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cura di Alina Galluzzi (Accademia di Belle Arti di Firenze)
Dal
cognome si intuisce l’origine sarda. Tu puoi essere considerato uno dei
primi immigrati in terra Ciociara
nel dopoguerra, visto che abiti a Frosinone dal 1957. Qual buon
vento...?
Un
vento occasionale...che spirava da est verso ovest, visto che ha spinto
mio padre, appena andato in pensione,
a lasciare Ancona, dove avevamo vissuto per quattro anni, per
trasferirsi a Frosinone con l'idea che sarebbe stato più facile in
seguito, per noi tre fratelli, trovare una occupazione...rispetto un
progettato e forse sperato ritorno alla sua patria di origine..
.
Appena
arrivato hai cominciato ad effettuare ricerche archeologiche;
sulla
base di quale spinta interiore ?
Ci sono stati due precedenti importanti:
il primo a Finale Ligure, dove eravamo stati prima di Ancona. Nel breve
periodo in cui siamo stati a Finale, ho avuto modo di visitare il museo,
allestito a Finalmarina, in cui erano esposti reperti e sepolture
rinvenuti nella vicina Grotta delle Arene Candide, importante archivio
della preistoria e protostoria ligure, esplorata da archeologi come Luigi
Cardini e Luigi Bernabò Brea. Frequentavo il IV ginnasio e il programma
di studi comprendeva anche la preistoria. Il destino ha voluto che, in
seguito, ottenuto un distacco presso l'Istituto Italiano di Paleontologia
Umana, io abbia lavorato proprio con Luigi Cardini e anche con Bernabò
Brea in occasione della pubblicazione dei risultati degli scavi alla
Grotta del Santuario della Madonna a Praia a Mare, Cosenza.
La
seconda occasione importante si è verificata ad Ancona: ho conosciuto
l'archeologa Delia Lollini che in quell'epoca (1952) stava scavando un
abitato Protovillanoviano cui si sovrapponevano livelli della cultura
Picena. Ho frequentato gli scavi per qualche tempo e ho cominciato ad
approfondire le conoscenze sulla preistoria.
E
i risultati delle prime ricerche in Ciociaria
?
Inizialmente
non c'era un piano ben preciso. Le prime esplorazioni sono state nel
territorio del comune di Frosinone, con la segnalazione dell'abitato
volsco e pre-volsco nell'area di Frainale, venuto alla luce in seguito
agli scavi per la realizzazione della caserma dei carabinieri e del nuovo
ospedale; poi l'area delle Fontanelle... In seguito l'abitato nella
contrada Canale ad Alatri...
Poi
la collaborazione con l'Istituto Italiano di Paleontologia Umana...
Dopo
aver conosciuto Alberto Carlo Blanc e Luigi Cardini, si sono create le
condizioni per ottenere nel 1962 una
mia assegnazione presso l'Istituto Italiano di Paleontologia Umana a Roma,
che è una delle prime istituzioni (1927)
tra quelle fondate per le
ricerche e gli studi sulla preistoria italiana. Ho lavorato quindi per
quattro anni all'Istituto, che aveva allora sede in alcuni locali presso
lo zoo di Roma e un laboratorio alla facoltà di Lettere dell'Università.
Ho partecipato in quel periodo, tra l'altro, alle campagne di scavo in
Puglia, Sicilia, Calabria, Liguria, Lazio, e alle attività didattiche con
gli studenti del prof.Cardini (M. Piperno, G. Bulgarelli, A. Anzidei...)
In seguito, dopo la scomparsa del prof. Cardini e l'interruzione
dell'assegnazione all'Istituto per problemi burocratici, ho continuato l'
attività di ricerca e di studio in collaborazione col prof. Aldo G. Segre,
geologo specialista in problemi del Quaternario.
Si
è così definita una direzione ben precisa: la ricerca delle
testimonianze sulle prime frequentazioni umane del territorio. C'erano le
premesse per ottenere buoni risultati ?
L'
indagine bibliografica ha messo in evidenza come il territorio del Lazio
meridionale fosse stato già parzialmente indagato da Giustiniano
Nicolucci, uno studioso di Isola del Liri che nella seconda metà
dell'Ottocento (non possiamo più dire del secolo scorso, ormai!), insieme
ad una piccola schiera di precursori, si è dedicato allo studio dell'Età
della pietra.
Le mie indagini, iniziate nel 1957, sono state indirizzate alla
osservazione dei depositi quaternari, degli antichi bacini lacustri, alla
presenza dei prodotti di vulcani estinti...tutte condizioni
paleoambientali positive per la ricerca delle testimonianze preistoriche.
Risale al 1957 la mia collaborazione con Pietro Fedele, allora sindaco di
Pofi, che aveva iniziato, con il supporto di A.C. Blanc e L. Cardini le
sue ricerche sul territorio comunale, che hanno portato alla scoperta nel
1961 dell'Uomo di Pofi.
Il
cerchio si chiude...ora hai allestito il Museo preistorico di Pofi, che
rappresenta il compendio delle ricerche sulla preistoria nel territorio. Il
percorso didattico
può
essere considerato anche una
sintesi dei risultati delle ricerche...
Il
museo
preistorico di Pofi, fondato da P. Fedele nel 1959 come museo
civico, rappresenta, in
seguito allo sviluppo attuale, il centro di studio ed esposizione dei
ritrovamenti preistorici del territorio provinciale per gli importanti
risultati ottenuti con le ricerche e gli studi che durano da oltre
quaranta anni.
E'
quindi un museo sulle fasi più antiche della presenza umana nel Lazio
meridionale interno:parliamo dell'uomo, appunto... Qual'è l'importanza
del cranio umano che hai scoperto a Ceprano nel 1994 ?
Nel panorama relativo alle fasi iniziali del popolamento europeo, l'uomo
di Ceprano
rappresenta una testimonianza importante: la posizione stratigrafica, gli
studi geologici, la morfologia dei caratteri anatomici, che hanno molte
affinità con Homo erectus,
suggeriscono di attribuire al fossile l'età di 800.000 anni, età quindi
contemporanea a quella dei resti umani trovati ad Atapuerca in Spagna e
attribuiti alla nuova specie Homo
antecessor. La presenza di ominidi dai caratteri differenziati in
Europa in una fase così antica non era ritenuta possibile da alcuni
studiosi, in contrasto con i dati archeologici (compresi quelli del Lazio
meridionale interno), che testimoniavano la presenza di manufatti più
antichi di 500-600 mila anni.
Oltre
il significato scientifico della scoperta, che è certamente il più
importante, cos'altro ha rappresentato, personalmente, l'aver trovato un
resto umano così antico ?
La
realizzazione di un sogno e inoltre la ricompensa per gli anni di assidue,
mirate ricerche e non di occasionali passeggiate domenicali da
cacciatore d'ossa come qualcuno vorrebbe far credere. Per i
ricercatori europei che si interessano al problema delle prime fasi della
preistoria, la scoperta di un fossile umano rappresenta un evento molto
raro. Non come in Africa, dove vasti
territori presentano una morfologia in cui l'erosione degli antichi strati
consente l'affioramento di migliaia di ossa fossili di animali con la
conseguente superiore possibilità di trovare, così come avviene, anche
resti di ominidi. Quindi puoi immaginare cosa abbia provato quando ho
unito i due frammenti del frontale dell'uomo di Ceprano, che erano rimasti
in situ nell'argilla affiorante
sulla scarpata da poco sezionata a Campogrande. Lo spessore notevole delle
arcate sopraorbitarie, la posizione dell'argilla, che è sottostante alle
ghiaie con manufatti acheuleani, erano dati già sufficienti per avere
immediatamente un quadro dell'importanza della scoperta. Finalmente un
uomo e non soltanto i suoi manufatti in pietra, che da oltre 30 anni
trovavo nella stessa area...
I
fossili umani sono spesso definiti amichevolmente con un nome. Nel caso di
Ceprano hai suggerito Argil. Per quale ragione ?
L'attribuzione
di un nome di carattere affettivo ad un ominide fossile nasce quasi sempre
da occasioni od osservazioni legate agli avvenimenti o al luogo in cui la
scoperta avviene. In un primo tempo, dati i caratteri del cranio, pensavo
che Erec fosse un nome significativo, essendo un reperto che si opponeva
all'opinione diffusa che Homo
erectus non poteva essere arrivato in Europa. In seguito, quando gli
studi antropologici di A. Ascenzi, G. Manzi e F. Mallegni hanno definito
meglio le caratteristiche anatomiche del reperto, ho creduto opportuno
pensare al nome Argil. Questo suggerimento è nato dal contrasto tra
l'aspetto massiccio delle ossa del cranio, che sono particolarmente
spesse, e il fatto che il reperto giaceva isolato
in uno strato di argilla, che per quanto si poteva osservare, non
mostrava contenesse altri tipi di reperti. Ho pensato a quest'uomo che
scopre la coscienza e forse intuisce una idea di tempo più ampia di una
giornata solare e che poi, dopo la morte,
ha i suoi neuroni sostituiti dall'argilla, in una
"sepoltura" non voluta da congiunti o dai membri del gruppo cui
apparteneva, ma originata dalla tettonica, dalla deriva dei continenti...
Per
concludere, quali ricerche sono in atto sul territorio e quali prospettive
ci sono per il futuro ?
Molto tempo è stato
dedicato in questi ultimi anni alle ricerche nel giacimento di Isoletta (Arce),
nel sito in cui i lavori di sbancamento per la realizzazione di due
gallerie TAV hanno messo in luce una sezione stratigrafica alta più di 25
m. Il museo di Pofi ha collaborato allo scavo della Soprintendenza
Archeologica del Lazio (Dr.ssa Annalisa Zarattini), che ha messo in
evidenza due livelli archeologici del Paleolitico inferiore, resti di
faune fossili, di molluschi, di piante torbizzate. Data l'importanza dei
giacimenti preistorici di questa area è stata concordata una
collaborazione internazionale tra Italia, Francia e Spagna
sia per lo studio comparativo tra i manufatti litici italiani e
quelli dei giacimenti più antichi europei e del Caucaso. Due equipe di
francesi, dirette dal prof. Henry de Lumley,
hanno lavorato presso
il museo di Pofi alla fine del 1999; tra le attività svolte si ricorda la
campionatura della sezione di Isoletta che consentirà di avere, a studi
effettuati, una importante documentazione completa sull'evoluzione degli
ambienti nel Pleistocene medio e superiore di tutta l'area. Altre
ricerche sono in corso nella Val di Comino e alle Grotte
di Pastena
in collaborazione con l’Università di Perugia (Prof. G.
Carancini).
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