LA PERCEZIONE.

Definizione ed introduzione. L'elaborazione degli stimoli sensoriali. Il problema della costanza percettiva. Il problema della percezione dello spazio. Il problema della percezione delle qualità espressive e della causalità. La percezione del tempo. Ulteriori fattori che influenzano la percezione.

 

 

 

Definizione ed introduzione.

Con una definizione piuttosto moderna, possiamo dire che la "percezione" è il processo mediante il quale traiamo informazioni sul mondo nel quale viviamo.

*Se vogliamo, invece, raccogliere le caratteristiche dell’atto percettivo, possiamo dire che esso è:

- primitivo ed immediato (nel senso di non intellettuale e riflesso);

- oggettivo (nel senso di essere legato a condizioni esterne al percepiente);

- globale ed unitario (nel senso di non essere una pura eccitazione puntuale).

In linea generale, distinguiamo 2 modelli di approccio nell’esame dei processi percettivi:

1 modello (di realismo) ingenuo: afferma la mera ed incontestata corrispondenza fra realtà fisica e realtà percettiva;

2 modello neurofisiologico (di realismo critico): c'insegna che la catena dei processi ha una direzione del tutto diversa: dall’oggetto, fonte degli stimoli, alla stimolazione dei recettori, alla conduzione centripeta degli impulsi fino ai processi corticali. L’oggetto percepito è correlato strettamente con questi ultimi processi e non immediatamente con l’oggetto stimolante.

*Il passaggio da un atteggiamento di realismo ingenuo ad un atteggiamento di realismo critico può essere facilitato richiamando a scopo dimostrativo alcune situazioni quotidiane:

- assenza fenomenica in presenza di oggetti fisici (ad es., incapacità nell’uomo di percepire ultravioletti ed ultrasuoni…);

- presenza fenomenica in assenza di oggetti fisici (ad es., silenzio, buio, triangolo di Kanizsa…);

- discrepanza fra oggetto fenomenico e corrispondente oggetto fisico (ad es., le illusioni, nello specifico quelle "ottico-geometriche"…).

*Infine, uno dei problemi classici della percezione (specificamente, quella visiva) è riassumibile nelle 2 canoniche posizioni de:

a l’ "innatismo" (Cartesio e Kant): sostiene che l’uomo nasce già con una propria peculiare capacità percettiva;

b l’ "empirismo" (Berkeley e Locke): sostiene che l’uomo impara attraverso l’esperienza del mondo circostante la maniera di percepirlo.

Questi 2 indirizzi, trasferitisi col nascere della psicologia sperimentale dal campo più prettamente filosofico a quello appunto psicologico, sono passibili – secondo la maggior parte degli psicologi contemporanei – di una opportuna e feconda integrazione.

 

L’elaborazione degli stimoli sensoriali.

L’elaborazione degli stimoli sensoriali non deve far pensare ad un processo passivo, bensì ad una ricerca di significati, come descritto dagli psicologi della Gestalt, che ne stabilirono alcune leggi e principi (Wertheimer, 1923; Katz, 1948…):

1 l’organizzazione figura-sfondo, dov'è possibile interpretare la figura oppure lo sfondo. C’è una forte tendenza a localizzare l’area vista come figura più vicina di quella vista come sfondo. Rubin (1921) ha dimostrato che questa organizzazione obbedisce a determinate condizioni in base alle quali è possibile prevedere quale zona del campo acquisterà il ruolo di "figura" rispetto ad altre zone. Tra le più importanti di tali condizioni sono la grandezza relativa delle parti, i loro rapporti topologici ed i tipi dei loro margini.

2 Il completamento della figura, per cui si tende a percepire una figura come intera anche se una parte di essa è nascosta;

3 Il raggruppamento, per cui un insieme di elementi viene considerato un gruppo; il principio alla base della formazione di un gruppo può essere la vicinanza, la somiglianza o il destino comune;

4 Il movimento apparente.

5 Le leggi della segmentazione del campo visivo. Concorrono alla sua organizzazione e alla costituzione dell’oggetto percettivo e sono:

- prossimità: elementi vicini fisicamente tendono ad essere raggruppati;

- somiglianza: elementi simili tendono ad essere raggruppati;

- buona prosecuzione: elementi che formano linee rette o curve regolari tendono ad essere raggruppati;

- chiusura: quando ad una figura manca una parte, tendiamo a percepirla come chiusa e completa;

- destino comune: elementi che si muovono nella stessa direzione tendono ad essere percepiti come una unità;

- esperienza passata (unico fattore empirico): elementi percepiti in una loro posizione spaziale, cui si è abituati, possono non essere percepiti in posizioni insolite;

- pregnanza (o "buona gestalt"): elementi imperfetti tendono ad essere percepiti come figure "buone".

 

Il problema della costanza percettiva.

Il problema della costanza percettiva nasce dal rilievo che l’identità, la grandezza e la forma d'un oggetto possono rimanere invariate anche quando la proiezione retinica dello stesso oggetto varia di grandezza e forma al variare dei rapporti spaziali fra oggetto fisico e osservatore. Insomma, attribuiamo caratteristiche permanenti ad oggetti variabili.

a La costanza degli oggetti: è data dall’invariabilità dei rapporti tra gli elementi di rilievo che abbiamo nel complesso della situazione stimolante.

b La costanza di grandezza: dipende dal rapporto tra la grandezza reale dell’immagine retinica e la distanza apparente dell’oggetto, valutata attraverso gli indizi di profondità. ("Legge di Emmert"; esperienza della "camera distorta")

c La costanza di forma: dipende dal rapporto tra la forma dell’immagine retinica e l’inclinazione apparente dell’oggetto, percepibile utilizzando gli indizi che lo rivelano.

La psicologia strutturalista considera il fenomeno della costanza percettiva un processo spontaneo di autoregolazione, mentre la psicologia che ammette il riferimento all’esperienza lo considera un processo integrativo di adattamento ad una realtà che fa comodo stabilizzare.

 

Il problema della percezione dello spazio o della distanza.

Per "percezione dello spazio" si intende "la percezione delle caratteristiche geometriche e spaziali dei singoli oggetti (loro grandezza, volume, orientamento…) oltre a quella della distanza tra oggetto e soggetto che osserva, e tra i vari oggetti stessi".

La percezione dello spazio pone il problema di come sia possibile vedere in modo tridimensionale, quindi valutando distanza e profondità, a partire dalla proiezione retinica che, essendo su una superficie, è a due dimensioni. Ebbene, i fattori che intervengono sono i seguenti:

a indizi fisiologici (la visione stereoscopica). La visione stereoscopica rende possibile apprezzare distanza e profondità attraverso la convergenza degli occhi (per cui più è vicino il punto d’osservazione, maggiore è la convergenza necessaria) e la disparità delle immagini retiniche (per cui l’occhio sinistro non coglie, per effetto della sua distanza dal destro, la stessa immagine). La combinazione di questi due fattori fisiologici non sarebbe sufficiente se non intervenissero gl'indizi psicologici che, nella visione monoculare, consentono di apprezzare distanza e profondità in assenza dei meccanismi della visione binoculare.

b indizi psicologici:

1 "pittorici":

- grandezza relativa: a parità di condizioni, di due oggetti di grandezza diversa quello di maggiori dimensioni è percepito più vicino;

- sovrapposizione: un oggetto che copre parzialmente un altro oggetto è percepito come più vicino (ma il fenomeno è complicato da ulteriori fattori, studiati da Setter (1956): grandezza (una figura più grande è vissuta come davanti ad una più piccola), struttura (una figura con "buona gestalt" viene vissuta come davanti ad una figura più articolata e complessa); movimento (una figura in movimento viene vissuta preferibilmente come situata davanti ad una figura immobile);

- chiaroscuro: aiuta a delimitare i contorni delle figure tridimensionali;

- luminosità: a parità di altre condizioni, l’oggetto più luminoso è percepito come più vicino;

- prospettiva aerea: l’oggetto che dà un’immagine più chiara e dettagliata è percepito più vicino;

- prospettiva lineare;

- gradienti della densità di tessitura.

2 "legati al movimento".

La condizione necessaria, perché abbia luogo una percezione visiva di movimento, è l’esistenza di una modificazione temporale nello stato della stimolazione della retina. Qualora questa sia omogeneamente stimolata nel tempo, non abbiamo le premesse per la percezione del movimento. La modificazione temporale, inoltre, non deve essere né troppo lenta né troppo rapida, perché esiste una soglia inferiore e una superiore di velocità per la percezione del movimento.

- Il movimento stroboscopico: sta alla base del cinematografo, dove l’illusione del movimento è creata dalla rapida successione di stimoli immobili separati; una forma più semplice di movimento stroboscopio è quella nota come "fenomeno phi" o "beta movimento", dove la rapida successione nell’accensione di una serie di lampadine è percepita come un movimento effettivo della luce. Wertheimer e Korte hanno evidenziato che l’impressione di movimento si ha solo per intervalli ottimali di tempo e di spazio fra i due stimoli, e per valori ottimali di intensità dei medesimi stimoli.

- Il movimento indotto: si ha quando il soggetto percepisce il movimento dell’oggetto, mentre invece a muoversi è lo sfondo.

 

Il problema della percezione delle qualità espressive e della causalità.

a L’espressività degli oggetti.

*Oltre che la percezione di oggetti, esiste anche una complessa problematica riguardante la percezione del prossimo, ovvero la "percezione sociale". La psicologia associazionistica intende questo processo in termini di "empatia", vale a dire che noi riusciamo a cogliere l’espressività dei comportamenti altrui attraverso un confronto col nostro comportamento, quando ci troviamo in quello stesso stato d’animo. La psicologia della "gestalt" avanza invece l’ipotesi che la comprensione dell’espressione (sia degli altri individui sia in generale di oggetti) sia basata, più che sull’apprendimento, sulla struttura dell’evento: ovvero, fa dipendere la strutturazione del percetto da capacità neurologiche inerenti a una legge di "isomorfismo" tra mondo fisico, organico e psicologico, che va oltre il mero dato sensoriale, e fa sì che non esistano differenze essenziali tra il momento percettivo e quello concettuale della conoscenza.

*Negli oggetti, cogliamo una serie svariata di qualità, che secondo Metzger (1966) possono essere così classificate:

- qualità sensoriali o semplici o primarie: sono presenti anche se riduciamo lo stimolo ad un’area puntiforme, e sono specifiche per un preciso organo di senso;

- qualità globali o formali o secondarie: sono estese a tutta la configurazione nel suo insieme e sono tali da emergere solo dall’esame del tutto. Queste, a loro volta, comprendono:

*qualità strutturali: che caratterizzano la forma e il disegno architettonico dell’oggetto;

*qualità costitutive;

*qualità espressive.

b Nessi causali fra gli oggetti.

Sulla base di innumerevoli osservazioni (che prevedevano figure geometriche spostantesi su uno schermo: un oggetto B entra in movimento in presenza di un oggetto A che già si muove: l’osservatore comune ritiene che B si sia mosso a causa di A, benché tra i due non esista alcun rapporto causale), Michotte (1954) ha dedotto che l’ "impressione di causazione" è un dato percettivo immediato, legato alla struttura degli eventi cinetici, e indipendente dalla esperienza del soggetto.

 

La percezione del tempo.

La consapevolezza del processo temporale (cioè del trascorrere del tempo) genera a livello psicologico l’esperienza temporale.

Fondamentali, in tal senso, i seguenti fattori:

a stima del tempo (o senso della durata del tempo): si riferisce alla capacità di valutare la durata di un lasso di tempo, relativamente breve, senza l’uso di strumenti;

b orientamento temporale: in senso stretto, indica la capacità appunto di orientarsi nel tempo e di situare in esso gli eventi senza l’ausilio di strumenti particolari;

c prospettiva temporale (o orizzonte temporale): rappresenta l’arco di tempo psicologico in cui l’individuo vive; essa consiste dunque nel vissuto psicologico della persona che, vivendo nel presente, è in grado di avere rappresentazioni del passato e del futuro, le quali dirigono il suo comportamento, nel senso che un’azione è determinata anche dalle aspettative per il futuro e dalle esperienze passate.

 

Ulteriori fattori che influenzano la percezione.

Infine, bisogna tener conto di altri fattori (soggettivi) che influenzano la percezione:

a i bisogni organici tendono a determinare ciò che è percepito;

b ricompense e punizioni hanno influenze piuttosto considerevoli riguardo ciò che è percepito;

c il valore individuale degli oggetti influisce sulla velocità di riconoscimento;

d il valore dell’oggetto influisce sulla grandezza percepita;

e le differenze individuali (o la personalità) dei soggetti percepenti hanno influenze piuttosto considerevoli riguardo ciò che è percepito.

 

 

 

Introduzione: i modelli

L'apprendimento

Il conflitto

Il metodo sperimentale

Il pensiero

Lo sviluppo affettivo

I metodi psicometrici

Il linguaggio

Lo sviluppo cognitivo

I metodi clinici

La personalità

Lo sviluppo sociale

I processi sensoriali

Le motivazioni

Le fasi dello sviluppo

La percezione

La frustrazione

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