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Anno 1 Numero 38 Mercoledì 25.12.02 ore 23.45

 

Direttore Responsabile Guido Donati

 

A Roma uno dei centri mondiali per la sperimentazione del vaccino per l'HPV, principale causa del cancro del collo dell'utero

 

di Lorella Salce 

Il cancro del collo dell’utero è un vero problema sociale: nel mondo circa 500.000 donne si ammalano ogni anno e 250.000 muoiono di questa patologia, è uno dei tumori a più alta incidenza tra quelli ginecologici (mammella esclusa).
“L’Istituto Regina Elena partecipa ad una sperimentazione a livello mondiale attraverso la vaccinazione a donne che non siano ancora entrate in contatto con il virus, al fine di evitare o almeno limitare drasticamente tutta quella serie di manifestazioni HPV-correlate che conducono al carcinoma della cervice uterina” annuncia il Prof. Carlo Sbiroli, direttore della Divisione di Ginecologia.
Con il termine HPV (Human Papillomavirus) si intendono oltre 100 sottotipi di virus che colpiscono i genitali determinando una lesione detta “condiloma”. Questa rappresenta la prima e più diffusa malattia a trasmissione sessuale nel mondo e non esiste al momento un trattamento in grado di eradicare il virus.
Spiega il Dr. Luciano Mariani, responsabile della sperimentazione presso l’Istituto Regina Elena, “esistono virus a basso rischio, cioè non in grado di determinare una formazione di cancro invasivo per cui è possibile intervenire distruggendo l’epitelio ammalato mediante laserterapia o diatermocoagulazione o altri trattamenti, e virus ad alto rischio, cioè sicuramente carcinogeni, in quanto pur determinando una alterazione del collo dell’utero simile al condiloma, hanno la capacità di provocare un vero e proprio cancro invasivo del collo dell’utero, come confermato dall’IARC, L’International Agency for Research on Cancer” 
L’infezione da HPV, in tutte le varianti, decorre in maniera del tutto asintomatica ed è diagnosticabile solo con il PAP-test e la colposcopia, per questa ragione nei paesi con politiche di screening di prevenzione si registrano contrazioni dell’incidenza di questa patologia. 
La prevenzione tramite vaccinazione nasce dall’ipotesi che, così come altre patologia virali, è possibile provocare una risposta immunitaria prima che il soggetto entri in contatto con l’agente infettivo.
Nella sperimentazione in oggetto il vaccino intende immunizzare verso 4 tipi virali più frequenti, tra cui quelli carcinogeni. Procedimenti di alta bio-tecnologia garantiscono l’assoluta innocuità ed affidabilità di questo vaccino, che non contiene le vere e proprie particelle virali, per cui è impossibile una eventuale contaminazione da vaccino. 
Le ragazze con un'età compresa tra i 18 e i 23 anni, senza precedenti di HPV e che hanno avuto un numero limitato di partner possono partecipare alla sperimentazione.

 

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