Anno 1 Numero 17-18 Mercoledì 07.08.02 ore 23.45 

 

Direttore Responsabile Guido Donati

 

Si è conclusa la terza edizione di Tonalestate 

Con lo "shalom" in omaggio soprattutto agli ospiti israeliani e palestinesi di Maria Paola Azzali, presidente di Tonalestate, si è conlcusa la terza edizione del convegno internazionale sulla pace dal titolo "Antigone non deve morire". 
L’arriverci alla quarta edizione è stato accompagnato dalla notizia che il convegno potrebbe avere anche una "versione" mediorientale da organizzare sulle zone più martoriate da attentati e attacchi militari. Azzali ha sottolineato il grande e faticoso tentativo di mettere a confronto le opinioni degli intellettuali che vivono e lavorano quotidianamente nelle zone di guerra: Tonalestate è stata quanto meno un’occasione di scambio pacifico di idee. "Soltanto con un’apertura della nostra coscienza – ha concluso la presidente Azzali – possiamo sperare di evitare la condanna a morte di Antigone: Antigone non può morire se e quando la legge iscritta nel cuore non cede alla Ragion di Stato".

 

In mattinata ha parlato anche padre Pittau, esaltando il valore della parola Pace e della pace stessa come dono da chiedere. Ha infatti ricordato che la domanda di pace è presente in tutte le religioni. Per questo motivo vanno lodate tutte le iniziative che cercano un incontro fra le religioni, facendo un chiaro riferimento alle giornate di preghiera di Assisi fermamente volute da Papa Giovanni Paolo II. Padre Pittau ha poi criticato apertamente il concetto di "guerra previa", ovvero di una guerra da scatenare solo a scopi prevenitivi. Alla base della pace ci sono i concetti di dialogo e di libertà, anche fra religioni e se è giusto che vengano erette Moschee nei paesi delle Chiese, altrattanto giusto sarebbe poter edificare Chiese nei paesi delle Moschee. 
Ieri pomeriggio Padre Pierantoni aveva ricordato la sua storia recente del rapimento e del misterioso rilascio, raccontando come nel perdonare i suoi rapitori aveva anch’egli evitato un’Antigone da condannare a morte.  

 

 

"Gli integralisti islamici che mi tenevano prigioniero – ha raccontato il sacerdote italiano rapito a Manila – sapevano di aver infranto le leggi del Corano, sebbene la prima regolai mpone loro il raggiungimento della sopravvivenza e quindi il rispetto di tutte le altre regole. Ed hanno dunque evitato di crearmi altre sofferenze: spesso non mangiavano loro per lasciar mangiare me. Il mio rapimento, per come l’ho vissuto io, è stato frutto di una situazione disperata che si vive all’interno del paese, dove spesso si animano le guerriglie interne pur di giustificare l’esistenza degli apparati militari". 
Don Mazzi – che lo aveva preceduto nella relazione – ha riportato l’attenzione sul valore della famiglia e sui pericoli (droga, alcool, violenze) che possono insidiarsi dietro la crisi dei valori e dietro un appiattimento delle percezioni e delle sensibilità dovuto ad una televisione diseducatrice, ricordando come per arrivare ad una pace internazione si debba partire da una nostra pace interiore.

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