Anno 2 Numero 49 Mercoledì 12.03.03 ore 23.45

 

Direttore Responsabile Guido Donati

 

I grandi temi dell'attualità nel terzo mondo quelli che passano oggi sugli schermi del Festival Cinema delle Donne: la pratica delle mutilazioni genitali, la sete, le carestie, l'Aids incontrollabile…
Una giornata dedicata al cinema africano con una tavola rotonda e una sezione di film di cui vi inviamo le schede
l'ufficio stampa
Loredana Leconte 348 2251419

Giovedì 13 marzo
Valentino 2
Ore 18,00 INCONTRO: Sguardi femminili dal Sud dell'Africa
Prospettive e opportunità di realizzazione professionale
Moderatrice Stefanella Campana (giornalista)
Partecipano Joan Rundo (scrittrice) e Joyce Fissoo (regista)

SGUARDI FEMMINILI DAL SUD DELL’AFRICA
di Joan Rundo
Dire che le immagini possono essere più forti delle parole non è una novità. Ma quando le immagini provengono da Paesi la cui cinematografia è pressoché sconosciuta nel Nord del mondo, l’occasione è quasi unica. Le immagini dei film dell’Africa australe, a cui il Festival Internazionale di Cinema delle Donne dedica una sezione specifica quest’anno, ci interessano per lo sguardo “in diretta” da Paesi i cui nomi spesso appaiono solo nel telegiornale per l’ennesimo bollettino di guerra o catastrofe naturale oppure i cui nomi sono collegati nell’immaginario unicamente come meta di vacanze esotiche. Il Mozambico appartiene alla prima categoria: un paese lacerato da anni di guerra civile, flagellato dalla peggiore epidemia che abbia mai conosciuto l’Africa, l’AIDS, e attraverso le parole di Antoinette nel film Dancing on the Edge (Ballando sul filo del rasoio) di Karen Boswall, vediamo le difficoltà di una donna sieropositiva che rimane fortemente attaccata alle sue tradizioni. Il pesante patrimonio di queste tradizioni viene affrontato in altri due film, Mishoni, di Joyce Fissoo e Augustin Hatar che ci arriva dalla Tanzania e The day I will never forget (Il giorno che non scorderò mai) di Kim Longinotto, dove la “maledizione” della mutilazione genitale femminile continua a far soffrire le giovani donne ma che viene combattuta da una nuova generazione risoluta a far cessare questa pratica al danno dell’integrità femminile.
La povertà e la lotta per la sopravvivenza sono i temi affrontati in due documentari ma anche in un film di fiction. Bread and Water (Pane e acqua) della sudafricana Toni Strasburg che descrive le fatiche quotidiane per ottenere l’elemento fondamentale alla vita, l’acqua, sopportate da una abitante di un villaggio del Transkei sudafricano: solitamente vediamo nelle immagini dei telegiornali le persone senza nome, si fondono nella grande massa dei “dannati della Terra”, invece attraverso Nolindile, ci rendiamo conto che il problema della povertà è il problema di milioni e di milioni di persone con nomi, desideri, sentimenti e affetti individuali. Ma la povertà è anche la forza che spinge il gruppo di donne di Strong enough (Abbastanza forti), sempre dal Sud Africa, che ha seguito la regista Penny Gaines, nella loro lotta per sopravvivere, inventandosi il mestiere di pescatrici, dovendo affrontare non solo gli elementi della natura in mare ma anche i pregiudizi e le difficoltà a terra.
Sempre dal Sudafrica viene Transit Café di Catherine Stewart. un cortometraggio di fiction dove la tradizione atavica che pone la donna in una posizione di inferiorità e di debolezza viene riscattata per Regina e sua bambina Tiri.
Da una parte e dell’altra della frontiera tra il Sudafrica e Mozambico ci giungono le Voci attraverso il confine (Voices across the fence), il documentario di Andy Spitz che offre la possibilità ad alcune famiglie mozambicane, separate da quando centinaia di migliaia di profughi mozambicani sono fuggiti nella vicina Sudafrica, di comunicare attraverso le “video-lettere”.
Doing It! (Farlo!) di Kali van der Merwe ritrae quattro giovani donne sudafricane di origini diverse ma accomunate dalla consapevolezza con cui raccontano il loro intimo e la scoperta della sessualità femminile. La passione, la gioia, il dolore e il coraggio di essere donna sono tutti espressi in questo film con sensualità e onestà.
Dalle masse senza nomi ad un nome importante della letteratura sudafricana al femminile: Bessie Head. Nata dall’unione “vietata” tra una donna bianca e un uomo nero, questa scrittrice, suicidata nel 1986 a neanche cinquant’anni, ha vissuto sulla propria pelle l’oppressione del sistema sudafricano dell’apartheid, precipitando nella malattia mentale. Bessie Head: a soul divided (Bestie Head: un’anima divisa) di Emily Mokoena-Mati, regista sudafricana, è un omaggio a questa donna di lettere straordinaria.
I film dall’Africa australe presentati al Festival del cinema delle donne di quest’anno meritano un’attenzione particolare per la forza che emerge da tutte queste donne, la forza di esistere e vivere e ci fa meditare:: l’Africa potrebbe essere salvata dalle donne?
Sguardi femminili dal Sud dell'Africa
propone i film:
Bessie Head: a Soul Divided (Bessie Head: un'anima divisa)
di Emily Mokoena-Mati (Sud Africa 2002) 13'
Bessie Head nasce il 6 luglio 1937 in un ospedale psichiatrico sudafricano, perché frutto dell’unione proibita tra una donna bianca, morta suicida e un uomo di colore. Insegnante e collaboratrice di importanti riviste sudafricane, si ritira in esilio volontario in Botswana, dove scrive i suoi romanzi più famosi (Maru, Una questione di potere, La donna dei tesori, ecc.) nei quali denuncia le varie forme di oppressione subita delle donne. La sua vita e i suoi libri ci spingono a riflettere sulla malattia mentale e sulle condizioni di tutti coloro che, vissuti nel Sud Africa dell’Apartheid, erano sottoposti a ogni genere di oppressione e maltrattamento, sia fisico sia psicologico.
Un omaggio a una donna speciale, che ha scritto con passione e compassione sull’amore, sulla vita e sui rapporti umani.
Emily Mokoena-Mati nasce a Johannesburg nel 1963. Nel 1987 si reca in Gran Bretagna a studiare produzione videocinematografica e si specializza in Suono. Al suo ritorno in Sud Africa, nel 1990, lavora come editor e regista per il Community Video Education Trust, organizzazione che insegna le tecniche video ai ragazzi meno abbienti. Realizza diversi spot per tv locali e straniere e lavora per varie società di produzione commerciali. Nel 1998, viene nominata per tre anni Chief Examiner del Film and Publications Board, la prima Commissione Esaminatrice eletta secondo la costituzione democratica, che si occupa della classificazione di tutto il materiale videocinematografico che entra nel mercato sudafricano. Il suo lavoro di produzione include i documentari Women in Science e South African Credit Unions, come pure produzioni televisive per la tv nazionale. Bessie Head (2002), la sua opera più recente, ha partecipato al Festival Internazionale del Cinema di Durban.
mercoledì 12 marzo ore 00,15 - venerdì 14 marzo ore 15,00 Valentino 2
ANTEPRIMA EUROPEA

Dancing on the Edge (Ballando sul filo del rasoio) di Karen Boswall (Mozambico 2001) 42'
Nel Mozambico rurale, i tradizionali ruoli di genere e l’assoluta povertà condizionano gli effetti della lotta per contenere la diffusione dell’AIDS. Antonietta, sieropositiva, ha 29 anni, ed è madre di quattro bambini. Lavora in città come consulente sociale e cerca di far capire alla gente quanto sia importante l’uso del profilattico per evitare il contagio. Ci racconta la sua convivenza con la malattia, spiegandoci come, nonostante fosse già infettata, avesse voluto avere figli, delle difficoltà che la malattia causa a lei ed ai suoi bambini... Ma come molte persone del Mozambico, anche lei è ancora fortemente legata alle tradizioni per cui porta l’unica sua figlia miracolosamente sana, Matilde, in un remoto villaggio dell’entroterra, affinché si sottoponga ai riti di iniziazione alla sessualità. L’intensa settimana di rituali e lezioni su come appagare sessualmente un uomo serve a trasformare la giovane Matilde in una donna, pronta a soddisfare e a ringraziare il partner dopo il rapporto sessuale... ma chi preparerà Matilde e le altre adolescenti del Mozambico a difendersi dal rischio di contrarre il virus mortale?
Karen Boswall, di origini inglesi, si è trasferita in Mozambico nel 1994. Da allora ha prodotto molti programmi radiofonici per il BBC World Service e, nel 1999, è ritornata alla regia dei documentari televisivi con Living Battles (1998) e From the Ashes (1999). Prima di trasferirsi in Mozambico, Karen ha lavorato in tutto il mondo come sound recordist, produttrice e regista.
Dancing on the Edge (2001) il primo documentario realizzato dalla sua casa produttrice, Catembe Productions, specializzata in programmi educativi e per bambini, ha partecipato ai Festival del Cinema di Goteborg e Zanzibar e all'Apollo Film Festival, Sud Africa.
lunedì 10 marzo ore 16,30 Valentino 2

Mishoni di Joyce Fissoo e Augustin Hatar (Tanzania 2001) 30'
Africa nera. Un piccolo villaggio nella campagna sperduta, tra miseria e ignoranza. Mishoni non può permettersi il lusso di andare a scuola, perché la sua famiglia non ha soldi neppure per l’acquisto di generi di prima necessità. Come tante ragazze della sua età, anche lei è vittima della tradizione, costretta a subire la pratica delle mutilazioni genitali femminili con un intervento che la renderà invalida per tutta la vita. Ma sia lei sia la madre, consapevoli dell’importanza di questo rito di accettazione della giovane in seno alla comunità, non sono in grado di opporsi alle usanze della loro gente.
Joyce Fissoo, dopo essersi diplomata presso il Bagamoyo College of Arts, Tanzania, si laurea in teatro, sociologia e letteratura swahili all'Università di Dar es Salaam, dovr'è attualmente impegnata in un master. Da sempre interessata alla promozione della comunicazione nelle aree rurali e all'utilizzo del teatro come strumento educativo e di coinvolgimento delle comunità locali, Joyce inizia a lavorare come insegnante di swahili, per poi coprire il ruolo di Addetta culturale e di vice-lettrice presso il Dipartimento di Belle Arti dell'Università di Dar es Salaam. In ambito cinematografico, quale assistente alla regia, ha collaborato al documentario Tuhande (2000), all'opera teatrale Mkokoteni e al cortometraggio Mishoni (2000), sponsorizzato dal Fondo Culturale della Tanzania e diretto da Augustin Hatar.
Augustin Hatar ha conseguito il Dottorato in Filosofia e la Laurea in Affari Internazionali e Linguistica. Copre attualmente la carica di Responsabile del Dipartimento di Belle Arti presso l'Università di Dar es Salaam, ma i suoi interessi e competenze abbracciano la ricerca sociale, il teatro e il cinema. Esordisce nella regia nel 1995 con la breve fiction Mgombea wa Mama Njeru, cui fanno seguito Ndoa Ya Mwaluko (1997) sulle malattie a trasmissione sessuale tra le comunità poligame e Safari Ndefu (1998), documentario sull'emancipazione femminile.
Mishoni (2001), la sua opera più recente, realizzata insieme a Joyce Fissoo, ha partecipato al Festival Internazionale del Cinema di Zanzibar. La versione integrale in lingua kiswahili viene attualmente proiettata nelle aree rurali della Tanzania, per sensibilizzare le comunità locali ai pericoli delle mutilazioni genitali femminili. Il film è stato realizzato con la metodologia play-film mediante la quale i membri di una comunità inventano una storia basata sui loro problemi quotidiani e prendono parte attiva alla sua realizzazione. L'opera viene quindi filmata direttamente sul posto.
mercoledì 12 marzo ore 23,45 - giovedì 13 marzo ore 16,00 Valentino 2
ANTEPRIMA EUROPEA

Strong enough (Abbastanza forte) di Penny Gaines (Sud Africa 2002) 26'
Documentario su Rita Franke, 26 anni, e sul gruppo di donne che vivono a Ocean View, nei pressi di Città del Capo. Per superare le condizioni di grande povertà cui sono costrette anche a causa della mancanza di opportunità di lavoro, queste donne tenaci si inventano la professione di pescatrici.
A bordo di una piccola barca chiamata Strong Enough (Abbastanza Forte), perché, come loro, continua a resistere alle intemperie, portano avanti la loro faticosa attività con intraprendenza e determinazione.
Penny Gaines ha lavorato come ricercatrice e assistente alla produzione nel mondo della televisione. Attualmente, partecipa a un corso intensivo di Regia e Produzione, tramite un programma organizzato dalla South African Broadcast Corporation e dal Maurits Binger Film Institute.
Strong Enough (2002), il suo debutto alla regia, è stato commissionato dall'emittente televisiva nazionale sudafricana, etv. Il documentario, che ha partecipato all'Encounters South African International Documentary Festival ed è stato presentato al Summit mondiale sullo Sviluppo sostenibile di Johannesburg dove ha ricevuto lo Stone Award.
lunedì 10 marzo ore 21,00 - giovedì 13 marzo ore15,30 Valentino 2
ANTEPRIMA EUROPEA

Transit Café di Catherine Stewart (Sud Africa 2001) 27'
Con Ronnie Nyakale, Mmabatho Mogomotsi, Beauty Mofokeng, Menzi Ngubane
Johannesburg: come ogni giorno, Regina e sua figlia Tiri sono costrette a subire la rabbia e la violenza del marito. Una vita di povertà, di degrado e di disperazione. Ma l’arrivo di Vuyo, uno sconosciuto, porta con sé una nuova e inattesa speranza.
Catherine Stewart ha conseguito un MFA in sceneggiatura e regia presso la Columbia University di New York e si è occupata di sceneggiatura presso Tri-Star prima di ritornare a Johannesburg per curare la regia di documentari per emittenti televisive locali e internazionali; tra questi citiamo il pluripremiato A Woman's Place, da lei co-prodotto e diretto per PBS in America. Nel 1999 ha diretto il film drammatico Clean Hands per M-Net New Directions e, nel 2001, la propria sceneggiatura di Transit Café, tratta dalla storyline del lungometraggio The Moon, Under Late Capitalism, il prossimo progetto di Catherine. Oltre al suo impegno nella sceneggiatura di lungometraggi, Catherine insegna sceneggiatura, regia e sperimentazione cinematografica alla Wits University.
mercoledì 12 marzo ore 23,15 - giovedì 13 marzo ore 16,30 Valentino 2
ANTEPRIMA MONDIALE

Voices across the fence (Voci attraverso il confine) di Andy Spitz (Sud Africa 2002) 26'
La guerra civile del Mozambico ha visto l’esodo di centinaia di migliaia di rifugiati che per scampare alla carneficina post-indipendenza, hanno saltato il filo spinato e attraversato il Kruger National Park per trovare riparo in Sud Africa. Andy Spitz e la sua troupe offrono ad alcune famiglie la possibilità di utilizzare il video per inviare messaggi ai parenti costretti a vivere a centinaia di chilometri di distanza.
Andrea Spitz è una regista e consulente in tematiche sociali e ambientali, fondatrice di Left-Eye Productions (1999). La maggior parte del lavoro condotto da Andy si è focalizzato sulla diffusione delle informazioni correlate allo sviluppo alle comunità interessate da progetti governativi di sviluppo o minacciate dall'emigrazione forzata. Tra le sue opere, un video sulla valutazione dell'impatto ambientale (1999), girato lungo la costa del Mozambico centrale. Nel 2000, Andy ha prodotto e diretto uno spot sulla xenofobia, vincitore del Grassroots Award.
Voices Across the Fence (2002), il suo primo documentario su commissione, è stato da lei diretto e prodotto. L'opera ha preso spunto dal lavoro svolto dall'antropologo Graeme Rodgers con le comunità di rifugiati del Mozambico che vivono a Bushbuckridge e le loro famiglie, che risiedono nell'area di Massingir. Voices Across the Fence ha partecipato al South African International.
lunedì 10 marzo ore 23,15 - venerdì 14 marzo ore 15,20 Valentino 2
ANTEPRIMA EUROPEA


CONCORSO DOCUMENTARI

Al di fuori della sezione SGUARDI FEMMINILI DAL SUD DELL'AFRICA, due documentari in concorso dal Sud Africa e uno sulle donne keniote

Bread and Water (Pane e acqua) di Toni Strasburg (Sud Africa 2002) 52'
La regista segue la vita di Nolindile Mdtshwa, testimoniando un anno di grandi cambiamenti e di difficoltà vissuto dagli abitanti di Sicambeni, un piccolo villaggio poco lontano dal paese natale di Nelson Mandela, nel Transkei sudafricano. Osservando la vita di questa donna e della sua comunità, durante il processo di costruzione dell’acquedotto che porterà acqua pulita al villaggio, ci rendiamo conto di quanto sia pressoché impossibile vivere senza questa preziosa risorsa naturale, della fatica immensa legata alla sua raccolta e al suo trasporto, percorrendo lunghe distanze a piedi, e della differenza che essa fa al suo arrivo.
Toni Strasburg è giunta come esiliata in Gran Bretagna. Prima di entrare nel mondo del cinema, ha lavorato come insegnante, assistente sociale e ricercatrice; le sue pubblicazioni includono il libro Frontline Southern Africa. Toni ha lavorato come International Peace Monitor per le Nazioni Unite e ha assistito a numerose elezioni in qualità di osservatore. Ha realizzato diversi documentari sia in Gran Bretagna sia all'estero, ed è particolarmente conosciuta per Chain of Tears e la sequenza, Chain of Hope, sugli effetti devastanti della guerra tra i bambini dell'Africa del Sud. Per il suo documentario, An Act of Faith sul Phelophepa Health Train, il treno itinerante che fornisce servizi sanitari al Sud Africa, ha vinto il Freddie Award a New York.
Bread and Water (2002), la sua opera più recente, ha ricevuto il primo premio al Festival Ecofilm indetto dalle autorità locali sudafricane ed è stato insignito dello Stone Award per il Miglior Documentario e dello Stone Craft Award per le riprese, il montaggio, la regia, l'audio/il suono dalla National TV and Video Association of South Africa.
domenica 9 marzo ore 24,00 - giovedì 13 marzo ore 14,30 Valentino 2
ANTEPRIMA EUROPEA

Doing It! (Farlo!) di Kali van der Merwe (Sud Africa 2002) 52'
Viaggio sensuale nell'intimo di quattro giovani donne sudafricane. Partendo dalla loro prima esperienza, Antoinette, Linda, Zani e Shameema non hanno paura a raccontare apertamente e senza inibizioni le loro passioni e il loro dolore. Infanzia, sessualità, violenza fisica, lesbismo, autostima, femminilità, sieropositività, tradimento, religione: questi e altri temi vengono affrontati con grande coraggio, consapevolezza e spontaneità.
Kali van der Merwe ha una laurea in Belle Arti conseguita presso l'Università di Città del Capo. La sua carriera cinematografia inizia a Berlino (1993-95), dove sperimenta l'uso delle immagini e dei suoni. Nel 1996, contribuisce a fondare Other-Wise Media with Youth, organizzazione che realizza audiovisivi educativi e insegna comunicazione a giovani emarginati. Il suo primo documentario, Iduma Elingoplyo (1997), co-prodotto e co-diretto, su bambini e adolescenti di strada a Città del Capo, ha vinto il secondo premio nella categoria Miglior Film straniero al Festival AdriaticoCinema di Rimini e ha partecipato a Festival del Cinema in Europa e Giappone. Su questo lavoro, nell'ambito del festival culturale Identità e Differenza, nel 1997 è stata allestita una mostra videofotografica a Torino. La produzione di Van der Merwe include The Bottom Line, documentario sugli utili sproporzionati realizzati dalle multinazionali con la vendita dei farmaci anti-AIDS, commissionato da RAI Tre e trasmesso nel 2000. È attualmente impegnata nella realizzazione di Under my Skin, documentario anch'esso commissionato da RAI Tre, nel quale la città di Johannesburg viene descritta dai giovani che in essa vivono.
Doing it! (2002), la sua opera più recente, ha partecipato al Molweni ed al Sex and Kultuuur Film Festival di Città del Capo.
mercoledì 12 marzo ore 22,15 - giovedì 13 marzo ore 17,00 Valentino 2
ANTEPRIMA EUROPEA
The Day I Will never Forget (Il giorno che non scorderò mai)
di Kim Longinotto (Gran Bretagna 2002) 92'
In Kenia, dove ancora molto sentita e diffusa è la tradizione delle mutilazioni genitali femminili, seguiamo Fardhosa, una dottoressa, nel suo lavoro quotidiano.
Ascoltando il racconto di donne di ogni età e classe, esploriamo i temi dell’amore, del matrimonio, dei rapporti familiari, della ribellione e del cambiamento.
Antiche tradizioni iniziano a essere messe in discussione da una nuova generazione di donne che, presa coscienza della loro condizione, non vuole soffrire come hanno fatto in passato le loro madri.
Kim Longinotto ha frequentato la National Film School di Londra. La sua ampia produzione, incentrata principalmente su problemi sociali, include: Pride of Place (1979), analisi critica del collegio da lei frequentato e Theatre Girls (1980), storia di una casa per donne senza fissa dimora a Londra. Insieme a Claire Hunt, ha firmato la regia di Eat the Kimono (1990), Hidden Faces (1991) e The Good Wife of Tokyo (1992), sulle donne, l'amore ed il matrimonio in Giappone. Con Jano William, ha diretto Dream Girls (1994), Shinjuky Boys (1995) e Gaea Girls (2000), vincitore del premio Gold Hugo per il Migliore Documentario al Festival Internazionale di Chicago. Nel 1998, firma a quattro mani con Ziba Mir Hosseini la regia del pluripremiato Divorce Iranian Style, riprendendo con la telecamera quanto avviene all'interno di un tribunale iraniano specializzato in divorzi. Con Runaway (2001) ha partecipato alla nona edizione del Festival Internazionale Cinema delle Donne di Torino.
The Day I Will Never Forget (2002), da lei recentemente ultimato, ha partecipato, tra gli altri, al Festival del Cinema di Londra, all'IDFA di Amsterdam, dove ha ricevuto il Premio della Giuria, e al Tursak di Istanbul, dov'è stato insignito del Premio per il Miglior Documentario Internazionale.
martedì 11 marzo ore 14,30 - mercoledì 12 marzo ore 20,30 Valentino 2
ANTEPRIMA ITALIANA

LA MO-VIOLA
associazione culturale per la produzione e la diffusione della cultura delle donne e per lo sviluppo della ricerca di un loro linguaggio

FESTIVAL INTERNAZIONALE CINEMA DELLE DONNE
In viaggio con noi
Corso Raffaello, 5 10125 Torino tel e fax +39 011 4407801
www.festivalcinemadelledonne.com

 

Inizio pagina | Home | Archivio  Motori di Ricerca Links  mail

Autorizzazione del Tribunale di Roma n 524/2001 del 4/12/2001 Agenzia di Stampa a periodicità Settimanale