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Anno 1 Numero 21-22 Mercoledì 04.09.02 ore 23.45 

  

Direttore Responsabile Guido Donati

Racconto breve

ELENA

 

di Pasquale Colaps

Arriviamo intorno alle 10 del mattino, lei è sull'uscio che ci saluta.
Un passo indietro. Lasciamo l'Aurelia, iniziamo a dirigerci verso la montagna, sono 50 km di salite e curve, la strada è bellissima, dico a Marina di inserire il cd di Chopin-Pollini, fantastica, la salita è una vertigine, colori e profumi ci colpiscono gli occhi e il naso, e io mi sento felice vicino a lei.
La casa è molto bella, il giardino immenso, questo mi rallegra ancora di più. Ciao come state? ci dice, bene, bene, stiamo molto bene, scusate se non esco dalla porta di casa, ci dice ma capite queste sono scarpette da interni, toccando il terreno, microbi e virus entrerebbero in casa, Marina mi guarda, io guardo lei, che cazzo sta dicendo, ma nulla, non la sentire, ok d'accordo non ascolto.
La osservo è ferma sulla porta, mi sembra un lottatore di Sumo. Ferma su piedi teutonici, su caviglie che sosterrebbero un ponte, la schiena è curva, i gomiti poggiano su cosce cellulitiche, la guardo fisso, la detesto. 
Posiamo le valigie, Elena ci suggerisce di metterle direttamente in camera, si d'accordo ora lo facciamo, no sai, dice lei, è meglio subito, le vostre valigie sono di colore nero, quindi le zanzare tigre, che sono nere viaggiano sopra le valigie, voi non le vedete, e loro entrano in casa, invece cosi sono solo nella vostra camera, si limitano i danni, già è vero rispondo, molto intelligente, da parte tua grazie del suggerimento.
Capisco che qualcosa non quadra. Mi rivolgo a Marina con molta semplicità: che cazzo è successo a tua sorella? È scema, si droga, è esaurita, che cazzo di cazzate dice, ma nulla lascia perdere, non l'ascoltare, fallo per me ti prego, Ninni. (il mio diminutivo, a Marina piace così) decido di farmi un giro in giardino, sento uno sguardo che mi segue, sento anche dei passi nel fogliame, mi giro di scatto, è lei Elena, dimmi, qualcosa non va, domando, no tutto bene, mi risponde, pero volevo dirti, dopo la passeggiata se per favore potresti lasciare le scarpe fuori sul tappetino, sai sull'erba vivono milioni di piccoli insetti poi uno li porta in casa, già è vero non ci avevo pensato, mentre le rispondo sento una vampata di calore, e un dolore di colore rosso che mi attorciglia le budella, calmo devo stare calmo, sono qui per una breve vacanza, questa è casa della mia donna, va tutto bene.
Voi cosa mangiate a pranzo? Ci chiede, rispondiamo che volevamo cucinare pici alla mollica di pane arrostita, crema di acciughe, aglio, prezzemolo, splendido piatto toscano, si buono, ci risponde, però io voglio stare leggera, mi cucino della pasta in bianco, poi magari una fetta di carne al rosmarino, piccola però la fetta, insalata, del formaggio, ho fatto anche il ciambellone, sopra ci metto la cioccolata, sapete la cioccolata non fa male, la frutta, la mangio prima del dolce, o dopo, forse potresti saltarla le dico io, che scherzi ci sono zuccheri fondamentali, si certo ma con un pranzo così, no la frutta non si può saltare, Elena, fai come ti pare interviene Marina.
Marina era tollerante e lapidaria nei suoi interventi al riguardo.
Assaggio un pezzetto di formaggio, scusa, scusa il coltello è quello del pecorino toscano? Si, dico, certo ci taglio il formaggio di fossa, no, mi dice, così si contaminano, ah non avevo pensato a questo.
Ragazze faccio il caffè, dopo il viaggio ci vuole, no, forse e meglio di no, mi dice Elena, perché, io non lo prendo, perché la caffeina fa male, anche nei suoi vapori, forse è meglio che lo prepari dopo che sono andata a fare il riposino, certo non ho pensato ai vapori, in effetti i vapori, anche tu Marina non hai pensato ai vapori.
Marina scusa che cazzo ha tua sorella, è scema? Io non la sopporto, mi guarda in continuazione, per fumare una cazzo di sigaretta, dice che devo allontanarmi dalla casa qualche decina di metri altrimenti, poi il fumo passivo... volevo cucinare del brasato di cinghiale al rosso di Montalcino, lei mi ha suggerito di no, perché il vino cucinando sprigiona nell'aria metanolo, che lei poi respira, lei non può respirare metanolo, non e per cattiveria dice che il metanolo le fa male. Mentre Elena parla, mi scappa un braccio, combinazione la mano era chiusa come se fosse un pugno, anzi è un pugno, sento il morbido delle sue labbra, da quello inferiore esce uno schizzo di sangue, una frazione di secondi e incontro il duro dei denti, il pugno non arresta la sua corsa, sento cedere qualcosa in quella barriera bianca, ne partono tre, due sopra e un sotto, il mio braccio, come quello violento della legge, si ritira, io mi alzo e saluto, grazie il pranzo è stato delizioso.
Il rumore della mia auto è musica.

 


 

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