Gallo

vita - opere

 

 

 

 

Gaio Cornelio Gallo

(Forum Julii, odierna Fréjus, 69 – 26 a.C.)

Vita.

Imbevuto di cultura ellenistica, G. costituisce l'anello di congiunzione tra la poesia neoterica e l'elegia augustea.

Nacque nella Gallia Narbonese. Combatté con Ottaviano contro Antonio in Egitto e, nel 30, divenne il primo "praefectus Aegypti". Alcuni suoi atteggiamenti, congiunti alla tendenza a tributare onori divini ai governanti, tipici di quella regione, lo misero in cattiva luce presso Ottaviano, che lo fece condannare all'esilio e alla confisca dei beni. G. si uccise. La "damnatio memoriae" che il princeps volle del suo prefetto indusse, come sembra, Virgilio, che pure era stato legato a G. da intensa amicizia, a sostituire il finale del IV libro delle "Georgiche", che si chiudevano con le sue lodi, con l'episodio di Aristeo, ma non impedì che Properzio lo celebrasse come insigne poeta d'amore e Ovidio vedesse in lui l'iniziatore dell'elegia latina.

Determinante, per la sua formazione, fu l'amicizia con Partenio di Nicea, il poeta greco che molto contribuì alla diffusione dell'alessandrinismo presso i "neoteroi". A lui, Partenio dedicò la sua raccolta in prosa di dolorose vicende d'amore ("Erotika pathemata"), come repertorio di casi e di citazioni da utilizzare per la composizione dei suoi versi.

Accanto a quella di Partenio, rilevante fu pure l'influenza della "difficile" poesia, di carattere mitico e astrusamente erudito, del greco Euforione di Calcide (III secolo).

G. amò, sotto lo pseudonimo di Licoride, una donna seducente quanto spregiudicata. Da schiava, Licoride era riuscita a diventare "mima", idoleggiata attricetta, col nome di Citeride (ma si chiamava solo Volumnia...). Amante di Bruto e di Antonio, dovette fare irresistibile presa sull'animo sognante - cosi ce lo descrive Virgilio nella X ecloga - di G., che tuttavia abbandonò nel più profondo sconforto per seguire un ufficiale tra le nevi delle Alpi e i freddi del Reno. Capricciosa e leggera, la "pulchra Lycoris" fu tuttavia 1'ingenium di G. (cosi Marziale in 8, 73, 6) ed ebbe gli onori della poesia nei 4 libri di elegie che il poeta compose e riunì forse col nome di "Amores" (o proprio col nome di lei, "Lycoris").

 

Opere.

Sino a pochi anni fa, di G., posto da Quintiliano (10,1, 93) tra i massimi poeti elegiaci, avevamo soltanto un pentametro, contenente una nota erudita, secondo la migliore tradizione alessandrina, su un fiume della Scizia. Tutto ciò ci rimaneva del corpus attestato, invece, dalla tradizione: 4 libri di elegie, "Amores" ed epilli. Nel 1979 un papiro egiziano ci ha restituito una decina di versi, nel primo dei quali è presente il nome di Licoride. Se questi versi sono effettivamente autentici, resta confermata l'importanza che gli antichi assegnavano all'esperienza poetica di G.: vi sono contenute le note soggettive tipiche dell'elegia latina, la dedizione d'amore intesa come "servitium" nei confronti della "domina", l'accenno alla "nequitia", alla dissolutezza, un concetto caratteristico del mondo elegiaco.

Probabilmente nella poesia di G. dovevano essere presenti i motivi e la struttura compositiva della grande elegia augustea. In particolare, le note mitiche ed erudite dovevano fondersi con la diretta esperienza sentimentale del poeta amante.

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