al
Crashdown, aveva voglia di vederla e decise che avrebbe mangiato un
boccone in sua compagnia. Il locale era pieno di turisti, non c’era
neanche un tavolo libero e dovette sedersi su di uno sgabello davanti al
bancone. Diede uno sguardo veloce alla sala: Maria correva da un tavolo
all’altro e quando lo vide gli fece un veloce cenno di saluto; Michael
era in cucina indaffarato a cucinare hamburger, e anche da lui ricevette
solo un saluto fugace. “Ciao Max, cosa ti porto?” chiese gentilmente
una voce femminile dall’altra parte del bancone; Max si girò di scatto
nella direzione da cui proveniva la voce e trovò la madre di Liz che lo
guardava con il suo solito sorriso cortese: “Salve!” si affrettò a
rispondere, poi lasciò correre velocemente l’occhio sul menu: “Uhm…
vediamo… anelli di saturno e una cherry cola, grazie!” disse
sorridendo alla donna: “Bene, ti porto subito la cherry cola!” e la
donna si allontanò per tornare poco dopo con il mano il bicchiere.
“Come sta Liz?” chiese Max prima di sorseggiare la sua bibita:
“Bene! Se vuoi te la vado a chiamare!” – “Non vorrei
disturbarla!” disse mordicchiandosi un labbro e sapendo benissimo che
aveva molta voglia di vederla. Era nervoso, il ricordo della sera
precedente sul balcone era ancora vivo nella sua memoria: se solo fosse
arrivata un secondo prima, Nancy Parker ora non sarebbe così gentile con
lui. “Nessun disturbo Max! Credo che faccia piacere anche a lei
vederti!” e detto così la signora Parker si avviò lungo le scale
raggiungendo l’appartamento. Nancy Parker era molto cambiata nei
confronti di Max: dopo un’iniziale antipatia per il ragazzo, dovuta alla
“scappatella” notturna di qualche tempo prima, aveva notato come sua
figlia tenesse a Max Evans e come Liz fosse ricambiata dal ragazzo stesso,
ed aveva deciso di dare a quest’ultimo un’altra opportunità. E poi,
dopotutto, si fidava di sua figlia. Pochi minuti più tardi Liz era seduta
al fianco di Max e chiaccheravano: “Allora com’è andata oggi?”
chiese Liz “Ho conosciuto Logan e…” – “E…?” chiese Liz
ansiosa “Meglio parlarne stasera!” rispose Max con un’espressione
seria sul volto. Liz capì che era successo qualcosa ed annuì con un
cenno del capo: “D’accordo!” disse senza aggiungere altro.
Chiacchierarono ancora un po’ restando seduti al bancone quando Max
decise di raggiungere la sorella a casa. Salutò Liz con un bacio sulla
guancia e con la promessa di rivedersi la sera stessa ed uscì dal locale. Giunto in casa, Max
raggiunse la sorella in camera dove la trovò in compagnia di Tess.
“Ciao ragazze! Come stai Tess? Ti sei ripresa?” chiese Max alla
ragazza “Si, tutto bene! Grazie!” rispose Tess che subito aggiunse:
“Però devi spiegarmi una cosa!” – “Cosa?” chiese Max
incuriosito e la ragazza riprese: “Prima che tu entrassi nella sala
conferenze io avevo proiettato un’illusione che ci permetteva di
rimanere nella stanza senza essere viste, ma quando sei entrato tu hai
rivolto subito lo sguardo verso di noi. Per te l’illusione non esisteva.
Ne stavamo parlando proprio ora, io ed Isabel, e stavamo facendo alcune
supposizioni. Tu cosa ne pensi?” – “Di preciso non so cosa sia
successo, ma credo che la spiegazione sia perché tu avevi incluso
solamente le persone già presenti nella sala, senza calcolare che sarebbe
potuto entrare qualcun altro!” rispose Max sicuro di sé. “Forse hai
ragione!” disse Isabel e Tess annuì con un cenno del capo. Molto
probabilmente Max aveva ragione, lei aveva concentrato tutte le sue forze
solo su Brody e su Logan e la spiegazione del ragazzo, con tutta
probabilità, era più che esauriente. Poi Isabel prese la parola: “Ora,
però, devi spiegarci la sensazione che hai detto di aver provato quando
hai stretto la mano di Logan!” – “Si, hai ragione! Non sono riuscito
a togliermela dalla testa; ci ho pensato tutto il giorno!” disse Max e
poi fece una pausa per raccogliere tutti i pensieri che gli affollavano la
mente, si mise a sedere sul letto della sorella e riprese: “E’ stata
una cosa molto strana! Nel momento in cui gli ho stretto la mano ho avuto
la netta sensazione di conoscere molto bene quell’uomo!” – “Ma se
non lo avevi mai visto prima, com’è possibile che tu abbia avuto questa
sensazione?” chiese Isabel stupita “Non lo so, ma è quello che ho
provato! Ho guardato i suoi occhi e mi sembravano così familiari!”
rispose Max “Non è possibile!” aggiunse Isabel in tono secco, “E’
possibile invece!” affermò Tess attirando su di sé gli sguardi
sorpresi e, allo stesso tempo, interrogativi dei due fratelli. Senza
alcuna esitazione Tess continuò a parlare: “E’ possibile che tu
conoscessi quell’uomo nella tua vita precedente su Antar, e una volta
entrato in contatto con lui, tu abbia avuto quella sensazione!” Tess
fece una breve pausa e guardò entrambe i fratelli negli occhi e poi,
rivolta a Max, continuò: “E’ possible che questo contatto ti risvegli
anche altri ricordi!” – “Non avevo pensato a questa ipotesi!”
disse Isabel mordicchiandosi un labbro nervosamente: il fatto di poter
ricordare cose avvenute nella vita precedente la spaventava, soprattutto
ora che avevano deciso di non seguire quel destino deciso per loro. Max,
dal canto suo, rimase tranquillo; sapeva che quello che Tess aveva detto
era la verità, del resto ogni tanto capitava che gli apparissero dei
flash, ma questo succedeva solamente quando baciava Liz e per lui la cosa
strana era che quella sensazione l’avesse avuta stringendo la mano di
Logan. Chi era quell’uomo? Perché il suo sguardo gli sembrava tanto
familiare? Max non riusciva a trovare una risposta alle sue domande e più
ci pensava e più le parole di Tess apparivano vere. Max, allora, guardò
Tess dritta negli occhi e le chiese: “Nasedo ti ha mai raccontato di
qualcuno a me molto vicino, a parte voi?” Tess si fece pensierosa e dopo
un attimo di riflessione rispose: “Mi sembra di sì! Non ricordo i nomi,
ma mi sembra che Nasedo mi avesse detto di alcune persone di cui ti fidavi
molto!” La ragazza fece una breve pausa di riflessione, poi tornò a
guardare Max e disse: “Pensi che uno di loro possa essere arrivato fino
qui?” – “Potrebbe essere!”. A quelle parole Isabel si alzò in
piedi di scatto e con una punta di stizza disse: “Ma non è possibile!
Siamo a Roswell, New Mexico, e secondo voi è possibile che un’astronave
atterri nei dintorni senza che venga captata? Ragazzi siamo circondati da
radar, ve ne rendete conto! E un'altra cosa da non sottovalutare è la
stampa e la gente di Roswell. Qui ci viviamo con gli Ufo, se ci fosse
stato qualche avvistamento sarebbe stato subito reso pubblico: queste cose
attirano gente, soprattutto in questi giorni!” Isabel era visibilmente
irritata, non riusciva a credere che fosse possibile l’atterraggio di
una navicella spaziale; tutto le sembrava così assurdo ed era convinta di
quello che aveva detto. Inoltre avava timore di quello che sarebbe potuto
succedere se tutto quello fosse stato vero, non voleva ammetterlo, ma la
cosa le faceva paura. Tess la guardò sbalordita; per lei, a confronto di
Isabel, tutto era possibile, soprattutto se riferito alla loro gente; era
cresciuta con Nasedo e sapeva meglio di chiunque altro quello che era in
grado di fare il popolo di Antar. Capiva, però, anche lo stato d’animo
di Isabel: lei era sempre vissuta in un ambiente tranquillo e non aveva la
sua conoscenza. Si alzò in piedi e raggiunse la ragazza, le passò un
braccio sulle spalle e, molto delicatamente, disse: “Isabel, calmati!
Stiamo solo facendo delle ipotesi!” e lentamente la fece riaccomodare
sul letto dove si trovava qualche minuto prima. Le si sedette a fianco e
cercò di calmarla, aiutata da Max. Una volta ripreso il controllo di sé,
Isabel guardò Tess negl’pcchi e chiese: “Dimmelo sinceramente, Tess:
è possibile che qualcuno sia venuto qui da Antar?”. Tess rimase senza
parole, non si aspettava una domanda così diretta e il suo sguardo andò
a Max. Il ragazzo aveva lo stesso sguardo interrogativo della sorella e
allora decise di parlare: “Io so che è possibile!” Tess aveva
espresso quella frase con una sicurezza tale da far vacillare Isabel e Max
spalancò gli occhi e chiese: “Come fai ad esserne così certa?” Tess
chiuse gli occhi per un attimo e riaprendoli disse: “Lo so perché
Nasedo aveva già avuto contatti con qualcuno proveniente da Antar! Non so
chi fosse, non l’ho mai visto, ma è arrivato da Antar e se andò pochi
giorni dopo! Nessuno seppe nulla dell’atterraggio dell’astronave, o
perlomeno, non ne è stata data notizia!” – “Ma cosa voleva
quell’alieno da Nasedo?” chiese ancora Max incuriosito “Non lo so!
Nasedo fece di tutto per evitare che io lo incontrassi. L’unica cosa che
so per certo è che proveniva da Antar!”. Isabel era esterrefatta,
stentava a credere alle parole di Tess, ma sapeva che la ragazza non
mentiva, non aveva motivo di farlo; rivolse lo sguardo a Max e disse:
“Cosa dobbiamo fare con Logan? Se è davvero un’alieno c’è la
possibilità che sia un nemico!” – “Lo so! Dobbiamo essere cauti, ma
dobbiamo scoprire chi è e cosa vuole!” Qualche ora più
tardi i ragazzi si incontrarono nell’appartamento di Michael e Max stava
spiegando gli ultimi avvenimenti. Quando ebbe finito, Kyle lo guardò
negli occhi e, con un’espressione preoccupata, disse: “Ma se tu hai
avuto questa sensazione, può anche essere che lui, invece, ti abbia
riconosciuto!” – “Se Logan è l’uomo che cerchiamo, sapeva già
chi ero… chi siamo!” Il tono della sua voce era serio e lasciava
appena trasparire la sua preoccupazione. Il silenzio era calato nella
stanza, ognuno di loro era immerso nei propri pensieri e nelle proprie
paure. “Quello che non riesco a capire è perché abbia cercato di far
perdere la memoria a Liz!” sbottò Maria, “E’ quello che continuo a
chiedermi anch’io!” disse Max guardando prima la ragazza e poi Liz, e
continuò rivolgendosi a tutti i presenti: “Avrebbe potuto colpire uno
di noi quattro e invece…” ed abbassò lo sguardo sentendosi colpevole
per quanto era accaduto a Liz. La ragazza capì lo stato d’animo di Max
e subito gli passò il braccio libero sulle spalle e lo strinse a sé,
avrebbe voluto dirgli tante cose ma l’abbraccio fu molto più eloquente
di qualsiasi parola. “Non abbiamo tempo ora di pensare cosa avrebbe
potuto fare, quello che è successo è già passato, ora dobbiamo pensare
a come incastrarlo!” disse Michael stizzoso, non sopportava l’idea che
un alieno si aggirasse per Roswell mettendo in pericolo i suoi amici. Era
toccato a Liz, ma sarebbe potuto succedere qualcosa anche a Maria e questo
pensiero lo faceva impazzire, non avrebbe permesso a nessuno di toccare la
sua Maria. “Michael ha ragione! Dobbiamo scoprire dov’è e cosa vuole
da noi!” disse Tess. Gli otto ragazzi continuarono a parlare fitto per
molto tempo, cercando di elaborare un piano per smascherare Mark Logan e,
durante una pausa, Liz si alzò per andare in cucina a prendersi qualcosa
da bere. Fu seguita da Tess e le due ragazze si ritrovarono da sole in
cucina. Tra loro c’era ancora molta tensione; non si erano mai ritrovate
da sole nella stessa stanza, dopo la rivelazione del destino degli alieni,
e la cosa le metteva a disagio entrambe, ma il problema che stavano
affrontando in questo momento, richiedeva tutta la loro attenzione e
l’unica cosa da fare era di mantenere la calma. Liz aveva la bottiglia
dell’acqua in mano e, vedendo avvicinarsi Tess, gliene offrì con un
gesto molto gentile. Tess accettò, e prendendosi un bicchiere, lasciò
che Liz le versasse l’acqua. Bevvero un sorso e Tess guardò Liz negli
occhi e le disse: “Non ti ho ancora detto che mi è dispiaciuto per
quello che ti è successo!” La voce della ragazza era molto bassa, ma il
tono esprimeva sincerità. Liz rimase stupita nell’udire quelle parole,
non avrebbe mai pensato di poterle sentire proprio da Tess. Liz sorrise
lievemente e disse: “Ti ringrazio Tess; Kyle mi ha portato i tuoi saluti
in ospedale!”. A quelle parole Tess ricambiò il sorriso della ragazza,
rimase per un attimo in silenzio e poi disse: “Penso che in questa
situazione dobbiamo essere unite, il nemico è comune e potremo rimandare
i nostri problemi più avanti! Che ne dici?” – “Sono pienamente
d’accordo con te! Potremo discutere di noi in un’altra occasione!”
– “Mi fa piacere sapere che sei d’accordo con me!” e dicendo così
allungò la mano verso Liz e continuò: “Allora siamo alleate, per il
momento?” – “Alleate!” affermò Liz ricambiando il sorriso della
ragazza e allungò a sua volta la mano per stringere quella di Tess. Le
due ragazze furono interrotte dalla voce di Max che si stava avvicinando:
“Liz, tutto ok?” ed entrando in cucina vide le due ragazze una di
fronte all’altra che, sorprese, sciolsero la stretta di mano e
velocemente ritrassero le mani. “Cos’è successo?” chiese Max
insospettito “Niente!” - Non è successo niente!” risposero le due
ragazze alternandosi l’una con l’altra “Forza, venite! Torniamo di là!”
disse Tess avviandosi verso il soggiorno seguita da Liz che fu trattenuta
da Max: “Cosa vi stavate dicendo?” chiese il ragazzo con fare
indagatore. Liz sapeva che rimandare la spiegazione era inutile, Max
voleva sapere tutto adesso e così lo guardò sorridendo e disse:
“Abbiamo deciso di collaborare, tutto qui! Abbiamo pensato che la cosa
migliore da fare è di rimanere tutti uniti, senza spaccature e passando
sopra ai nostri problemi!”. L’espressione di Max cambiò in un
istante: era felice di aver sentito quelle parole e, in un certo senso, si
sentì alleggerito. Sapeva che per Liz non era facile stare nella stessa
stanza assieme a Tess e quella decisione lo rese felice. Ora sapeva di
poter contare su di un gruppo unito e strinse Liz forte a sé e tornarono
poco dopo in soggiorno, dove gli altri ragazzi li aspettavano. Si
trattennero ancora un paio d’ore ed alla fine, sfiniti dalle
discussioni, avevano escogitato un piano per far uscire allo scoperto
Logan. Si salutarono e finalmente i ragazzi lasciarono l’appartamento di
Michael e si diressero verso le proprie abitazioni. Arrivati davanti al
Crashdown, Max si trattenne qualche minuto in auto con Liz e finalmente
potè parlarle: “Sono contento che tu e Tess abbiate deciso di
collaborare! E’ importante per tutti, essere uniti anche se so che
questo ti costa fatica!” – “Credo che anche per Tess sia la stessa
cosa! In fondo, anche lei, prova un sentimento molto forte nei tuoi
confronti e sono convinta che soffra molto. Comunque si tratta più che
altro di una tregua! Quello che mi ha meravigliato è che la proposta sia
partita da lei!” – “L’importante è che ora siamo tutti uniti per
un fine unico e questo mi rende felice!” e dicendo così si avvicinò
alla ragazza, le prese il viso tra le mani e le baciò delicamente le
labbra, dopodichè Liz scese dall’auto e si avviò verso la porta di
casa. Si soffermò un istante sulla porta e si girò per vedere ancora il
volto di Max, il quale la salutò dalla jeep e partì sparendo nel buio
della notte. Stava per entrare in casa quando qualcuno l’afferrò da
dietro tappandole la bocca con un tampone intriso di narcotico. Liz cercò
di divincolarsi fino a quando, sfinita e drogata, cadde addormentata tra
le braccia dell’assalitore. La mente di Liz
vagava in posti apparentemente sconosciuti. Tutto era confuso e sommerso
nell’ombra e non riusciva a distinguere niente. Non riusciva a capire se
stesse sognando o se quella fosse la realtà. Si sentì sollevare, ma non
aveva la forza di reagire e poi si sentì appoggiare su di una superficie
fredda. Non riuscì a capire quanto tempo fosse rimasta lì sdraiata, ma
finalmente riprese del tutto i sensi e si ritrovò in una stanza alquanto
buia; era sdraiata a terra ed aveva la mano, libera dall’ingessatura,
legata ad una catena fissata al muro e i piedi legati ben stretti con una
corda resistente. A fatica riuscì a mettersi a sedere ed iniziò a
squadrare la stanza in cui si trovava: tutto era avvolto dalla penombra e
Liz riuscì a scorgere una sedia ed un tavolo di legno molto vecchio. Le
pareti erano bianche e la poca luce, che proveniva da una lampadina posta
in un angolo della stanza, si rifletteva sui muri vicini. Era stordita, la
testa le doleva in un modo infernale, aveva molta sete e tanta paura. Cercò
di liberare la mano legata alla catena, ma fu tutto inutile e dalla
disperazione cominciò a piangere e ad urlare. Gridò più forte che
poteva fino a quando la gola non le fece male e poi, sfinita, appoggiò la
testa al muro piangendo. Passarono solo pochi minuti quando sentì una
chiave infilarsi nella toppa e la porta si aprì. La luce, che proveniva
dall’apertura della porta, le ferì gli occhi e, quando fu di nuovo in
grado di mettere a fuoco la vista, vide una figura apparire davanti alla
luce. Era una persona alta e magra, ma la luce proveniente da dietro ne
oscurava il volto e Liz non fu in grado di capire chi fosse. “Bene, Liz
Parker! Vedo che ti sei svegliata!”. Era una voce maschile ed aveva
parlato con un tono beffardo. La ragazza alzò la testa e vide la figura
avvicinarsi. “Non ti preoccupare! Quando Zan si accorgerà che sei
sparita ti verrà a cercare ed io sarò pronto ad eliminarlo!” e finì
la frase ridendo, una risata sadica e cattiva che gelò il sangue di Liz.
“Non l’avrai mai vinta!” disse la ragazza con rabbia “Staremo a
vedere!” disse l’uomo con tono di sfida ed uscì dalla stanza
richiudendo la porta a chiave. Rimasta di nuovo sola, Liz riappoggiò la
testa al muro e ripensò alla frase che aveva detto l’uomo. Non ci aveva
fatto caso subito, ma l’uomo aveva nominato Zan, quindi lui era
l’alieno che stavano cercando. Non poteva essere diversamente. Ma da lì
non poteva fare nulla se non aspettare e sperare che Max e gli altri
ragazzi andassero in suo aiuto. La
giornata, a Roswell, era cominciata come tutte le altre: Max, Michael e
Maria erano già al lavoro mentre Isabel, Tess, Alex e Kyle stavano
mettendo in atto il piano deciso la sera prima e si trovavano
nell’ufficio dello Sceriffo per metterlo al corrente di quello che era
successo a Max. Le ore passavano e, non vedendo ancora la figlia, la
signora Parker si recò in camera di Liz, credendola ancora a letto. Entrò
nella stanza, vide il letto in ordine e cominciò a chiamare la figlia
pensando che fosse sul terrazzo. Non ricevendo risposta, si affacciò alla
finestra e quando fu certa che Liz non c’era, si avviò verso il bagno,
ma anche lì non vi era nessuna traccia della figlia. Tornò, allora, in
camera mentre l’ansia cresceva nel cuore di Nancy Parker. Controllò la
camera di Liz e notò che tutto era come l’aveva lasciata il giorno
prima e, a quel punto, l’ansia si trasformò in terrore: Liz non era
tornata. “Jeffrey! Jeffrey!” gridò la donna dalle scale attirando
l’attenzione del marito, di Michael e di Maria. Il Signor Parker,
sentendo la voce preoccupata della moglie, si precipitò
nell’appartamento, e quando ebbe ascoltato la donna, tornò a fare le
scale di corsa e si recò in cucina dove, in quel momento, c’erano
Michael e Maria: “Ragazzi, avete visto Liz questa mattina?” – “No,
Sig. Parker! Perché? Cos’è successo?” chiese Maria che iniziava a
preoccuparsi per l’amica. Ignorando le domande della ragazza, Jeffrey
Parker continuò: “Ma ieri sera era con voi, non è vero?” – “Si,
eravamo tutti quanti insieme!” rispose Michael “E chi l’ha
accompagnata?” continuò il padre di Liz: “Max! Ma cosa è
successo?” chiese ancora Maria, “Questa volta quel ragazzo non la
passerà liscia! Liz non è tornata a casa stanotte e se è andata come
immagino, questa volta nessuno dei due la passerà liscia!”. Maria
rimase sconvolta da quella rivelazione, ma Michael prese in mano la
situazione: “Sig. Parker, Max è all’Ufo Center! L’ho incontrato io
questa mattina! Lo chiami, così sentiremo come sono andate le cose!”
– “Farò di meglio, andrò direttamente all’Ufo Center!” –
“Vengo con lei!” disse Maria togliendosi il cerchietto dalla testa ed
il grembiule che aveva attorno alla vita, e i due uscirono dal Crashdown.
In pochi minuti furono all’Ufo Center e videro Max fare da guida
attraverso i corridoi del centro con una ventina di persone dietro di sé.
Maria richiamò l’attenzione del ragazzo che, scusandosi con i
visitatori, interruppe la visita guidata e, raggiunta l’amica, vide il
Signor Parker con un’aria molto seria e preoccupata: “Cos’è
successo?” chiese subito Max ansioso di avere una risposta immediata:
“Liz non è tornata a casa stanotte!” disse Maria, “Coosaa?”
chiese Max e il Sig. Parker, vedendo l’espressione stupita di Max, calmò
la rabbia che stava provando il quel momento e chiese: “Dimmi Max, dove
siete stati ieri sera?” – “Siamo stati tutti da Michael e poi ho
riaccompagnato Liz a casa! L’ho lasciata davanti alla porta, mi deve
credere!” disse Max sapendo già cosa stava pensando il padre di Liz; il
ricordo di quello che era successo qualche tempo prima era ancora vivo
nella mente di Max e, da quel lato, voleva tranquillizzarlo. Jeffrey
Parker notò il tono sincero del ragazzo e chiese: “A che ora siete
tornati?” – “All’incirca le 23.30! Glielo assicuro Sig. Parker,
non siamo stati da nessun’altra parte!” poi si rese conto che, in quel
momento, non era importante essere creduto dall’uomo, bisognava trovare
Liz e così disse: “Andiamo subito dallo Sceriffo!”. Stava per
avvisare Brody che avrebbe lasciato l’Ufo Center, quando il Sig. Parker
lo afferrò per un braccio e disse: “Non importa che vieni anche tu!
Rimani qui, devi lavorare! Andremo noi da Jim Valenti! Ti faremo sapere al
più presto!”. Jeffrey Parker stava allontanandosi quando,
improvvisamente, tornò indietro e, a bassa voce, disse: “Max ti credo!
Ora però cerchiamo di mantenere la calma. Ci sentiamo più tardi!” –
“D’accordo!” disse Max e, rassegnandosi, tornò dai visitatori che
aveva lasciato poco prima. Quando ebbe finito, Max fu chiamato da Brody, e
una volta entrato nella sala conferenze, lo trovò insieme all’altro
uomo che aveva visto nelle foto mostrategli da Valenti. “Questo è Max
Evans, il mio collaboratore. Max, questo è Robert Wilson, la persona che
farà la conferenza insieme a Mark Logan la prossima settimana!” disse
Brody. L’uomo sorrise in modo gentile nel vedere Max ed il ragazzo
contraccambiò allungando la mano per stringere quella di Wilson. Nel
momento in cui toccò la mano dell’uomo, Max avvertì una scossa e fu
costretto a chiudere gli occhi. In quel preciso istante ebbe una visione
molto chiara: vide Wilson prendere le sembianze di Logan ed imporre le
mani su Liz stesa a terra la sera dell’incidente; poi vide Liz aggredita
alle spalle e trasportata in auto. Tutto si svolse nel giro di pochi
secondi e quando Max riaprì gli occhi vide Wilson sempre sorridente, ma
in modo diverso da prima. Sul volto c’era un ghigno più che un sorriso
e gli fu tutto molto chiaro. La rabbia iniziò a crescergli in corpo e
avrebbe voluto sferragli un pugno in pieno viso, ma la voce di Brody lo
risvegliò e così dovette farsi forza e mantenere uno stato di calma
apparente. Wilson, dal canto suo, aveva finalmente avuto la conferma che
aspettava: aveva trovato il Re di Antar e per nulla al mondo se lo sarebbe
fatto sfuggire; il suo piano andava a gonfie vele e Liz era l’esca
perfetta. Max cercò di sbrigarsi, non voleva stare oltre insieme a
quell’uomo e, inoltre, doveva avvertire gli altri ragazzi, così, con
una scusa qualunque, si congedò ed uscì dalla sala. Senza avvertire
Brody, né uno degli altri ragazzi che lavoravano con lui, uscì
dall’Ufo Center diretto all’ufficio di Valenti. Sapeva che Isabel,
Tess, Alex e Kyle erano ancora là, ma sapeva anche che, con tutta
probabilità, anche il Sig. Parker si trovava dallo Sceriffo, ma quello
sarebbe stato un’ostacolo superabile. Entrò di tutta fretta alla
centrale e si precipitò davanti alla porta dell’ufficio di Valenti.
Come immaginava, Jeffrey Parker era ancora lì, mentre Maria si trovava
insieme agli altri ragazzi. Dalla vetrata della porta lanciò uno sguardo
significativo a Valenti e si nascose dietro l’angolo aspettando che il
padre di Liz uscisse. Lo sceriffo, vedendo Max e notando il suo sguardo,
capì che era successo qualcosa e si congedò in tutta fretta da Jeffrey
Parker, il quale, sconsolato, uscì dall’ufficio. Non appena il padre di
Liz fu uscito dalla centrale, Max si precipitò nell’ufficio di Valenti
e fece chiamare subito gli altri ragazzi. Una volta riuniti, Max spiegò
quello che era successo pochi minuti prima, lasciando allibiti tutti i
presenti. Avevano sprecato tempo, credendo di aver individuato l’alieno
in Mark Logan, mentre invece… avevano sbagliato tutto, ed ora dovevano
fare in fretta prima che per Liz fosse troppo tardi. “Bisogna che
Michael venga qui subito, ci sarà bisogno anche di lui!” disse Max e
subito Maria afferrò il telefono e compose il numero del Crashdown.
Mentre Maria parlava con Michael, Max si rivolse alla sorella e disse:
“Isabel, devi cercare di instaurare un contatto con Liz e cercare di
localizzarla!” – “Si, certo! Mi serve solo un posto tranquillo!”
disse la ragazza guardando lo Sceriffo che disse: “Vieni, ti accompagno
nell’altro ufficio!” e i due si avviarono verso la stanza accanto.
Pochi minuti dopo arrivò anche Michael e mentre Max gli aggiornava la
situazione, Isabel instaurava il contatto con Liz: “Liz, sono Isabel!
Come stai? – “Mi sento stordita e la testa mi fa molto male! Isabel
quell’alieno vuole uccidere Max, dovete stare attenti!” – “Non ti
preoccupare! Non accadrà nulla di spiacevole! Dimmi dove ti trovi!” –
“Non so dove sono, è una stanza abbastanza buia, ma non so come fare
per portarvi qui, ho solo dei ricordi molto vaghi!” – “Ascolta Liz,
pensa intensamente a quei ricordi, al resto ci penso io!” – “Ok!”.
Senza perdere altro tempo, Liz si concentrò e cercò di ricordare più
particolari possibili del viaggio fino a quella stanza, ma fu molto
difficile. Durante il tragitto era in uno stato di semicoscienza e le
immagini erano sfuocate e alquanto buie. Isabel impegnò tutta sé stessa
per captare il maggior numero di dettagli ed imprimerli nella mente e
quando i ricordi di Liz svanirono, Isabel era esausta, ma doveva
resistere, doveva tranquillizzare l’amica che aveva sentito molto
impaurita: “Ho visto qualcosa Liz! Non ti preoccupare, cercheremo di
arrivare il più presto possibile. Mi raccomando, cerca di stare
tranquilla!” – “Isabel, dovete stare attenti! Quell’uomo vuole
uccidere Max e, con tutta probabilità, vuole uccidere anche voi!” –
“Non ti preoccupare, non corriamo nessun pericolo!” Il contatto si
interruppe bruscamente, Isabel non ce la faceva più e fu costretta ad
interromperlo, però pensava di sapere dove si trovasse Liz. Quando si
riprese dal trance, aveva la fronte bagnata di sudore ed il viso stanco
dallo sforzo del contatto, ma doveva avvisare Max e cercò di alzarsi
dalla sedia. Non appena si alzò in piedi, vacillò visibilmente e
Valenti, che era rimasto insieme a lei, le corse incontro per sostenerla e
lentamente la rimise a sedere. “Devo avvertire Max, forse ho trovato Liz!”
– “Rimani qui, vado io a chiamarlo!” e in un secondo lo Sceriffo uscì
per tornare poco dopo insieme a Max ed agli altri ragazzi. La fecero
riposare un po’ e le diedero un bicchiere d’acqua poi, con molta
fatica, Isabel riuscì a raccontare il contatto che aveva avuto con Liz.
“Sono quasi sicura che hanno percorso la statale verso est!” concluse
Isabel. “Ok, ora cerca di riprenderti!” disse Max. “Se non sbaglio
lungo quella strada c’è una vecchia fattoria disabitata da molti anni
ormai; potrebbe essere lì!” disse Michael che subito riprese: “Max
vai a prendere la jeep, appena Isabel si sarà ripresa partiremo
immediatamente!” – “Ok! Arrivo subito!” ed uscì dalla stanza.
“Vado a prendere la macchina di mia madre, così potremo venire con
voi!” disse Maria che stava per uscire dall’ufficio, ma fu fermata per
un braccio da Michael: “No, Maria! Non voglio che tu corra dei rischi. E
poi tu, Alex e Kyle potreste esserci utili qui!” – “E in che modo,
scusa? Nel caso aveste bisogno, non sappiamo neanche dove cercarvi e poi
arriveremmo troppo tardi! No, caro Michael, stavolta si fa come dico
io!” e liberandosi dalla presa del ragazzo, uscì dall’ufficio.
“Decisa la ragazza, eh?” disse Alex rivolto a Michael, che innervosito
rispose: “L’hai proprio detto!” e poi, calmandosi, continuò: “Però,
in fondo, forse è meglio che veniate con noi!”. Kyle si avvicinò a
Michael, gli diede una pacca sulla spalla e disse: “L’unione fa la
forza, amico!” – “Già! Hai ragione!”. Tess aveva seguito i
discorsi dei ragazzi, rimanendo vicina ad Isabel, e poco dopo le chiese:
“Come ti senti Isabel? Tutto bene?”. La sua voce era premurosa e le
sorrideva gentilmente: “Si! Grazie, Tess! Ora va meglio! Non appena
arriveranno Max e Maria potremo partire!” – “Bene! Ti porto un altro
bicchiere d’acqua!” ed uscì dalla stanza. Pochi minuti dopo Max e
Maria erano di ritorno; presero accordi con lo Sceriffo Valenti, che li
avrebbe seguiti telefonicamente, e poi i ragazzi salirono nelle auto e
partirono alla volta della statale est. Viaggiavano
ormai da più di mezz’ora, ma Isabel non aveva ancora incontrato nessuno
dei dettagli che aveva trovato nella memoria di Liz, eppure era sicura che
quella fosse la strada giusta e disse a Max di continuare. Proseguirono
ancora per diversi chilometri quando, ad un tratto, Isabel puntò il dito
verso un distributore di benzina: “Ecco, quello l’ho visto! Me lo
ricordo benissimo! Sono passati di qui!” – “Bene, allora
proseguiamo!” disse Max e spinse più forte sul pedale
dell’acceleratore, seguito da Maria. Percorsero ancora molti chilometri
quando, di nuovo, Isabel puntò il dito verso un albero molto grande:
“Max ci siamo! Quello è l’albero che ha visto Liz! Poco più avanti,
sulla destra, dovrebbe esserci una strada sterrata!” – “Eccola! E’
proprio là!” disse Tess dal sedile posteriore ed Isabel, dopo averla
avvistata a sua volta, disse: “Ok Max, gira a destra!”. Imboccarono la
strada e la jeep cominciò a sobbalzare: la strada era piena di buche e
dovettero rallentare. “Ma tu guarda che razza di strada! Si distruggerà
la macchina e mia madre mi ucciderà!” imprecò Maria intenta alla
guida. Seguendo la jeep di Max, non vedeva altro che polvere e dovette
rallentare parecchio in modo da frapporre un po’ di distanza fra le due
auto e poter vedere la strada. “Ecco la fattoria!” disse Isabel che
continuò: “Forza Max! Siamo quasi arrivati, ne sono sicura!” –
“Non vedevo l’ora! Questa strada mi sta distruggendo!” disse Michael
che nel frattempo chiamò Maria per avvertirla che erano quasi arrivati.
Non appena terminò la telefonata, Maria disse a Kyle di telefonare a suo
padre e di dirgli che avevano trovato la vecchia fattoria e di spiegargli
la strada, nel caso fosse servito. Arrivarono
davanti alla fattoria, una casa abbastanza grande, di color bianco e tutto
sommato ancora abitabile. Parcheggiarono le auto nel cortile della
fattoria e scesero tutti quanti, Max guardò gli amici terrestri che si
apprestavano ad entrare insieme a loro e disse: “Ragazzi, è meglio che
voi ci aspettiate fuori. Alex, sali sulla jeep al posto di guida e tu,
Maria, fai altrettanto e state pronti a partire in fretta!” I tre
ragazzi non opposero resistenza a quella decisione ed Alex si posizionò
sulla jeep e Maria tornò in auto assieme a Kyle. I quattro alieni si
guardarono per un attimo negli occhi, come se volessero farsi coraggio, e
poi si avviarono all’entrata della casa. Max aprì la porta ed entrò
seguito da Isabel, Tess e Michael. Si guardono un po’ attorno e decisero
di iniziare a guardare nelle varie stanze. La casa era abbastanza grande,
sembrava deserta e non si udivano rumori di nessun tipo, ed era meglio
rimanere in silenzio. Guardarono tutte le stanze del piano terra, senza
trovare nessuna traccia di Liz, ma la cucina era stata abitata da qualcuno
di recente: c’erano alcuni piatti sporchi nel lavandino e la macchina
per il caffè era piena, questo voleva dire che qualcuno era stato lì e
probabilmente, quel qualcuno, era proprio Robert Wilson. Si avviarono
lungo le scale che portavano al piano superiore ed iniziarono ad aprire
tutte le porte che trovarono, fino a quando ne incontrarono una chiusa a
chiave. Provarono nuovamente ad aprirla quando, dall’altra parte, si
sentì un lamento: “Liz!” disse Max e subito appoggiò la mano sulla
serratura per aprirla. “Max non entrare!” disse Liz, ma fu troppo
tardi, Max aveva già aperto la porta ed entrò insieme agli altri alieni.
La stanza era semibuia, illuminata solo da quella piccola lampadina appesa
in un angolo della stanza, ma la luce era sufficiente per permettere ai
ragazzi di scorgere Liz. “Max, non avvicinarti!” disse Liz con voce
terrorizzata”. Appena la vide legata, Max non ascoltò le parole della
ragazza e corse subito verso di lei, mentre Liz continuava a dirgli di non
avvicinarsi. Non appena le fu accanto, Max si inginocchiò e le accarezzò
dolcemente il viso: “Non preoccuparti Liz, ora siamo qui e ti porteremo
fuori immediatamente!” – “Non esserne così sicuro!”. Una voce
provenì da un angolo rimasto in ombra della stanza, una voce maschile,
molto cupa e con un tono molto deciso, e dalla direzione da cui era
partita la voce, si sprigionò una luce fortissima che si scagliò contro
Isabel, Tess e Michael che erano rimasti in disparte vicino all’entrata
della stanza. “Ma cosa… ragazzi state bene?” chiese Max angosciato,
ma non ricevette nessuna risposta. “E’ inutile chiamarli! Non potranno
più risponderti!” continuò la voce e lentamente l’uomo uscì dal
buio in cui si era nascosto fino a quel momento. Robert Wilson era a pochi
passi dai ragazzi e Max si alzò in piedi. “Molto bene Zan, Re di Antar!
Finalmente siamo faccia a faccia! Ora non potrai più sfuggire al tuo
destino!” disse Wilson con un’aria soddisfatta. Ormai Zan era nelle
sue mani, e niente e nessuno avrebbe potuto impedirgli di portare a
termine il suo compito. Max sostenne lo sguardo dell’uomo e, con voce
altrettanto decisa, disse: “Sono sfuggito al mio destino già una volta
ed ora non sarà diverso!” – “Staremo a vedere!” dichiarò Wilson
ed alzò una mano. Nel suo palmo si formò una sfera di fuoco che lanciò
all’indirizzo dei due ragazzi. Prontamente, Max, alzò il braccio destro
e, dalla sua mano, si formò uno scudo protettivo che annientò il colpo
dell’alieno. “Bella mossa!” commentò Wilson che, in tono di sfida,
continuò: “Vediamo per quanto tempo sarai in grado di resistere ai miei
attacchi!” e subito lanciò un'altra sfera di fuoco sullo scudo di Max.
Il colpo fu nuovamente annientato, ma Max si rese conto che non era in
grado di reggere ancora per molto. Quelle sfere erano troppo potenti e
suoi poteri, invece, erano ancora troppo deboli per resistere a lungo agli
attacchi di Wilson. “Ti stai indebolendo, Zan!” disse l’uomo con il
sorriso sulle labbra e subito sferrò un altro attacco, annientato dallo
scudo. “Max, ti prego, resisti!” lo incitò Liz e cominciò ad urlare
i nomi dei tre alieni ancora stesi a terra vicino alla porta della stanza.
“Risparmia il fiato, piccola terrestre! I vostri amici sono morti!”
disse Wilson sempre più convinto di avere la vittoria in mano. Liz non si
fece scoraggiare dalle parole dell’uomo e continuò a chiamare i tre
alieni, mentre Wilson continuava a lanciare sfere di fuoco all’indirizzo
di Max. Una
voce urlava disperata e si insinuava nel suo cervello. C’erano strani
rumori, non riusciva a capire cosa fosse, ma erano insistenti e abbastanza
frequenti. Si sentivano le voci di due uomini e poi, di nuovo, quella voce
disperata che gridava il suo nome, quello di Isabel e quello di Tess.
Rimase smarrito per qualche secondo e poi, Michael, ricordò quello che
era successo. Aprì gli occhi e, a fatica, riuscì a mettersi a sedere e
vide del sangue colare dalle sue braccia; si guardò attorno e vide Isabel
e Tess stese a terra di fianco a lui, ma il suo pensiero tornò a Max.
Mise a fuoco la vista e vide Wilson lanciare sfere di fuoco
all’indirizzo di Max il quale, per proteggersi, aveva creato uno scudo
attorno a lui e a Liz, ma l’amico era sfinito e capì che non avrebbe
retto ancora per molto. Tentò invano di rimettersi in piedi e il suo
sguardò tornò a Max. L’amico non ce la faceva più, il viso era
contratto dallo sforzo e lui non riusciva a rimettersi in piedi. “Lo
senti, Zan, ti sto uccidendo!” disse Wilson e seguì una risata
malvagia. La rabbia crebbe nel cuore di Michael e, quasi senza
accorgersene, guidato solo dalla rabbia e dall’odio, alzò un braccio
all’indirizzo di Wilson; partì un colpo micidiale che lo centrò in
pieno e l’uomo si disintegrò. Lo sguardo di Max era incredulo e,
accasciandosi a terra sfinito, guardò nella direzione di Michael. “Una
bella mira, non credi Max?” disse Michael con voce roca, “Sei stato
grande, amico!” rispose Max che, con uno sforzo immane, si rimise in
piedi. “Come stanno Isabel e Tess?” chiese Liz angosciata, “Non lo
so, non riesco a muovermi!” rispose dispiaciuto Michael e subito Max si
avvicinò alla sorella: “Isabel, mi senti?” Il ragazzo prese tra le
braccia la sorella, ed accarezzandole il viso con una mano, con l’altra
cercava di percepire il battito del cuore e continuava a parlarle per
farla rinvenire. Il battito si percepiva appena, ma Isabel respirava ed
era viva. Max, allora, si spostò vicino a Tess, e prendendole un polso,
cercò captare qualche segno vitale. Il suo battito era rallentato ed il
suo respiro molto debole, ma anche lei era viva. “Max, come stanno?
Dimmi che sono vive, ti prego!” La voce di Liz era angosciata e ansiosa
di sapere come stavano le due ragazze. Max, allora, si alzò e le andò
incontro, si inginocchiò vicino alla ragazza e le disse: “Non ti
preoccupare, sono solo svenute! Ora ti libero!” e con un tocco della sua
mano, la catena liberò dalla sua stretta il braccio di Liz, che buttò al
collo del ragazzo baciandogli le labbra. Quando si separarono, Liz si alzò
in piedi e corse verso i tre alieni seguita da Max. “Michael, tutto
bene?” chiese Liz avvicinandosi a lui, “Credo di sì, ma non riesco
ancora a muovere le gambe!” si lamentò il ragazzo. Max guardò
l’amico e gli disse: “Chiama Maria, dille di venire qui con Alex e
Kyle; intanto io e Liz cercheremo di far rinvenire Isabel e Tess.” –
“D’accordo!” disse Michael, ed estrasse dalla tasca il telefono
cellulare rimasto intatto e chiamò Maria. Mentre il ragazzo parlava al
telefono, Max si avvicinò alla sorella e Liz si recò da Tess. Qualche
minuto dopo le due ragazze avevano ripreso conoscenza, mentre Maria, Alex
e Kyle erano riusciti a trovare la stanza dove si trovavano i ragazzi.
Maria, vedendo le braccia insanguinate di Michael, gli corse incontro e,
abbracciandolo, chiese come stava. Alex corse da Isabel e la prese tra le
braccia, mentre Kyle parlò con Max: “Tutto bene ragazzi?” – “Si,
Kyle! Ora è tutto a posto!” – “Ma cos’è successo?” chiese
ancora “Te lo spiegherò più tardi!” rispose Max che poi riprese:
“Per favore, aiuta Tess a rimettersi in piedi!”. Kyle annuì con un
cenno del capo e si recò da Tess per aiutarla, mentre Max si avvicinò a
Michael: “Fammi vedere le braccia!”. Maria si scostò per fare spazio
a Max ed il ragazzo, vedendo che il sangue fuorisciva ancora, impose le
mani prima su di un braccio e poi sull’altro, rimarginando le ferite di
Michael: “Grazie, fratello!” disse il ragazzo guardando Max
negl’occhi: “Grazie a te! Se non fosse stato per te, ora non saremmo
qui!”. I due ragazzi si guardarono un attimo negli occhi e poi si
abbracciarono, un abbraccio fraterno come non avveniva ormai da molto
tempo. “Forza, andiamocene di qui!” disse Max e prese una mano di
Michael aiutandolo ad alzarsi. Gli otto ragazzi uscirono da quella casa,
si sedettero in auto e ripresero la statale verso casa. Nel
frattempo, a Roswell, lo sceriffo Valenti aveva dovuto tenere a bada
Jeffrey e Nancy Parker, i quali, sempre più preoccupati per la figlia, si
erano recati alla centrale. “Jeff non preoccuparti, i miei migliori
agenti sono già sulle tracce di Liz!” – “Ma dove si trova? Che cosa
le è successo?” chiese angosciata e piangente la signora Parker.
“Crediamo che sia stata rapita! Abbiamo trovato alcuni indizi e siamo già
sulle sue traccie! Ora, vi prego, tornate a casa!” – “Ma non
possiamo stare a casa con le mani in mano! Non ce la facciamo più!”
disse il sig. Parker. “Lo so, Jeff, non è facile! Ma qui sareste solo
di intralcio! Per favore, datemi retta e tornate a casa! Vi avviserò
personalmente non appena avrò altre notizie!”. I signori Parker non
erano del parere di tornare a casa, e proprio nel mezzo della discussione,
Valenti ricevette la telefonata di Max: “Sceriffo è tutto a posto!
Stiamo andando nel solito posto! Si faccia trovare lì tra 20 minuti!”
– “D’accordo agente Reeves, arrivò subito!” e chiuse la
telefonata. Si rivolse, poi, ai signori Parker e, mentendo sulla vera
identità dell’interlocutore della chiamata, disse: “Era l’agente
Reeves! Mi ha detto che hanno trovato Liz! Ora andate a casa ed
aspettatemi lì! Vi riporterò vostra figlia sana e salva!” e così
dicendo, prese il cappello dall’attaccapanni, se lo sistemò in testa ed
uscì senza lasciare a Jeffrey Parker il tempo di replicare. A quel punto,
i due genitori, furono costretti a lasciare la centrale e a recarsi a
casa. Valenti
sapeva benissimo dove erano diretti i ragazzi, e non appena fu in auto, si
diresse al Vecchio Lago. Aveva appena fermato l’auto, che vide arrivare
i giovani. “Ragazzi è tutto posto?” – “Sì, sceriffo! Wilson non
darà più fastidio a nessuno!” rispose Michael. “E voi? State tutti
bene?” chiese ancora “Sì, stiamo tutti bene!” rispose Max e si
soffermarono a raccontare cos’era avvenuto. Non appena i ragazzi ebbero
finito il loro racconto, Valenti spiegò la situazione che si era creata
con i signori Parker e si accordò con Liz per una versione da fornire ai
genitori. Quando tutto fu chiarito, i ragazzi salutarono Liz, la quale salì
in auto con Valenti per essere riportata a casa e seguire, così, il piano
stabilito. Rimasti soli, i ragazzi si soffermarono per discutere ancora
sull’accaduto: “Finalmente è tutto finito!” dichiarò Maria
abbracciando Michael. “No! Non è ancora finita!” disse Max attirando
su di sé gli sguardi interrogativi degli amici. “Ma come? Wilson è
morto! Cosa c’è ancora?” chiese Maria dando voce al pensiero di tutti
i presenti. “Rimane ancora un altro alieno!” continuò Max “E chi
sarebbe?” chiese Alex, “Mark Logan!” rispose Isabel che aveva
intuito il pensiero del fratello. “Ma come, Max? Non avevi detto che era
Robert Wilson l’alieno?” chiese Kyle confuso “Sì l’ho detto! Ma
la sensazione che ho avuto quando ho stretto la mano di Logan, era molto
simile a quella che ho avuto con Wilson, con la differenza che con Wilson
ho avuto delle visioni, mentre con Logan no! Ma sono più che convinto che
anche lui sia un alieno!”. Con quell’ultima frase ancora in mente, i
ragazzi risalirono in auto e si diressero a Roswell. Il
giorno dopo, Max, fece pervenire all’Ufo Center una lettera a nome di
Robert Wilson, nella quale l’uomo comunicava la sua rinuncia alla
partecipazione alla conferenza per “indisposizione” lasciando, così,
Logan l’unico a presenziare all’incontro; poi, come deciso insieme
agli altri ragazzi, convinse Brody a mandarlo da Logan per informarlo
dell’indisposizione di Wilson comunicandogli, così, che lui era rimasto
solo alla conferenza. Max si recò all’hotel dove alloggiava Logan
accompagnato da Isabel, Michael e Tess. Arrivato nella hall
dell’albergo, Max si incamminò da solo verso la stanza dell’uomo. Era
teso, ma convinto ad andare fino in fondo; era sicuro che anche Logan
fosse un’alieno, ne era certo, ma quello che lo preoccupava era il non
sapere se fosse un nemico oppure no. Era anche convinto che se lui sapeva
che Logan era un alieno, Logan, a sua volta, sapeva chi era Max, ma poteva
giocare sul fatto che Logan, invece, non poteva essere sicuro che Max
sapesse chi era lui in realtà. Michael aveva tanto insistito per andare
con lui, non voleva lasciarlo solo, ma se si fossero presentati insieme
davanti alla porta di Logan, l’uomo si sarebbe chiesto il perché e
probabilmente si sarebbe insospettito e questo, Max, non voleva che
succedesse. Prese l’ascensore e, arrivato al terzo piano, si incamminò
lungo il corridoio. Arrivò davanti alla porta della camera n. 73, fece un
respiro profondo e bussò. Dopo pochi secondi, Logan aprì la porta e,
quando vide Max, lo fece entrare. Max era titubante, ma accettò comunque
l’invito dell’uomo e, quando fu entrato, Logan allungò la mano per
stringere la sua dicendo: “Max, come mai da queste parti? C’è
qualcosa che non va nella preparazione della conferenza?” Max non potè
tirarsi indietro e a sua volta, anche se con riluttanza, allungò la mano
verso quella dell’uomo. Non appena le mani furono in contatto, Max
percepì nuovamente quella stessa scossa che aveva provato con Wilson,
chiuse gli occhi, ed ecco apparire, nella sua mente, immagini della sua
vita precedente. Si vide indossare un abito color celeste molto leggero,
quasi di seta, ed un uomo, davanti a lui, lo stava mettendo al corrente
delle mosse di Kivar; poi le immagini cambiarono e vide sé stesso
combattere con a fianco Michael e lo stesso uomo di prima. Riaprì gli
occhi e si rese conto che l’uomo delle immagini era lo stesso a cui
stava stringendo la mano. Logan gli sorrise e, continuando a stringergli
calorosamente la mano, disse: “Sono contento di avervi ritrovato, Zan!
Temevo che non ne sarei più stato capace!”. Max era sconcertato ed uno
strano senso di sicurezza gli pervase il corpo; sentiva che poteva fidarsi
di quell’uomo, ma ancora non capiva chi fosse. “Mi scusi, ma io
non…” Logan non gli lasciò terminare la frase: “Lo so, Zan; non
avete ancora recuperato la vostra memoria, ma vi posso assicurare che
potete fidarvi di me!” Max aveva ancora uno sguardo stupito, ma credeva
alle parole dell’uomo, che continuò a parlare: “Chiami la regina, la
principessa ed il vostro generale, e vi spiegherò chi sono!”. A quelle
parole, Max estrasse il suo cellulare dalla tasca, chiamò Michael e gli
disse di raggiungerlo nella camera di Logan assieme ad Isabel e a Tess.
Attesero qualche minuto, ed una volta riuniti, Logan cominciò il suo
racconto: “Io sono Zemir, ed ero il vostro consigliere superiore!” poi
l’uomo continuò raccontando di come Zan si fidasse di lui e di come
aveva contibuito alla loro creazione e al loro invio sulla Terra. Quando
l’uomo ebbe finito, Isabel, stupita quanto gli altri ragazzi, chiese:
“Ma come mai è venuto a cercarci? E’ successo qualcosa di grave su
Antar?” – “Sono venuto ad avvisarvi! Yanor, un mutaforma, vi sta
cercando per uccidervi. E’ stato mandato da Kivar e…” ma l’uomo
non ebbe il tempo di finire: “Lo abbiamo già sistemato!” disse
Michael con tono brusco. Zemir rimase esterrefatto, si aspettava di
trovare dei semplici adolescenti, ma quell’affermazione gli fece
cambiare opinione; nello sguardo di Michael aveva ritrovato Rath, il
grande generale di Antar, e guardando ad uno ad uno i ragazzi, riconobbe
il vero Zan, sua moglie Ava e la principessa Vilandra. “Ma come avete
fatto?” chiese l’uomo ancora stupito e Max gli spiegò come si erano
svolti i fatti. Quando Max ebbe concluso il suo racconto, Zemir si lasciò
cadere sulla poltrona di camera sua e chiuse gli occhi; si sentiva così
inutile ora, aveva viaggiato per giorni, nello spazio e sulla terra, alla
ricerca dei quattro reali solo per avvertirli del pericolo, e loro erano
riusciti a ritracciare il nemico senza bisogno del suo aiuto. Passarono
solo pochi attimi, Zemir riaprì gli occhi, si inginocchiò e guardò quei
quattro ragazzi davanti a lui: “Io… mi dovete scusare; avrei dovuto
essere molto più solerte nello svolgere il mio compito e invece… Vi
chiedo perdono!” il tono della sua voce era remissivo e sincero e Max si
sentì in dovere di dire qualcosa: “Ma lei non ha nessuna colpa! Noi non
sapevamo neanche della sua presenza e quando ho capito che anche lei era
alieno, ho pensato che fosse un nemico, proprio come Wilson!” –
“E’ proprio così!” disse Isabel, che continuò: “Lei non si deve
scusare con noi! Anzi… veramente siamo a noi a doverci scusare con lei.
In un primo momento avevamo pensato che fosse lei a volerci morti!” e
dicendo così la ragazza si alzò e tese la mano verso Zemir. L’uomo
guardò Isabel con stupore: “Vi ringrazio di cuore principessa Vilandra!
Noto con piacere che siete rimasta di animo buono e gentile come quando
eravate su Antar!” poi afferrò la mano di Isabel e si rimise in piedi.
Quando la calma fu ristabilita, Zemir disse: “Ora sono in grado di
spiegarvi come si sono svolte le cose!” – “Ci dica, siamo molto
curiosi di sapere!” disse Tess. “Avevo intuito che Robert Wilson fosse
Yanor, ma non ero ancora riuscito ad avvisarvi! Ma sarà meglio cominciare
da capo!” e detto questo, Zemir si accomodò sulla poltrona e cominciò:
“Yanor si era già recato sulla Terra, e spacciandosi per un’emissario
del popolo di Antar ed ingannando, così, il vostro protettore Nasedo, era
venuto a conoscenza che il destino dei reali stava cambiando! E’ stato
per questo che ha preso di mira la vostra amica terrestre, sapeva che
colpendo lei avrebbe colpito il Re di Antar!” – “Quindi, anche
Nasedo è stato ingannato?” chiese Tess “Proprio così, mia Regina!”
– “Per fortuna che Max ha avuto quelle visioni quando ha incontrato
Wilson, altrimenti penso che ora non saremmo qui a parlare con lei!”
disse Michael rivolto all’uomo “Già! E a quanto pare avete imparato
molto bene ad usare i vostri poteri: Yanor era un mutaforme molto
potente!” – “Beh! Non è stato difficile eliminarlo!” disse
Michael vantandosi “Per voi, Rath, nulla è mai stato difficile!”
affermò l’uomo. Max ascoltava con interesse le parole di Zemir, ma
qualcosa lo turbava e Tess se ne era accorta: “Cos’hai Max? C’è
qualcosa che non va?” chiese rivolta al ragazzo, e lui, guardando Zemir,
chiese: “Ora dovremo tornare su Antar?” Il tono della sua voce
esprimeva un forte dissenso, e Zemir lo capì immediatamente; Max, dal
canto suo, doveva sapere; sperava che la risposta dell’uomo fosse
negativa, ma sapeva anche che non avrebbe potuto tirarsi indietro, nel
caso in cui il suo pianeta si fosse trovato in difficoltà. Zemir guardò
Max, gli sorrise e rispose alla sua domanda: “Per il momento no! Ma devo
assegnarvi un compito!” – “E quale sarebbe?” chiese ancora Max:
“Dovete recuperare la memoria della vostra vita su Antar!” – “Ma
come possiamo fare? Ci aiuti lei!” disse Isabel “Non mi è possibile
aiutarvi in questo, non mi è consentito!” poi Zemir rivolse lo sguardo
a Max e continuò:”Comunque, voglio che sappiate che per il momento la
tregua, a cui siamo giunti con i regnanti degli altri pianeti, sta
reggendo bene e la vostra presenza non è richiesta, ma dovete
assolutamente recuperare la vostra memoria. E’ importante che ricordiate
chi siete e cosa avete fatto, vi servirà in futuro!” Max si sentì
sollevato; non doveva partire e questo voleva dire rimanere con Liz, ma
doveva sapere ancora una cosa da quell’uomo, ma doveva rimanere solo con
lui. Continuarono a parlare ancora per molto, quando Michael si rese conto
che di lì a poco sarebbe cominciato il suo turno al Crashdown e così si
affrettò a salutare l’uomo ed uscì dalla stanza seguito da Isabel e
Tess. Max ebbe, così, l’occasione che stava aspettando, e prima di
uscire dalla stanza, disse: “Ancora una domanda Zemir!” – “Chieda
pure Zan!” – “Il fatto che io mi sia innamorato di una terrestre,
avrà veramente delle ripercussioni terribili sul pianeta?” Zemir fece
un sorriso paterno a Max e, guardandolo negli occhi, rispose: “Non posso
rispondere a questa domanda, non mi è permesso! Però, un consiglio lo
posso dare, se mi è concesso!” - “La prego, Zemir, mi dica!” -
“E’ necessario che lei rientri in possesso della propria memoria, ma
purtroppo, come ho detto prima, io non posso aiutarvi! Ma sono sicuro che
una volta ricordato, avrà tutte le risposte alle sue domande!” Max non
era soddisfatto di quella risposta, ma sapeva che da Zemir non avrebbe
ricevuto altro. “Max, muoviti! Sono in ritardo!” gridò Michael che si
trovava già in ascensore “Sì, arrivo!” disse il ragazzo, e dopo aver
dato un ultimo sguardo all’uomo, si avviò verso l’amico. La
luna era già alta in cielo e Max e Liz se ne stavano seduti sul terrazzo
sopra il Crashdown a parlare degli ultimi avvenimenti: “E così Zemir ti
ha detto che devi ricordare la tua vita passata! Ma come farai?” –
“Non lo so ancora! L’unica che può darci una mano è Tess; lei
ricorda molte cose della nostra vita su Antar e credo che sia in grado di
aiutarci!” – “Lo credo anch’io! E poi ha vissuto per tanti anni
insieme a Nasedo, quindi lei saprà come fare!” – “Me lo auguro
proprio!” – “Non essere pessimista! Vedrai che ce la farai!” e
dicendo così, Liz portò il braccio libero al collo di Max che
contraccambiò l’abbraccio. Dopo alcuni istanti, Max scostò la ragazza
e le chiese: “Ma quand’è che ti toglieranno questo gesso?” –
“Credo domani! Ho la visita dal medico e credo che questa sia la volta
buona!” – “Fammi vedere!” e così dicendo, Max impose le mani sul
braccio di Liz “Max, ma cosa fai? E’ rischioso!” protestò la
ragazza, “Voglio solo controllare che tutto sia a posto! Non ti
preoccupare!” e si concentrò sul braccio di Liz. Dopo alcuni secondi,
Max guardò Liz negli occhi e con tono deciso, ma felice, disse: “E’
tutto a posto! Vedrai, domani te lo toglieranno!” – “Per fortuna!
Ora sono più tranquilla!” e baciò le labbra del ragazzo. Rimasero sul
terrazzo ancora un po’, ma Max sapeva che doveva tornare presto: il
giorno dopo lo aspettava una dura giornata di lavoro. “E’ meglio che
vada Liz, domani ho una giornata pesante all’Ufo Center!” –
“Vorrei tanto che rimanessi qui ancora un po’!” Liz lo guardò con
quegl’occhi dolci che gli piacevano da morire, ma sapeva che se fosse
rimasto, non sarebbe più riuscito a tornare a casa e dovette resistere:
“Vorrei rimanere Liz, ma non posso! Ti prometto che quando la conferenza
sarà finita, passeremo un giorno intero solo noi due, da soli, senza
nessun’altro!” – “Ricorda Max, l’hai promesso!” – “E come
potrei dimenticarlo?!” Si baciarono ancora una volta, poi Max scese le
scale, salì in auto, e partì. Quando fu a casa, salì in camera sua, si
spogliò e si mise sul letto e la sua mente riportò a galla le parole di
Zemir: <<“E’ necessario che lei rientri in possesso della
propria memoria, … una volta ricordato, avrà tutte le risposte alle sue
domande!”>> Ma cosa si celava nella sua memoria? Perché era così
importante che ricordasse la sua vita su Antar? Max non riusciva a capire
cosa ci fosse di così importante, ma Zemir gliel’aveva ripetuto più di
una volta e Max era più che deciso a rientrare in possesso di quella
memoria lontana: “Devo assolutamente ricordare!” pensò tra sé e sé,
e con quel pensiero in testa il ragazzo cadde in un sonno profondo. CONTINUA..
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